Quella paura di guardarci dentro

Mi piace il verbo sentire

Mi piace il verbo sentire…
Sentire il rumore del mare,
sentirne l’odore.
Sentire il suono della pioggia che ti bagna le labbra,
sentire una penna che traccia sentimenti su un foglio bianco.
Sentire l’odore di chi ami,
sentirne la voce
e sentirlo col cuore.
Sentire è il verbo delle emozioni,
ci si sdraia sulla schiena del mondo
e si sente…

(Alda Merini)

Una poesia in apparenza semplice, lineare, ma che rivela un significato intenso. In fondo tutte le cose hanno un senso o semplicemente esistono perché passano attraverso di noi. La nostra esperienza sensoriale racchiude miliardi di informazioni invisibili, che ci appartengono nell’essenza e che raccontano chi siamo. Viviamo nelle responsabilità e negli obblighi, senza fermarci mai: il sentire è qualcosa di ricercato, talvolta sconosciuto, proprio perché non c’è questa abitudine, la cultura a godere del momento presente, così sfuggente, ed esplorare ciò che c’è in noi, con verità. E l’origine di tutto è la paura di guardarci dentro. La paura di riprenderci noi stessi, al di là delle imposizioni della società e di un unico pensiero globale che ci invita all’omologazione e fa sentire i nostri sentimenti, i nostri desideri un po’ sbagliati se non coincidono con quelli imposti. Alda Merini non ci sta e con la sua poetica si ribella: per ritrovare l’essenza, la bellezza delle piccole cose, per riconnetterci al nostro sentire. L’unico che importa davvero. 

Alda Merini (1931 – 2009) è una delle più grandi poetesse e scrittrici della storia dell’Italia moderna. Dai suoi scritti sono ogni giorno tratti aforismi e frasi che vengono pubblicati anche sui nuovi mezzi social e web, a testimonianza della sua importanza anche per le nuove generazioni.

Giousè Carducci gioca a carte sotto lo sguardo divertito della moglie Elvira

E nel tempo libero, i più grandi scrittori…

Come passavano il tempo i grandi autori della letteratura italiana, tra un capolavoro e l’altro? Dante scambiava insulti in rima con gli amici o stilando liste delle femmine più procaci di Firenze. Boccaccio era solito apporre, a commento dei libri che considerava banali e scialbi, dei disegni volgari, come il braccio a forma d’ombrello. 

Giovanni Verga passò gli anni della vecchiaia a giocare a biliardo o a starsene appoggiato al tavolo da gioco con l’occhio rivolto verso la strada, per intercettare le donzelle in transito davanti all’ingresso. 

Silvio Pellico trascorse quasi dieci anni della sua vita nella prigione dello Spielberg, passando buona parte del tempo ad ammaestrare formichine e ragni. Italo Calvino, durante il suo lavoro in casa editrice, rosicchiava letteralmente penne e matite, tanto che il suo collega Pavese, irritato dall’incessante rumore prodotto, prese a chiamarlo “scoiattolo”. 

Giosuè Carducci era un appassionato di briscola e scopone scientifico, e passare per una schiappa nei giochi di carte lo faceva imbestialire più di un giudizio critico negativo fatto a un suo componimento poetico: “Ditemi pure che non so far versi ma non dite che non so giocare a scopa”, disse una volta a un suo compare in osteria. Gli amici per non contraddirlo lo lasciavano vincere. Tutti tranne uno, un certo Alfredo Gori, detto il «Mosca», che lo stracciava sempre, senza pietà. Una volta la moglie Elvira andò a trovare il «Mosca» e lo supplicò di far vincere il marito. «Quando perde al tavolo da gioco» – gli disse la signora – «il poeta sta anche due, tre settimane senza scrivere un verso!» (MVK)

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Pubblicato da Mariavittoria Keller

Ha un’innata passione per la scrittura che cerca di declinare sia dal punto di vista professionale (ideazione di testi promozionali, contenuti web, corsi creativi) che artistico (performance mulltimediali, esposizioni, reading…) conciliandola con tutto ciò che è espressione dell’animo umano. Non ama parlare di sé se non attraverso quello che scrive: “Mi sono sempre descritta come una persona fragile. Timida, silenziosa, sognatrice. Un'osservatrice attenta della realtà e una appassionata visitatrice di sogni. Scrivo per provare a fermare in un attimo le emozioni, per riviverle, per regalarle a chi avrà la cura di dedicarci uno sguardo. Perchè credo fortemente che il valore delle cose sia svelato nei dettagli e nel tempo che sappiamo concedere. Così mi incaglio spesso nei giorni, troppo veloci e spesso disattenti verso chi preferisce stare in disparte. Amo la natura selvaggia, libera, perchè sento di esserlo anch'io. Gusto le cose semplici, che sorridono, che condivido con poche, pochissime preziose persone. Credo nell'Amore come sentimento Universale, anche se ho ancora qualche difficoltà con il sentimento, quando mi guarda. Amo il raccoglimento, la lettura e la musica, non ho paura della solitudine quando non è imposta, ma è una scelta. Vivo imparando, non dimenticando che la felicità è negli occhi di chi guarda”. Info: vikyx79@gmail.com