“Pace” è una parola usata fin troppo, come amore e libertà. Ma cosa significa “pace”? Ci sono tante sfumature e interpretazioni, e non basta “assenza di conflitto”. La radice indo europea è pak o pag da cui in latino pax, e parole come pattuire, fissare, pagare. Pace richiama quindi il concetto di stabilire un patto in cui tutti si possano dire soddisfatti, stabilire un equilibrio tra le parti, creare un clima sereno per tutti. Se una parte subisce un’ingiustizia, non è soddisfatta, la pace viene messa in discussione. Così è pure quando una parte vuole sopraffare l’altra, facendo saltare l’accordo.
Cosa significa “Pace” tra nazioni e società
Ho cercato di approfondire il significato di pace quando a Venezia nel 2017 ho ricevuto il Leone d’Oro per la Pace e ne ho sentito il peso della responsabilità. La pace tra stati e popoli è la condizione fondamentale per creare un benessere per tutti. Nella storia antica e nella filosofia si trovano spunti molto interessanti. Il Mahatma Gandhi la lega alla verità e alla non-violenza. La pace tra i popoli non è una condizione stabile, è piuttosto un “patto” che è come un giardino, da custodire e coltivare costantemente. La pace tra i popoli non è solo assenza di guerra, è la condizione, il patto, per cui tutte le parti possano vivere dignitosamente. Con Donne di Fede per la Pace cerchiamo di promuovere il dialogo tra le donne in aree di conflitto, creando sorellanza e progetti concreti comuni.
Cosa significa “Pace” per le religioni
Ho sperimentato il senso di pace e religioni in un battello sul lago di Costanza, dove 800 persone di tutte le religioni erano riunite per l’Assemblea mondiale di Religions for Peace sotto la guida della prof. Azza Karam, donna di pace. Ogni interpretazione personale o rivendicazione di sorta svanivano nell’armonia creatasi sulla nave. E le parole assumevano un significato profondo.
Shanti, la pace degli induisti, era cantata dal guru a poppa. Il Nirvana era negli occhi del monaco buddista mentre sorrideva sul ponte. Le donne ebree e il rabbino parlavano del giaguaro che vivrà insieme all’agnello con il loro Shalom. Pax era la scritta al collo del Pope cristiano ortodosso. Lo sceicco sufi ci spiegava la radice di Islam, slm, appunto “pace”.
La “Pace” nella comunità e in famiglia
Passando dai massimi sistemi alla vita concreta di tutti noi, dobbiamo far calare la parola “pace” nella nostra vita quotidiana e quindi nella comunità in cui viviamo e nella famiglia. Può essere un percorso molto complicato e qui dipende dalla storia personale di ognuno. La pace nella propria comunità trova mille ostacoli. Quindi cercare di costruirla a partire da patti che soddisfano le parti, è fondamentale. Vuoi mettere il benessere che si sperimenta dall’andare d’accordo con i vicini di casa?
In famiglia le cose si fanno ancora più difficili. Ogni famiglia è una storia a sé. Posso solo suggerire la via della giustizia, del perdono e della non violenza. Quindi facciamo nostra la capacità di lasciar andare e di gioire dei momenti di pace. Chi poi è fortunato, e ha una famiglia meravigliosa che sa vivere in pace, può contare su una forza indicibile.
La “Pace” del cuore
La via della “pace del cuore” è comune a molti percorsi religiosi e di mindfulness. È la via necessaria per vivere bene. Non credo esista una situazione permanente di “pace del cuore”. Ci sono piuttosto percorsi diversi, con modalità diverse per raggiungere la stessa vetta. A seguire sono segnate solo alcune considerazioni molto stringate: vale sempre la pena impegnarsi su un cammino per far crescere e custodire la “pace del cuore”; la “pace del cuore” non è un punto di arrivo, ma un percorso dinamico che ci accompagna tutta la vita; non dobbiamo aspettare di avere la “pace del cuore” per cercare di praticare la pace in famiglia, comunità, popoli e nazioni.
Cosa significa “Pace”: i miei maestri di pace
La figura del maestro mi è sempre piaciuta, forse in ricordo di mio nonno, il maestro Perini. Il mio primo maestro di pace è stato lo Sheikh Abdul Aziz Bukhari, un maestro sufi Naqsabandi che abitava sulla Via Dolora a Gerusalemme. Mi ha insegnato ad amare la pace e a guardare al “nemico” non come ostacolo, ma come occasione di crescita. Aveva fondato i Jerusalem Peacemakers, portava i gruppi mussulmani al Museo dell’Olocausto, organizzava marce di giovani per la non violenza. Guardava al “nemico” con occhi dolci e profondi, di quelli che ricoprono d’amore, come quella goccia che ad ogni respiro scalfisce il cuore incidendo “Dio è amore”.
Una vera maestra di pace per me è la dottoressa Alganesh Fessah, in prima linea per la liberazione di profughi rapiti, e in molte situazioni pericolose. La sua determinazione va oltre ogni immaginazione, raggiunge sempre ciò che vuole. La sua ONG si chiama Gandhi, e a Gandhi si ispira per camminare nel mondo. Alganesh mi insegna ogni volta a saper vedere l’amore prima delle posizioni ideologiche, a non avere confini e barriere interiori, a praticare la pace sulla verità, non su sorrisi di comodi.
Azza Karam è una donna profonda, professoressa universitaria, fondatrice di Lead Integrity, consulente per il dialogo tra le religioni e la pace, attivista a tutto campo. Lei porta la pace a un livello più profondo, razionale e spirituale insieme. La sua grinta e la determinazione sono da esempio per molte donne in prima linea. Concludo con il dottor Carlo Spagnolli (foto sopra), maestro di pace. Nei suoi 40 anni in Africa ha curato le ferite delle armi da guerra, ha curato le vittime delle mine, ha curato i cuori. Il suo impegno non era solo in campo medico; con la sua immensa cultura di pace, portava consigli e visioni a persone in tutto il mondo.
In definitiva, non cediamo alla logica delle armi. Coltiviamo la pace come l’orto più bello e vitale!