Un ex convento di frati si trasforma in un “rifugio” per anziani soli. Succede a Terzolas, in Val di Sole, presso la “Dimora di Frate Sole”. È lì, nell’ex convento dei Padri Cappuccini, che la Cooperativa Sociale “Il Sole” lancia l’iniziativa di recupero dello storico e suggestivo immobile, con l’obiettivo di alleviare la solitudine degli anziani e di dare una valida alternativa alle case di riposo, falcidiate dai contagi da coronavirus. Un esperimento che viene definito di “co-residenzialità”: «Finora sono quattro gli anziani che ospitiamo – ha raccontato il presidente della cooperativa Maurizio Suighi. Ma con il tempo possiamo arrivare fino a venti ospiti». Il convento era stato abitato dai frati dal 1892 fino al 2012, per poi essere trasformato in una casa per ferie, “votata” all’accoglienza del turismo religioso.
Ma con il cambio di gestione e l’arrivo della pandemia di Covid-19, che ha drasticamente ridotto i numeri dei pellegrini (come della mobilità in generale), si è deciso di dare una nuova vita al convento. «Gli ospiti potranno vivere qui, praticando in sicurezza le giuste interazioni sociali – evidenzia Suighi. Anche perché ci rivolgiamo ad anziani che hanno un buon grado di autonomia e non necessitano di attenzioni mediche o d’assistenza particolarmente complessa». La Cooperativa Sociale “Il Sole” ha ottenuto dalla Fraternità Cappuccina il comodato della struttura per i prossimi 20 anni e tra giugno e settembre hanno predisposto una serie di interventi che vogliono rendere il convento un luogo di riferimento per l’associazionismo e la cultura delle valli del Noce: «Abbiamo già allestito al piano terra una serie di sale che vengono usate dalla scuola musicale “C. Eccher” di Cles – spiega Suighi. Mentre al piano superiore c’è una sala convegni da 170 posti, oltre ad un bar-ristorante e la connessa sala ricevimenti che può essere usato per occorrenze speciali, come battesimi e matrimoni. Poi vi sono appunto le aree che sono destinate agli anziani».
Un cambio di destinazione che ha soddisfatto i quattro frati cappuccini, i quali hanno continuato a tenere nel cuore il loro ex-convento, pur non abitando più lì: «Non erano del tutto soddisfatti dell’uso alberghiero o turistico del convento – ammette Suighi. Sentivano che era stata tradita la missione. Ora, il convento torna a svolgere un importante ruolo sociale».
Suighi racconta come il primo novembre si sia inaugurata l’ala destinata agli anziani: «Vi abbiamo fatto grandi lavori per adattarla al nuovo uso. Ci sono le sale destinate alle attività di laboratorio fatte in comune, una sala tv ed ovviamente le stanze per la notte».
I quattro ospiti accolti finora trovano nella Dimora di Frate Sole un luogo consono alle loro esigenze: «Più che una “residenza” gli ospiti finora chiedono servizi: pranzo, cena, pulizia della camera con bagno», spiega Suighi, che sottolinea però come la co-residenzialità sia un ottimo antidoto ad uno dei grandi mali di questi mesi, la solitudine: «Ci interfacciamo spesso con gli anziani della valle e abbiamo visto che la pandemia e l’isolamento hanno causato grandi sofferenze, portandoli talvolta a situazioni di depressione o all’abuso di alcolici. Per questo crediamo che vivere insieme secondo uno spirito comunitario possa aiutare a superare con serenità questo periodo drammatico.
La solitudine per gli anziani è una brutta bestia, come il covid». Risulta quindi centrale la presenza di uno staff qualificato: «Siamo in quattro, un responsabile, due operatori e un animatore. Avremo anche un infermiere». Per poter accedere al progetto di co-residenzialità, occorre superare una “selezione” in due passaggi: «Prima è l’anziano candidato a prendere visione della struttura – spiega Suighi – Poi, se risulta di suo interesse, procediamo con un colloquio, per sincerarci che la persona sia adatta al progetto, sotto il profilo caratteriale, cognitivo e fisico, perché non vogliamo che si mini il clima del gruppo.
Per lo stesso motivo chiediamo che chi intende vivere nell’ex convento lo faccia per un periodo un po’ lungo, di almeno un mese, altrimenti si ritornerebbe alla logica alberghiera che abbiamo cercato di superare». Anche la popolazione di Terzolas è entusiasta di questo recupero del convento: «Ci dicono: “Che bello, il convento torna alla valle!” – commenta Suighi – È quello che cerchiamo di fare, puntando a coinvolgere l’associazionismo locale e gli anziani della Val di Sole. Ma non ci poniamo limiti, la candidatura è aperta a tutti gli interessati».