
La guerra ha caratterizzato tutta la nostra evoluzione, fino a oggi. Immaginate dei piccoli ominidi, caratterizzati – da un lato – dall’incredibile capacità di fare gruppo, essere solidali, prendersi cura degli altri, aiutarsi, amarsi. Senza quella che chiameremmo oggi “rete sociale”, i nostri antenati non sarebbero mai riusciti a sopravvivere su un pianeta pieno di insidie e pericoli come la terra.
Ora, immaginate gli stessi ominidi, ma con atteggiamenti diversi. Si preparano per attaccare, distruggono, urlano, mostrano i canini, lanciano, scuoiano, stuprano, uccidono con una ferocia inarrestabile. È talmente importante questa parte delle loro attività quotidiane, che gli utensili rudimentali che usano per procurare a sé stessi e al proprio gruppo da mangiare, vengono utilizzati anche per ferire e sopraffare.
Per tutto il cammino dell’evoluzione, quella capacità di pensare e creare utensili utili alla vita è andata in parallelo con la capacità di pensare e creare utensili destinati a procurare la morte dei propri simili.
Con Homo sapiens, questa doppia natura della nostra specie è andata affinandosi sempre di più. Da una parte, per esempio, la ruota è servita per aiutare chi non poteva deambulare a muoversi nello spazio, dall’altra per creare carri armati: uno stesso principio per scopi opposti. E così è stato per il fuoco, per la macchina a vapore, per la carta a stampa, per l’energia atomica, per gli algoritmi e per l’intelligenza artificiale.
Oggi i nostri strumenti di vita e di morte sono più efficaci e distruttivi di qualsiasi altro periodo storico. E noi, che ominidi non siamo più, continuiamo ad essere al contempo pacifici e guerrafondai, vittime e carnefici, amorevoli e pieni di odio. Ci chiediamo: “Siamo buoni o cattivi?” Entrambe queste “nature” abitano la nostra specie.
Eppure, anche se siamo relativamente giovani per la vita su questo pianeta – che è molto più vecchio di noi – abbiamo maturato abbastanza esperienza storica per dire una cosa. Non possiamo nasconderci dietro alla nostra “natura”. Di naturale non c’è quasi nulla nel modo in cui viviamo oggi: non ci nutriamo naturalmente, né seguiamo necessariamente “la natura” per riprodurci. I nostri linguaggi non sono “naturali”, ma ci appoggiamo costantemente a degli strumenti che fanno da mediatori tra noi e la realtà che ci circonda.
Alla luce di questo, possiamo decidere di smettere di oscillare verso la guerra. Siamo infatti ormai consapevoli che le guerre contemporanee non possono che essere guerre globali, che implicano non solo distruzione di massa, ma distruzione tout court, su scala planetaria. Ci siamo evoluti al punto da poterci staccare da molte delle procedure “naturali” con cui abbiamo vissuto e ci siamo riprodotti. Non resta che disinnescare anche le nostre insite inclinazioni belliche.