
Platone, nel Simposio, ci regalava una versione dell’amore così filosofica e sublime che, se la raccontassimo oggi a qualcuno su Tinder, verremmo lasciati in lettura. L’amore, per Platone, era una scala. Si saliva dal corpo alla mente, dalla mente all’anima, dall’anima alla Bellezza con la B maiuscola. Un percorso, diceva Diotima (la maestra di Socrate, presente nel Simposio), che doveva portarci oltre il desiderio carnale, fino alla contemplazione dell’eterno.
Ma eccoci qui, tra profili Instagram e app di dating. La scala platonica non è più un’ascesa spirituale; al massimo è uno scorrere verso l’alto sul feed di qualcuno che ci piace. Cosa rimane, quindi, di questa cosa chiamata “amore” nella nostra modernità iperconnessa e iperdivisa? Innanzitutto, la moltitudine. Platone pensava che Eros fosse una mancanza – amiamo perché ci manca qualcosa, diceva.
Ma oggi, con il poliamore e altre forme di anarchia relazionale, Eros sembra più un surplus, un’abbondanza. Non amiamo perché ci manca, ma perché “possiamo (e dunque dobbiamo) farlo”. Una moltiplicazione di possibilità che, anziché portarci verso la Bellezza assoluta, ci incolla a una timeline infinita di esperienze, messaggi, e tentativi maldestri di flirtare mediante emoticon.
Ci sarebbe anche l’amore queer, quello che Platone, nella sua Atene, conosceva bene ma interpretava con la solita cornice: l’amore tra uomini come connessione intellettuale, superiore al mero desiderio fisico. Il filosofo era ossessionato dalle gerarchie, mentre noi non ci scandalizziamo troppo davanti al caos creativo dell’amore fluido.
La “Bellezza in sé” di Platone ha perso terreno rispetto al desiderio animale, alla dittatura del corpo, al carpe diem. Stando a quel che si legge on line, non siamo più poi così interessati a camminare verso un qualche tipo di eternità. Oggi Platone su Tinder non cercherebbe un appuntamento, ma qualcuno che abbia letto il Simposio. E lo abbia apprezzato. Eros non guarda più il cielo, ma sbircia nel nostro smartphone, alla ricerca di una Bellezza che però ha tutta l’aria di essere fuori tempo massimo.