Quello che ho imparato quest’anno

Un altro anno scolastico è giunto velocemente al termine. È trascorso con la pesante leggerezza di un giorno dopo l’altro, di settimane su settimane, di vacanze attese e volate via, di mesi e trimestri, di ponti e di gite. Un altro anno di temi, di interrogazioni, di pagine spiegate e di pagine studiate. Un altro anno sui corridoi della scuola a svuotare macchinette, a chiacchierare con i bidelli, a correre su e giù dal primo piano al terzo. Noi e loro. Gli attori principali del mondo della scuola. E in aria di bilanci di fine anno scolastico, noi dispensatori di nozioni e di tanto altro, spesso ci facciamo una domanda: avranno imparato qualcosa?  E sperando che abbiano raccolto anche una minima parte di quello che abbiamo seminato, ci chiediamo anche quello che abbiamo imparato noi, sia rapportato al mondo (complicato) degli adulti, sia all’universo degli studenti e delle studentesse.

E io, personalmente, che cosa ho imparato da questo anno scolastico? Un sacco di cose serie e altrettante cose divertenti. Eccole. 

1. Mai sentire un solo parere

Così come per il medico, anche a scuola occorre raccogliere più opinioni prima di procedere verso qualsiasi direzione. Il documento va condiviso con tutti? In quale particolare situazione serve informare il Consiglio di Classe? Quante approvazioni servono per organizzare un’uscita? Ho imparato ad ascoltare più voci facendo poi un bilancio sommativo, nella speranza di prenderci. Si parte chiedendo ai colleghi a portata di mano, magari quelli vicini di computer. Tanto per sondare un po’ il terreno. Poi si consulta la modulistica ufficiale. In seguito meglio fare un salto in segreteria. Da lì ti mandano ai livelli superiori, dove il tutto ti verrà confermato, smentito o aggiustato. 

2. Un numero non fa una classe

Ci sono classi complessivamente affiatate, classi a gruppi inviolabili e invalicabili, classi socialmente spente, classi casiniste, classi in cui entri e vorresti già uscire, classi in cui entri volentieri ma comunque sei contento quando suona, classi polemiche senza un domani, classi che dormono e allora viene sonno anche a te. Classi pollaio e chiedi “Ma quanti siete?!”  e classi di una decina di persone e richiedi “Ma quanti siete?!”. Mai nessuna uguale ad un’altra.

3. Il meglio dello slang giovanile

Ah, qui ho imparato tantissimo! In primis l’uso dell’espressione “fifty-fifty” in ogni contesto. “Come va ragazzi?” “Mmm prof, fifty-fifty, ho preso 4 di matematica e 6 di biologia.” Un’altra che mi diverte è “chill” (spero si scriva così), ovvero stare calmi. Al mio “Dai ragazzi, libri e quaderni pronti, coraggio!” mi arriva la risposta: “Sì, ma stia chill prof!” Quando una cosa va bene, si dice invece “regolare”. “Avete capito? Tutto chiaro?” “Regolare prof!” 

4. “I promessi sposi” stufano

Non c’è niente da fare. Puoi proporre la versione comica, supportare con video e film, rappresentare con illustrazioni. Puoi trovare le analogie con la società odierna, come il bullismo dei bravi di don Rodrigo, la peste come il coronavirus, il karma che rovescia le situazioni. Niente. Appena lo nomini ti lanciano quello sguardo di educata sopportazione. “Ok, giovedì portate narrativa.”

5. La battaglia contro i cellulari è una battaglia persa 

Anche se li fai raccogliere all’inizio dell’ora, si cela sempre l’inganno. C’è chi ne ha due e ne consegna uno, c’è chi non lo porta perché tanto è scarico, c’è chi lo dimentica distrattamente in tasca e se ne ricorda quando i conti dei dispositivi sulla cattedra non tornano, c’è chi sbuffa e si lamenta, c’è chi ti manda a quel paese con lo sguardo e tu ricambi. E poi c’è chi lo lascia volutamente acceso (mica puoi controllare se sono spenti o silenziosi), chiede di andare in bagno (negare un bisogno primario?) e si fa chiamare da uno studente di una classe vicina incontrato lungo il corridoio. Parte la suoneria e la lezione – tra sermone, nota e tempi di ripresa – è praticamente sfumata. 

Sì, ne ho imparate di cose quest’anno…

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Pubblicato da Tiziana Tomasini

Nata a Trento ma con radici che sanno di Carso e di mare. Una laurea in materie letterarie e la professione di insegnante alla scuola secondaria di primo grado. Oltre ai grandi della letteratura, cerca di trasmettere agli studenti il piacere della lettura. Giornalista pubblicista con la passione della scrittura, adora fare interviste, parlare delle sue esperienze e raccontare tutto quello che c’è intorno. Tre figli più che adolescenti le rendono la vita a volte impossibile, a volte estremamente divertente, senza mezze misure. Dipendente dalla sensazione euforica rilasciata dalle endorfine, ha la mania dello sport, con marcata predilezione per nuoto, corsa e palestra. Vorrebbe fare di più, ma le manca il tempo.