Piero, con l’obiettivo sul mondo

Nei giorni scorsi ci ha lasciati Piero Cavagna, apprezzato fotografo e animatore culturale della nostra regione. Lo ricordiamo riproponendovi l’articolo del 2018 che Susanna Caldonazzi aveva dedicato a uno dei suoi ultimi progetti.

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Un nuovo importante incarico alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma e un po’ di amarezza per il suo Trentino. Arriva così al bar del centro dove abbiamo appuntamento per il caffè, Piero Cavagna, storico fotografo trentino, noto soprattutto come foto-giornalista ma ormai affermato professionista nel campo dell’arte contemporanea italiana.

Giornalista nella redazione di Rovereto del quotidiano L’Adige negli anni ’70, Piero Cavagna si divertiva a sostituire i fotografi quando necessario. Ha abbandonato la penna per dedicarsi esclusivamente alla macchina fotografica nel 1989 quando, rientrato a Trento dopo il servizio militare, ha iniziato la sua collaborazione con l’agenzia Bernardinatti fino al ’96 quando ha aperto la sua agenzia, che ha gestito i servizi fotografici dell’Adige dal 1999 al 2015. Mentre seguiva la cronaca locale ha pubblicato 26 libri, di cui l’ultimo – dal titolo TOUCH e realizzato con Giulio Malfer – ha vinto il premio Marco Bastianelli 2017.

Ordiniamo il caffè e gli chiedo subito della sua nuova collaborazione capitolina: «La Galleria Nazionale ha acquisito una collezione di 5000 libri fotografici e io sono diventato curatore della biblioteca, occupandomi dei volumi e dei progetti che ruotano intorno ai libri, dalle mostre ai servizi educativi». In una società che comunica per lo più attraverso le immagini, i libri fotografici sono spesso rimasti ai margini: «In Italia c’è poca attenzione ai volumi fotografici – spiega Cavagna – per questo tra le priorità che con la direttrice della Galleria Cristiana Collu ci siamo posti c’è la definizione di standard di catalogazione che in Italia ancora non esistono. Abbiamo tra le mani un patrimonio straordinario che intendiamo valorizzare al meglio». 

Primi anni Novanta

Quando arriva il caffè siamo già al cuore dei progetti: «I libri sono consultabili e l’obiettivo è quello di ricostruire anche un ambiente di lettura, senza alcun device elettronico, che rappresenta ora la principale modalità di fruizione delle immagini. Il motivo che ha spinto la Galleria ad accettare la mia proposta – continua – è certamente la volontà di pensare un percorso dedicato alla fotografia, porsi domande sulla modernità, attraverso uno strumento della tradizione, come il libro. Intendo – approfondisce – che il libro fotografico rappresenta ancora oggi un sistema che offre la possibilità di guardare il mondo ben più approfonditamente che attraverso una sola immagine o diverse immagini non messe in relazione tra loro. Da queste riflessioni è nata l’idea della mostra dell’estate scorsa Volevamo tutto, che racconta attraverso i libri di fotografie 30 anni di storia italiana dal Secondo Dopoguerra». È parlando di questa mostra che Cavagna cita l’importanza della memoria storica come punto di partenza per ogni riflessione sulla contemporaneità: «Le immagini sono importantissime nell’educazione dei giovani – afferma convinto – e dobbiamo prendercene cura: abbiamo svariati progetti in cantiere con la Galleria su questo e la principale difficoltà che incontriamo è l’assenza di una consapevolezza politica sul ruolo delle immagini, per la loro capacità di raccontare la storia. Non si prescinde dalla consapevolezza storica: i giovani nascono tutte le mattine, insieme agli strumenti tecnologici che utilizzano. Per questo sono necessari dei tasselli minimi di memoria. Stiamo ragionando a Roma su progettualità che considerino il libro fotografico un punto di arrivo di un percorso di formazione e un punto di partenza perché i giovani diventino umanisti digitali: fondamenta solide di pensiero critico garantiscono di stare dietro alla corsa della tecnologia senza lasciarsene sopraffare».

Assieme a due colleghi: Andrea Tombini e Flavio Faganello

Piero Cavagna trascorre a Roma alcuni giorni a settimana, il resto del tempo torna volentieri in Trentino, seppur con un po’ di rimpianto: «Mi dispiace solo di non essere riuscito a realizzare qui un progetto simile – racconta –: dopo dieci anni di tentativi mi sono arreso, seppur a malincuore. Ho portato un’idea alla Galleria Nazionale e in una settimana ho avuto una risposta positiva. Sono molto felice della mia collaborazione a Roma ma non nascondo che per la Provincia di Trento immaginavo un ruolo diverso nell’interpretazione della modernità, invece c’è un freno. Dove non c’è nulla si può tracciare una via mappandola e offrendola agli altri: è così per i libri fotografici e questo stiamo cercando di fare con la biblioteca della Galleria, ma mi sarebbe piaciuto poter fare qui la mia parte, in un luogo che per me significa molto e rappresenta casa».

Libri fotografici: materiale di lavoro quotidiano per Piero Cavagna
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Pubblicato da Susanna Caldonazzi

Laureata in comunicazione e iscritta all'Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige dal 2008, inizia la sua esperienza professionale nella redazione di Radio Dolomiti. Collabora con quotidiani, agenzie di stampa, giornali on line, scrive per la televisione e si dedica all'attività di ufficio stampa e comunicazione in ambito culturale. Attualmente è responsabile comunicazione e ufficio stampa di Oriente Occidente, collabora come ufficio stampa con alcune compagnie, oltre a continuare l'attività di giornalista free lance scrivendo per lo più di di cultura e spettacolo. Di cultura si mangia, ma il vero amore è la pasticceria.