Olga, musa e sostegno

Omar Sharif e Julie Christie, Jurj e Lara nel celebre film del 1965, diretto da David Lean

Un amore intenso e doloroso, nato in un momento storico complicato, in cui vivere i sentimenti era difficile e, a volte, pericoloso. La vicenda di Boris Pasternak, sullo sfondo delle privazioni e del terrore sovietico, ritorna oggi in “Lara: the untold love story that inspired Doctor Zhivago” di Anna Pasternak (William Collins), la pronipote del grande autore sovietico. Il pretesto, la rivisitazione dell’ultimo amore di Pasternak per Olga Ivinskaya, la donna che lo amò e lo sostenne negli ultimi 15 anni della sua vita, sopportando per lui interrogatori, torture e lavori forzati nei gulag di Taishet e Potma.

Anna Pasternak, pronipote dello scrittore, giornalista e scrittrice, ha deciso di dipanare la ragnatela di affronti e imprecisioni che avvolge la figura di Olga, che la famiglia Pasternak e i discendenti secondo lei hanno preferito ignorare. Sfidando la tradizione di famiglia, Anna racconta una storia diversa, Olga grande amore e sostegno letterario di Pasternak e in parte modello per Lara, l’eroina del romanzo. 

È un’avvincente e triste storia, una meditazione sull’amore, la fedeltà e il perdono. Boris, che si innamorava facilmente, aveva già avuto una prima moglie, Evgenya, lasciata nel 1934 per sposare la seconda Zinaida, quando conobbe Olga nel 1946 nella redazione della rivista letteraria Novy Mir dove lei era redattrice. Lei aveva 34 anni, bionda con tristi occhi azzurri, due volte vedova, con due figli. Lui aveva 56 anni, un famoso poeta e traduttore di Shakespeare, che in un momento in cui tutto era un rischio e gli scrittori venivano senza sosta arrestati ed eliminati dai servizi segreti, poteva curiosamente contare su una scomoda immunità, probabilmente in nome delle sue splendide traduzioni dei poeti georgiani che toccavano la sensibilità di Stalin. «Lui era lì davanti alla mia scrivania – scriverà Olga di quel giorno – l’uomo più generoso del mondo, cui fu dato di parlare a nome delle nuvole, delle stelle e del vento, che trovò parole eterne per la passione dell’uomo e la debolezza della donna». 

Boris Pasternak con Olga Ivinskaya, e sua figlia, Irina, alla fine degli anni ‘50

Olga, pronta a offrire sostegno e ammirazione, riempì subito il vuoto che c’era nell’anima di Boris, ma per il suo amore pagò un duro prezzo. Non potendo colpire Pasternak, divenne lei il bersaglio delle persecuzioni. Fu arrestata la prima volta nel 1949, interrogata e torturata per ottenere informazioni sulle presunte attività spionistiche dell’amante e sul libro sovversivo che stava scrivendo. Durante l’interrogatorio ebbe un aborto, ma fu ugualmente condannata a tre anni di lavori forzati nel gulag di Potma. Fu l’ingiusta persecuzione di Olga a spingere Boris a trasferire il suo amore e il senso di colpa nel Dottor Zivago, di cui scrisse la seconda parte nonostante un infarto lo costringesse a lasciare Mosca. 

Olga negli anni giovanili

Quando Olga fu liberata si trasferì in una casetta vicina e Boris continuò la sua vita sempre in bilico tra Olga e Zinaida, in uno stato di continuo tormento, proprio come Jurij, il dottor Zivago, diviso tra Lara e la moglie Tonya. Ma per Boris, incapace di un sentimento felice “l’amore doveva essere tormento e tortura”. Rifiutò sempre di sposare Olga, la quale avrebbe potuto godere della protezione del suo nome.

Olga ha amato Pasternak con passione e lo ha sostenuto senza remore nonostante le conseguenze tragiche che ha dovuto subire. Boris, d’altra parte, ha amato Olga lottando con la propria coscienza, incapace di compiere una scelta e lasciare la moglie, nonostante la loro relazione durasse da più di 15 anni. La loro storia, insieme al romanzo “Il Dottor Zivago”, rimane un simbolo della resistenza alla dittatura sovietica e un’ispirazione per coloro che credono nell’amore come forza motrice dell’umanità. L’amore viene concepito da Pasternak come un dono, una rivelazione, capace di elevare due esseri al di là della loro “concretezza terrena”: respirano un alito d’eternità.

Jurij Zivago si fa incarnazione stessa del suo autore-creatore: anche lui, proprio come Pasternak, sotto le semplici vesti di uomo comune nasconde la fiamma di uno spirito indomabile. Le poesie finali, poste come appendice de “Il dottor Zivago”, non solo ripercorrono le tappe esistenziali del protagonista ma rappresentano anche la biografia spirituale di Boris Pasternak. Le poesie narrano la natura nel suo incanto sospeso e congelato, la solitudine dell’intellettuale, la rivoluzione, ma soprattutto sono poesie d’amore: la passione occupa una parte preponderante nella produzione lirica di Pasternak, proprio come in quella narrativa, le due scritture sembrano procedere in parallelo. Nelle sue liriche lo scrittore russo narra l’amore spirituale, costruito sulla reciproca intesa e l’amore carnale dello slancio dei corpi. Viene espresso lo stesso dissidio provato da Zivago nel corso del romanzo: la frattura tra matrimonio e passione, tra amore vero e amore socialmente accettato, la distinzione sottile tra l’innamorarsi e il voler bene.

L’«anti sovietico» Dottor Zivago fu subito osteggiato dalle autorità sovietiche e solo grazie alla determinazione di Boris fu contrabbandato fuori dalla Russia e pubblicato in Italia da Feltrinelli nel 1957. Inizia da lì, da quello che sarà un successo internazionale e varrà il premio Nobel per la letteratura al suo autore tutto l’«affare Pasternak» che alla sua morte, nel 1960, porterà al secondo arresto di Olga. 

Interrogata alla Lubjanka e accusata di avere partecipato alla stesura del romanzo (fra le prove una dedica appassionata di Boris), fu condannata ai lavori forzati in Siberia. Olga racconta la propria versione degli eventi nelle sue memorie “A captive of time” (Prigioniera del tempo). Liberata nel 1964, si spense a 83 anni a Mosca, dopo aver finalmente visto la pubblicazione del Dottor Zivago in Russia nel 1988. 

Le sue ultime lettere furono scritte a Boris Eltsin per richiedere la restituzione della corrispondenza di Pasternak confiscata dal Kgb dopo il suo arresto. Inutilmente.

Il libro di Anna, pronipote di Boris
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Pubblicato da Mariavittoria Keller

Ha un’innata passione per la scrittura che cerca di declinare sia dal punto di vista professionale (ideazione di testi promozionali, contenuti web, corsi creativi) che artistico (performance mulltimediali, esposizioni, reading…) conciliandola con tutto ciò che è espressione dell’animo umano. Non ama parlare di sé se non attraverso quello che scrive: “Mi sono sempre descritta come una persona fragile. Timida, silenziosa, sognatrice. Un'osservatrice attenta della realtà e una appassionata visitatrice di sogni. Scrivo per provare a fermare in un attimo le emozioni, per riviverle, per regalarle a chi avrà la cura di dedicarci uno sguardo. Perchè credo fortemente che il valore delle cose sia svelato nei dettagli e nel tempo che sappiamo concedere. Così mi incaglio spesso nei giorni, troppo veloci e spesso disattenti verso chi preferisce stare in disparte. Amo la natura selvaggia, libera, perchè sento di esserlo anch'io. Gusto le cose semplici, che sorridono, che condivido con poche, pochissime preziose persone. Credo nell'Amore come sentimento Universale, anche se ho ancora qualche difficoltà con il sentimento, quando mi guarda. Amo il raccoglimento, la lettura e la musica, non ho paura della solitudine quando non è imposta, ma è una scelta. Vivo imparando, non dimenticando che la felicità è negli occhi di chi guarda”. Info: vikyx79@gmail.com