La sobrietà non è più di moda. L’eccesso, esibito come forma di trasgressione ed esaltato addirittura come modello da seguire, in realtà è diventato pane quotidiano. A questo pensavo guardando stupefatta in Tv l’Eurovision 2024, la seconda settimana di maggio. Ogni volta, negli ultimi anni, viene proposta una sfilata pantagruelica di artisti in costume e mutande, più che vestiti, che si agitano forsennatamente in un caleidoscopio di balletti ed effetti scenici ricercati, volti a rafforzare – e forse distogliere l’attenzione dalle canzoni, che dovrebbero essere le vere protagoniste dell’evento – a un primo ascolto non troppo memorabili (a mio modesto avviso). Lo spettatore che si trova a trangugiare un simile spettacolo finisce col mal digerire l’accozzaglia di look improbabili e ammiccanti, spesso e volentieri troppo succinti e trash, vagamente new age o persino satanisti, conditi da luci, fumi, scenografie che si rincorrono a ritmi schizofrenici. Non è solamente la continua ostentazione del corpo e di stili, ormai conformisti, che puntano a stupire, a farmi pensare, ma la voracità che comunicano. Esagerazione, individualismo, ostentazione sono tutti “valori” che la nostra parte di mondo, quello benestante, ha eletto a simbolo di uno status quo, sazio e decadente, da esibire e difendere a tutti i costi. Senza rendersi conto, veramente, che un simile comportamento ci sta depauperando da un punto di vista sociale e culturale, e naturalmente anche ambientale. Usiamo troppe risorse, produciamo troppi rifiuti e troppe emissioni, consumiamo troppa energia e troppo suolo… e amiamo mostrare il nostro stile di vita bulimico, lo status che abbiamo conquistato. Chi rimane invisibile, chi conduce una vita sobria e discreta appare dimesso, non in linea con la moda dell’eccesso. Eppure, dovremmo ricordarci che ogni cosa, ogni meccanismo su questo pianeta, e al di fuori – pensiamo alle leggi dell’universo – funziona al meglio quando si mantiene un certo equilibrio, una misura. Anche la bellezza, per essere tale, sebbene implichi sempre una dose di soggettività, ha bisogno di armonia. “Est modus in rebus” scriveva il filosofo latino Orazio nelle sue Satire, ovvero la virtù sta nella misura. Per i latini, la mediocritas, non aveva il significato dispregiativo che ha oggi, significava solamente “stare nel mezzo”, rifiutando gli eccessi, il troppo, e il troppo poco. Non vuole essere un più moderno “chi si accontenta gode”, tendente un po’ al ribasso, ma un invito a non esagerare, cosa fondamentale, se ci pensiamo, se si vuole essere in salute, in primis, in equilibrio con il pianeta che ci ospita e anche felici, sereni, equilibrati. Ripensando alla mia serata trascorsa in parte davanti al vorticoso show di cui sopra, non ho provato un gran divertimento e serenità d’animo, piuttosto nausea, come dopo una grande abbuffata. Osare, rischiare, esagerare ogni tanto va bene, danno sale della vita, ma quando di sale ce n’è troppo le vene scoppiano! Cerchiamo di ricordarcelo, anche nel nostro rapporto con la Terra.
ChatGPT e ambiente
L’impatto ambientale di ChatGPT e di altri modelli di intelligenza artificiale (IA) è importante. Per addestrare e usare questi modelli serve molta energia. L’addestramento richiede una grande quantità di calcoli, che consumano molta elettricità. Se proviene da fonti non rinnovabili, aumenta le emissioni di gas serra e contribuisce al cambiamento climatico. Anche l’uso quotidiano di questi modelli consuma energia, sebbene meno rispetto all’addestramento. I data center che ospitano questi modelli devono essere raffreddati per funzionare correttamente, il che richiede ulteriore energia.
Tuttavia, ci sono aspetti positivi. Gli sviluppatori stanno cercando di rendere i modelli di IA più efficienti dal punto di vista energetico e di utilizzare energie rinnovabili. Inoltre, l’IA può aiutare a ottimizzare i consumi energetici e migliorare la gestione delle risorse. In conclusione, l’impatto ambientale di ChatGPT non è trascurabile, ma ci sono sforzi per ridurlo. È importante bilanciare i benefici dell’IA con la necessità di proteggere l’ambiente, per uno sviluppo sostenibile nel lungo periodo.