Per noi è la “pappa”, per lui una preda

Quando ci accingiamo a preparare il pasto della giornata al nostro cane, si tratti di cibo già predisposto o di una dieta “casalinga”, dovremmo considerare come la “pappa” rappresenti per lui ben di più che una certa quantità di alimento da ingerire nel più breve tempo possibile. Da carnivoro e predatore, infatti, egli osserva ciò che si trova dinanzi come una “preda” già sezionata e sminuzzata. Una situazione pressoché impossibile in Natura, posto che il suo antenato ancestrale, il lupo, dedica molto tempo alla ricerca degli animali da cacciare, inseguire, bloccare e, per l’appunto, uccidere; infatti, solo a seguito di queste numerose e complicate fasi, il branco si concentra sull’ingestione di quanto ottenuto, quasi si trattasse di un “premio”. Tutta la vita di un predatore si svolge sull’asse di assunzione e dispersione dell’energia metabolica, ottenendo così un equilibrio tra “in put” e “out put”.

Al contrario, il nostro amico sembra omettere la prima parte, quella della caccia, trasferendosi subito alla seconda funzione, riferita al masticare e ingerire. Insomma, è come se mancasse un “pezzo” e questa carenza può condurre a problematiche di gestione di non poco conto, quali l’iperattività, l’alta reattività e la possessività. Eppure, una soluzione c’è; essa si riferisce al simulare meglio possibile l’azione predatoria, evitando di utilizzare la tipica ciotola e dividendo la razione in piccole porzioni da conquistare con abilità e fatica.

Ogni pasto giornaliero dovrebbe essere suddiviso in quattro parti uguali; una di esse può essere impiegata per lo svolgimento di esercizi il cui premio consiste proprio nel ricevere quella percentuale di cibo, e ciò secondo la legge del “tu per me e io per te”. Soddisfatta la parte cognitiva, possiamo passare all’altro momento cruciale, quello dell’inseguimento; esistono apposite palle “labirinto” all’interno delle quali può essere introdotta una certa quantità di cibo secco. Muovendo con muso e zampe questa sfera in plastica o gomma dura, quanto inserito uscirà progressivamente, permettendone l’assimilazione. Subito di seguito, in giochi simili ad apertura elevata andremo a mettervi altro cibo pronto all’uso, consentendo, per l’estrazione, di usare bocca, lingua e denti. Infine, per chiudere in bellezza, posizioneremo la rimanenza sul pavimento, garantendo una conclusiva attività olfattiva.

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Pubblicato da Stefano Margheri

Mi hanno detto, e penso di ricordarlo, che da piccolo mi perdevo nella fattoria in miniatura, fatta di animali di diverse specie che sostituivano i tipici soldatini dell’epoca. Probabilmente, in qualche parte della memoria, questa passione si è trasformata in qualcosa di reale e a distanza di molti anni mi ritrovo ad ammirare, con lo stupore di un bambino, ogni espressione del comportamento animale. In particolare, i cani sono diventati la mia vita, oggi persino una professione, prima affiancata alla laurea in giurisprudenza e poi fatta prevalere su quest’ultima. Le qualifiche e i titoli acquisiti nei decenni mi hanno insegnato l’importanza di non smettere di imparare, coniugando la pratica dell’addestramento con il piacere curioso della conoscenza teorica. Scrivendo e descrivendo i cani, cerco di trasmettere quello che giornalmente loro stessi mi insegnano.