Orso: il racconto di un’avventura

Comunità alpine e orsi, e anche Trentino e orsi (e predatori… e tanto altro): ne parla un libro importante, pubblicato da poche settimane. Il titolo è “Un uomo tra gli orsi. Il racconto di un’avventura sulle Alpi” (Ediciclo editore),” e lo ha scritto lo zoologo Andrea Mustoni. Si tratta di un libro, ponderato ma anche ricco di emozioni, che attinge ai diari d’epoca dell’autore, e che potrebbe diventare strumento e occasione per un dibattito migliore e più maturo, circa il tema del nostro rapporto con la biodiversità e con i predatori. 

Andrea Mustoni, milanese di nascita, trentino e rendenero di adozione, è stato un grande protagonista del ritorno dei plantigradi in Trentino, essendo stato l’allora giovane coordinatore dell’ambizioso (e senza paragonabili precedenti) progetto di reintroduzione degli orsi bruni nelle Alpi Centrali (Life Ursus, 1996-2004). L’autore è oggi responsabile scientifico al Parco naturale provinciale Adamello-Brenta. Corredano le pagine del volume, rendendo l’orso anche visivamente una presenza desiderata e amabile, i bei disegni di Massimo Vettorazzi, disegnatore-naturalista e autore di intensi video realizzati con fototrappole, impegnato per la tutela della natura.

12 maggio 2002. Il rilascio di Maja, una bellissima femmina di 5 anni. Sei anni dopo avrei chiamato con lo stesso nome il mio inseparabile cane. Maja con la J, non Maya con la Y: una puntualizzazione “importante” perché il nome dell’orsa e del mio cane vorrei ricordasse la Slovenia, non il Sud America
È strano, ma ogni orso ha delle caratteristiche che sembrano quasi renderlo unico e riconoscibile rispetto agli altri conspecifici… forse è anche questa caratteristica che ci avvicina emotivamente a questo animale

Il volume racconta, a più di vent’anni di distanza, l’avventura personale e “sociale” del naturalista, dell’uomo, del professionista e di un gruppo di lavoro (dote preziosa di Mustoni: valorizzare chi lavora con lui, valorizzare la coesione professionale). 

Contiene anche importanti spunti di riflessione per la comunità trentina e alpina, nonché, ca va sans dire, per la politica trentina e regionale. Chissà se esse li sapranno cogliere. Sono due i capitoli dedicati all’inquadramento storico e di contesto socio-politico e culturale della nascita del progetto e del filone di idee a favore del parco e della tutela degli orsi nella storia locale e regionale. Una sezione è dedicata anche al rapporto con i media, la cui pressione, vissuta per anni, Mustoni definisce “una sorta di rumore di fondo, capace di mandare in confusione chiunque”.

Il libro valorizza innanzitutto la rilevanza ecologica, ma soprattutto culturale e sociale, del progetto realizzato per far tornare una popolazione ursina vitale nelle Alpi centrali (e già qui, attenzione al riferimento geografico, che ci porta fuori dal diffuso rischio del solipsismo trentino-centrico). Lo fa rispettando tutti i punti di vista, anche dei contrari o di chi ha paure (da cambiare magari con l’informazione). Il suo amore e rispetto per i plantigradi emana da ogni pagina, tanto quanto il senso di equilibrio rispetto alle posizioni sul tema e il grande senso civico dell’uomo e cittadino Mustoni. 

Lo zoologo ci porta anche dentro la complessità e le opportunità di realizzare un progetto europeo e ci fa capire quanto questo renda importante dare un senso positivo alle relazioni fra paesi, fra professionisti di enti pubblici diversi, perché la natura e la sua gestione non han confini, ovviamente.

Nel testo l’autore indica quindi alcuni problemi fondamentali che ancora oggi rendono critico il rapporto fra la popolazione trentina (e alto-atesina, oltre confine provinciale) e i plantigradi. 

Nella locanda di Masun anche i dolci vengono abbelliti con le impronte degli orsi. Un “buon modo” per impararne la forma! A sinistra l’impronta di una zampa anteriore, a destra di una posteriore, più simile ad un piede umano
19 agosto 2015. C’è un orso che mi osserva… è nel bosco a non più di venti metri da me e non ha l’aria amichevole. É davanti a casa mia; dopo tanta fatica fatta a seguire la reintroduzione degli orsi, l’idea di poter condividere con loro le “mie” montagne è un’emozione fine, intensa e piacevole

Il primo tema critico che l’autore ci ricorda è il ritardo dell’approvazione e la sostanziale non applicazione del Piano di Comunicazione del progetto (finito formalmente nel 2004, ma che doveva diventare una gestione durevole della specie in modo strutturato: così non è stato). Andrea Mustoni mi ha confermato negli anni in diverse conversazioni e interviste, quanto sia importante secondo lui comunicare bene (con precisione e coerenza) su orsi (e lupi, e predatori e carnivori in generale). Il secondo problema che Mustoni espone nel libro è la sottrazione della gestione di questa specie, che è nel logo stesso dell’Ente, alle mani del Parco Adamello-Brenta, non appena terminato il progetto europeo, per spostarla alla Provincia, centralizzando scelte e relazioni. Il risultato di tale mossa, secondo gli ambientalisti, è criticabile. “L’era dell’inclusione era finita – scrive, amaro, Mustoni. Ma che il lavoro svolto tra il 1998 e il 2004 sia stato di eccellenza, rimarrà nella storia”.

Mustoni parla, infine, esplicitamente di “ambiguità gestionale senza precedenti”, che “tollera” (poco e male) l’orso anziché promuovere una seria coesistenza e una corretta gestione, fondata su scienza e onestà intellettuale. L’autore cita quindi anche il dramma del bracconaggio contro gli orsi, che a suo parere scaturisce in parte da quella ambiguità.

Lo zoologo infine indica anche un problema serio e sottovalutato di carattere tecnico-scientifico: l’impoverimento genetico della popolazione di orsi sulle Alpi centrali, basata su due soli originari maschi riproduttori e 5 femmine riproduttrici. Servirebbero nuove introduzioni ma la politica non affronta il problema, vedendo questo punto come un tabù.

Scrive l’autore alla fine del volume “La sopravvivenza dell’orso bruno sulle Alpi Centrali è legata all’habitat politico”, non solo biologico. La natura offre ancora vasti spazi per la presenza dell’orso, ma dobbiamo trovare un equilibrio”.

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Pubblicato da Maddalena Di Tolla Deflorian

Nata a Bolzano, vive sull’altopiano della Vigolana (Trento). Ha una formazione in ingegneria, geografia, scienze naturali. È educatrice, interprete ambientale, giornalista. Collabora con la RAI di Trento e varie testate. La sua attività si focalizza in particolare su biodiversità, etica fra specie, ricerca scientifica. Ha seguito con varie associazioni ambientaliste alcune significative vertenze ambientali. E’ stata presidente di Legambiente Trento, delegata della Lipu Trento, oggi è referente di Acl Trento, occupandosi di randagismo e canili. Ha contribuito a fondare e gestire il canile, il gattile, il Centro Recupero Avifauna di Trento. Ha preso parte al salvataggio dei 2600 cani di Green Hill. Ha maturato una profonda esperienza giornalistica e di advocacy nelle vicende legate a gestione del territorio alpino e conservazione della biodiversità. Con il fotografo Daniele Lita ha firmato il libro “Fango”, sul disastro di Campolongo (Tn), per Montura Editing. Ha curato la ricerca giornalistica per la mostra “Chernobyl, vent’anni dopo” (Trento, 2006).