Rovereto | 30 agosto – 7 settembre 2024
Oriente Occidente 44 prende il via, per una nove giorni di spettacoli, approfondimenti, dialogo e condivisione. Durante l’estate sono arrivati importanti riconoscimenti. Oriente Occidente è rappresentato nel consiglio direttivo di Federculture e nel consiglio di amministrazione dell’Azienda per il Turismo Rovereto Vallagarina e Monte Baldo attraverso il Presidente Paolo Baldessari. Il Festival è stato selezionato come buona pratica per la sostenibilità ambientale per una ricerca condotta da Fondazione Fitzcarraldo. Il presidente Baldessari: «Stiamo lavorando nella giusta direzione: Oriente Occidente è g-local».
L’estate 2024 è stata un periodo di grandi riconoscimenti per Oriente Occidente.
Dal mese di luglio infatti Oriente Occidente è rappresentato nel consiglio direttivo di Federculture e nel consiglio di amministrazione dell’Azienda per il Turismo Rovereto Vallagarina e Monte Baldo attraverso il Presidente Paolo Baldessari.
Federculture, realtà nata nel 1997 e che oggi rappresenta le più importanti imprese culturali del Paese, molte di esse vere e proprie eccellenze anche a livello europeo, insieme a Regioni, Province, Comuni, e tutti i soggetti pubblici e privati impegnati nella gestione dei servizi legati alla cultura. Attiva nella promozione della cultura e della sua accessibilità come segno di risorsa per la crescita sociale ed economica, Federculture sostiene la valorizzazione del patrimonio e delle attività culturali per contribuire a orientare lo sviluppo locale.
Sono questi valori che Oriente Occidente condivide pienamente e di cui si sente rappresentante e portavoce anche sul territorio locale. Commenta Paolo Baldessari: «Sono felice di questo incarico e non lo vivo come un risultato personale, ma come un riconoscimento di Oriente Occidente e di una comunità che si è guadagnata autorevolezza grazie a professionalità, competenze e capacità di relazione».
Con lo stesso spirito, il presidente Baldessari ha accolto il nuovo incarico nel consiglio di amministrazione dell’Azienda per il Turismo Rovereto Vallagarina e Monte Baldo: «Credo che Oriente Occidente stia lavorando nella giusta direzione – prosegue il presidente – sentiamo di poter dare il nostro contributo sia sul piano nazionale che su quello locale: la dimensione g-local è quella che perseguiamo da sempre. Abbiamo radici profonde nel territorio roveretano e trentino, pensiamo di poter portare un contributo che arriva proprio da qui su un piano nazionale e ci interessa il mondo».
Una grande soddisfazione per l’impegno della governance e dello staff sui temi della sostenibilità arriva infine dalla notizia che Oriente Occidente è stato selezionato come uno dei Festival europei più sostenibili e per questo farà parte di una ricerca sulle buone pratiche nel settore eventi culturali condotta da Fondazione Fitzcarraldo, importante istituzione che dal 1999 lavora per innovare politiche, pratiche e processi culturali e creativi.
Ad aprire la 44esima edizione di Oriente Occidente Dance Festival anche la sindaca di Rovereto Giulia Robol: «Rovereto è da sempre una città aperta al nuovo, che ha ospitato e ospita voci internazionali – ha detto la sindaca -. Oriente Occidente è uno tra i migliori esempi di ciò che Rovereto rappresenta e che rappresenta Rovereto oltre la città, ma riempiendola di arte, superando il solo spazio teatrale e vivendola pienamente. La cultura – ha concluso Robol – può essere il giusto strumento per il dialogo».
FESTIVAL OPENING
Oggi 29 agosto alle ore 19 in Piazza Urban City, l’opening del Festival con l’hip hop e la street dance della compagnia di Amala Dianor. In programma per l’apertura della programmazione teatrale, gli interpreti di Amala Dianor non potevano non esibirsi nello spazio urbano.
La scelta di aprire il Festival in uno spazio discusso come quello della piazza a metà di Corso Rosmini è una scelta che sottolinea il ruolo che Oriente Occidente come realtà culturale sente di avere, ovvero quello di rappresentare un presidio per la città che, attraverso l’arte e la creatività garantisce anche una città sicura e accogliente per tutti e tutte.
A conclusione del breve pezzo portato in scena dalla compagnia, Oriente Occidente Dance Festival prenderà il via con un aperitivo e un brindisi analcolico: «Anche in questo caso – spiega Anna Consolati, direttrice generale – si tratta di una scelta di campo: presidiare uno spazio come la Piazza dell’Urban City significa provare a esserci nei modi adeguati, fare prevenzione, coinvolgere l’intera città in un processo di consapevolezza e di presa di cura della città, per la città. Siamo molto soddisfatti di aver potuto condividere una scelta di questo tipo anche con uno dei nostri main sponsor, Rotari. Una partnership, quella con Rotari, che rende evidente come alcune relazioni di sponsorship si fondino su una condivisione di valori prima di tutto. Questa rimane la nostra priorità».
44° ORIENTE OCCIDENTE DANCE FESTIVAL
L’ultimo capitolo di Mediterranei non poteva che concentrarsi su ciò che attraversa e rende complesso questo spazio plurale, da sempre teatro di fiorenti incontri da un lato e di violenti scontri dall’altro. Le relazioni che si intrecciano in quello che nei nostri planisferi è posto al centro del mondo sono il focus su cui si è concentrata la programmazione del 44° Oriente Occidente Dance Festival, che non si sottrae ad affrontare i grandi temi di attualità e ancora una volta si rivolge all’Arte e agli artisti, alla loro capacità di abitare i confini, di proporre nuove visioni, di trovare nuove narrazioni.
Oriente Occidente, in scena a Rovereto tra il 30 agosto e il 7 settembre prossimi, anche quest’anno si nutre di pluralità e lascia spazio alla contraddizione, interrogandosi su temi come identità, appartenenza, riconoscimento, rappresentazione, voglia di riscatto, nuove utopie, mettendo in discussione i punti cardinali, il senso di centro e di marginalità, andando alla ricerca di quali relazioni oggi determinano gli equilibri. Esistono ancora un Nord e un Sud del mondo? Cosa significa oggi Occidente? Cosa rimane di queste definizioni? In un contesto in cui dividere le mappe in quattro parti appare riduttivo, quanto ancora sono impari le relazioni tra questi poli? Se disparità e diseguaglianze nella distribuzione delle risorse sono innegabili, provando a decolonizzare lo sguardo, quanta cultura, danza, arte, moda, tendenze, musica arriva da lontano subendo spesso processi di appropriazione?
«La programmazione artistica come sempre unisce etica ed estetica – spiega Lanfranco Cis, direttore artistico – invitando a decolonizzare lo sguardo sul mondo. Teoria e pratica del dialogo si uniscono nello spazio del narrare e crediamo che la cultura, la danza, l’arte e la musica possano offrire proprio il giusto spazio per avviare pratiche di ecologia ambientale e sociale per riuscire a fare pace con la Terra».
Prospettive inedite arrivano anche grazie alla collaborazione con Asia-Europe Foundation (ASEF) che presenta per la prima volta in Italia Asia-Europe Cultural Festival, un “festival nel festival” che tesse relazioni tra Asia ed Europa attraverso la cultura. Tra le proposte di questa sezione The Rite of Spring di Seeta Patel, la tradizionale Sagra della Primavera di Igor Stravinsky in una rilettura in chiave Bharatanātyam, danza classica tra le più diffuse in India.
Protagonista è la danza internazionale di grandi coreografi e coreografe come Amala Dianor, presente alla conferenza stampa di apertura per raccontare qualcosa in più dello spettacolo in scena domani sera: «Dub unisce la danza di strada al teatro, ho voluto riconnettermi al mondo underground da cui vengo – ha raccontato Dianor – e così ho preso il tempo durante un tour di andare nelle strade nelle città e vedere i giovani che urban dance danzano ora nel mondo. Li ho invitati a venire sul palco di un teatro, raccontare se stessi e dialogare. La sfida è stata unire teatro e street dance, linguaggi diversi, generazioni».
Torna Sidi Larbi Cherkaoui, in prima nazionale c’è il primo lavoro corale di Leïla Ka, per la prima volta in Italia arriva Thomas Lebrun, che dopo un periodo di ricerca sul campo rappresenta sul palco la comunità Muxes del Messico, considerata emblematica di un vero e proprio terzo genere. Torna anche Dorothée Munyaneza, coreografa di origini ruandesi di base in Francia, con il debutto di umuko, un lavoro con cui va alla ricerca delle sue origini con giovani artisti. Lo spettacolo è accompagnato da un’intera giornata dedicata al Ruanda 30 anni dopo il genocidio del 1994. Anche la scena contemporanea italiana è protagonista con artisti, artiste e compagnie come Carlo Massari, Compagnia Abbondanza/Bertoni e Aristide Rontini, coreografo sostenuto dal progetto Europe Beyond Access, che invitano a scoprire opere molto diverse tra loro, ma legate dalla necessità di approfondire le dinamiche sociali contemporanee.
Il Festival nella sua sezione OFF occupa spazi non teatrali e si incontrerà come sempre tra le piazze e i musei della città. Mescola danza e circo Piergiorgio Milano in Fortuna per raccontare la storia di un naufragio al contrario. D.Arte, nasce dalla relazione tra il Festival e il Museo che diventa da spazio espositivo a performativo grazie agli interventi di Lucrezia Gabrieli, Francesca Bertolini, Sebastiano Moltrer e Morgana Furlani. A riempire gli spazi del Mart anche la musica, con Bridge di Siong Leng e Tempo Reale, che combina l’elettronica contemporanea con la musica popolare cinese Nanyin, e la chiusura del Festival, con il concerto della band Pacha Kama, che trasformerà il Giardino delle Sculture una dancehall per una festa latina.
Un ciclo di conferenze e talk arricchisce la proposta culturale del Festival, esplorando le stesse tematiche affrontate in scena. La rassegna Linguaggi si concentra sulle relazioni anche come scelta di metodo oltre che di contenuto, presentando sette incontri in forma di dialogo tra ospiti con esperienze e punti di vista diversi come Nello Scavo, Jennifer Guerra, Fabrizio Maronta, Lina Simons.
Per la prima volta in Italia, a celebrare la diversità di Europa e Asia promuovendo dialogo e scambio tra i continenti attraverso l’arte, arriva a Rovereto l’Asia-Europe Cultural Festival (AECFest). Ideato e realizzato da Asia-Europe Foundation (ASEF) dal 2018 con il finanziamento dell’Unione Europea, il Festival mette in mostra le migliori pratiche artistiche contemporanee, coinvolgendo in questa edizione artisti e artiste da Cina, Germania, India, Indonesia, Italia, Filippine, Singapore, Regno Unito e Vietnam. L’approccio curatoriale sottolinea l’importanza delle collaborazioni tra artisti asiatici ed europei, il significato della conservazione del patrimonio culturale immateriale e la necessità di mantenere un equilibrio tra pratiche contemporanee e tradizionali. Grazie alla sua natura itinerante, che lo porta ogni anno in un paese diverso alternandosi tra Asia ed Europa, il festival coinvolge le comunità locali di numerose nazioni.
Quella tra ASEF e Oriente Occidente è una convergenza di valori che fa sì che la proposta culturale si intrecci perfettamente, con l’intento di celebrare la diversità della creatività umana, stimolando il dialogo e creando connessioni che superano i confini geografici.
Spiega Valentina Riccardi, direttrice del dipartimento Cultura ASEF: «Siamo lieti di collaborare con un festival prestigioso come Oriente Occidente, che, come l’ASEF, sostiene e condivide la necessità di dare voce a nuove espressioni artistiche e promuovere scambi più equi ed inclusivi. All’ASEF crediamo nel potere dello scambio culturale per unire diverse prospettive e promuovere una comprensione reciproca. La nostra collaborazione con Oriente Occidente – conclude – è una testimonianza del nostro impegno condiviso a creare un dialogo significativo tra Asia ed Europa. Attraverso questa partnership, miriamo a dare vita ad espressioni artistiche innovative e a promuovere una più profonda conoscenza del ricco patrimonio culturale che unisce i due continenti».
DUB, AMALA DIANOR SPETTACOLO MANIFESTO DEL 44° ORIENTE OCCIDENTE
Coreografo, danzatore e visual artist franco-senegalese Amala Dianor arriva per la prima volta a Rovereto per l’apertura del 44esimo Oriente Occidente, portando sul palco del Teatro Zandonai uno spettacolo che racchiude l’essenza di questa edizione.
Sul palco undici performer appartenenti alla GenZ delle danze urbane e “social”, originari di ogni parte del mondo, che Amala Dianor ha incontrato tra Los Angeles e i Balcati, tra Londra, Calcutta e il Burkina Faso invitandoli a salire sul palco e interpretare sé stessi.
Lo stesso Dianor ha origine artisticamente come autodidatta nell’hip hop, movimento nato negli anni Settanta come espressione controculturale afroamericana nel Bronx negli anni Settanta e poi diffuso nel mondo intero con l’ispirazione della protesta sociale giovanile, la creazione di una nuova estetica e la rivendicazione di nuove identità multiple.
Il titolo del pezzo, DUB si riferisce al metodo su cui si basa il dubbing instrumental, la trasformazione attraverso effetti, variazioni, riproposizioni incrociate di una partitura preesistente. Un concetto che Amala Dianor trasla sulla scena raccontando il potere della trasformazione verso nuove forme, facendo affiorare le radici attraverso un movimento liberamente ibridato di culture.
In scena si crea un’utopia coreografica, uno spaccato di situazioni underground del mondo, dove la danza urbana vive quotidianamente nei corpi di chi la pratica; vive nella sfida verso sé stessi, nella ricerca di nuove abilità e virtuosismi, incanala la rabbia in pacifiche competizioni, cerca nuove soluzioni estetiche. Il tutto sostenuto dal suono live di Awir Leon, un tempo danzatore con Dianor, oggi cantante, compositore e dj, e dalla impattante scenografia progettata dall’artista visivo Grégoire Korganow, che rimanda alle finestre nei palazzi nelle periferie delle città dalla quale guardare la quotidianità delle persone, ma anche ai feed Instagram dove dai riquadri emergono pezzi di vita e di danza.