Ragazzi interrotti

L’ultimo anno ha riportato il tema del lavoro sotto i riflettori. La crisi pandemica ha colpito più duramente le persone fragili sul mercato: quelle con contratti instabili e a termine (meno assunzioni, meno rinnovi, maggiori cessazioni), più spesso le persone giovani, le donne, le professioni poco o non abbastanza qualificate. 

“C’è DEL BUONO, MA NON SEDIAMOCI SUGLI ALLORI”

Secondo Stefania Terlizzi, dirigente dell’Agenzia del Lavoro provinciale: “Il Covid se ha avuto una nota di merito è quella di aver portato a galla qualcosa che già esisteva: un mercato che stava portando alcune categorie, per scopi di conciliazione (si pensi alle donne) o per adattamento, sempre di più nel precariato. Dunque il Covid non ha cambiato il mercato del lavoro ma lo cambierà”.

Facciamo invece una riflessione sull’oggi? 

“Del buono c’è ma non dobbiamo di nuovo sedere sugli allori – continua Terlizzi. Nel 2021 assistiamo ad una ripresa, in alcuni settori abbiamo addirittura dati migliori rispetto al 2019 (fase precovid). Cito alcuni esempi: l’agricoltura è un +7,6%, il settore secondario è un +5,6%, il settore dell’industria in senso stretto è un +9,6%. Abbiamo ancora dei delta negativi nel settore dei pubblici esercizi -12% e -11,3% nei servizi alle imprese. Questa è la varianza ‘21-19, se vedessimo la varianza ‘21-20 si noterebbe tutto positivo. E allora, alla domanda “lei vede la luce in fondo al tunnel?” direi che la stiamo vedendo, però  dobbiamo assolutamente guardarla criticamente”.

“Il turismo è il settore che ha pagato di più”

Se è vero che i provvedimenti legislativi hanno bloccato i licenziamenti e sostenuto l’occupazione con gli ammortizzatori sociali, queste misure poco hanno potuto incidere sulle mancate assunzioni programmate e/o sui mancati rinnovi dei contratti in scadenza

Evidenzia Marco Fontanari, Vicepresidente di Confcommercio Trentino: “Quelli che hanno pagato di più a livello economico sono i settori del turismo, ristorazione, attività di intrattenimento e pubblici esercizi. Gli stagionali nel settore del turismo sono il problema dell’estate 2021, speriamo non si rifletta anche sulla stagione invernale dato che, a fronte di una domanda notevole, alcune aziende non trovano figure di cuochi, camerieri, addetti al ricevimento. Si imputa colpa al reddito di cittadinanza, che ritengo uno strumento importante, ma non è solo questo, il settore turismo è caduto in precarizzazione, un continuo apri e chiudi, e molte persone si sono ricollocate in altri settori. La tranquillità è data dalla programmazione in continuità delle attività, da una nuova chiusura molti forse non riuscirebbero a riprendersi”.

OCCUPABILITÀ E ORIENTAMENTO: i consigli degli esperti
Sul territorio se ne occupano molte Agenzie di somministrazione del lavoro che, come ci racconta Gianluca Rigoni di Adecco: “Cerchiamo di fare in modo che ogni candidato venga messo in condizione di formarsi, aggiornarsi ed eventualmente ricollocarsi. Dal nostro osservatorio privilegiato siamo in grado di comprendere le dinamiche di un mercato in continua e rapidissima evoluzione”.
Stefania Terlizzi invita a rivolgersi con fiducia ai Centri per l’impiego, di persona o attraverso il portale TrentinoLavoro rinnovato proprio lo scorso primo settembre. “Abbiamo anche aperto un punto di connessione con le Agenzie private di somministrazione del lavoro creando degli eventi di recruitment condivisi”.

“HO Una laurea in Management, MA FACCIO IL muratore”

È Federico il primo a raccontarci la sua esperienza: una laurea in Management del Turismo, dello Sport e degli Eventi: “Non ero assunto, perciò niente cassa integrazione. Mi sono ritrovato a terra, nonostante siano anni che lavoro nella stessa struttura durante le stagioni. Ho anni di esperienza, capacità ma vengo trattato a livello contrattuale come l’ultimo arrivato. Un’azienda edilizia, dopo sei mesi, mi ha assunto a tempo indeterminato. Guadagno meno ma non tornerei indietro, soprattutto dopo l’esperienza del Covid dove mi sono sentito invisibile e dimenticato. Non è il lavoro dei miei sogni ma, a trentacinque anni, per la prima volta, ho timidamente pensato al mio futuro, intendo oltre la stagione”.

“Il lavoro? Un pensiero che logora”

La graduale riduzione delle restrizioni anti Covid ha aperto la strada alla ripartenza, più o meno timida. Ma che lavoro e quali prospettive? Ricominciano a crescere i contratti a termine. Un eterno ritorno dell’uguale: le aziende che fuggono dai vincoli e lo svilimento del capitale umano. Un futuro diverso da quello che ci si aspettava, in cui i genitori hanno fatto sacrifici per far studiare i figli che, alla fine degli studi, si sono ritrovati più poveri dei loro genitori. C’è una parola che forse riassume tutto: inadeguatezza. Il senso di non riuscire mai a fronteggiare le cose del mondo.

“Quello che so è che tra dieci anni non ce la farò più – ci racconta Sara, insegnante, allenatrice e baby sitter – non avrò la stessa forza che ho oggi per gestire attività sporadiche, pagate in modo irregolare e poco. Ho quarant’anni, la mia laurea e i decenni di esperienza non hanno nessun valore contrattuale, sul piano lavorativo mi sento un niente. So che siamo in tanti in queste condizioni ma non è sufficiente a combattere l’ansia che ti dà una precarietà così duratura, per assurdo, l’unica costante della mia vita. È un pensiero che logora”.

E come Sara, altri vivono incastrati in un eterno “adesso”, che non ha certo a che fare con la bellezza dell’attimo e con Goethe, ma è gonfio di paura, una realtà spezzettata dove il tempo ci è sottratto perchè si è costretti a sopravvivere e il futuro non arriva mai. L’età adulta in cui ci ritroviamo ad essere giovani e non riusciamo a diventare grandi. Ricercatori, insegnanti, laureati con ottimi voti che si dividono tra call center, lezioni private e lavoretti in attesa di un concorso, una graduatoria, un lavoro inerente la propria specializzazione, una chiamata all’ultimo. Lo svilimento di persone che hanno speso in formazione più di quanto poi abbiano guadagnato. Un tema comune anche agli operatori della produzione culturale, attori, registi, musicisti, tecnici, artisti di ogni genere che da un giorno all’altro si sono trovati fermi, impantanati. 

Fonte: https://www.insidemagazine.it

“Guenda”: “Il mondo dello spettacolo deve cambiare”

“Eppure, la fase di isolamento è stata la prova concreta di quanto il settore dell’arte sia vitale per la società tutta: fin dall’inizio del lockdown abbiamo visto una incredibile voglia di sentirsi, parlare e raccontarsi”. A parlare ora è Erica Zambelli, in arte “Guenda”, attrice professionista diplomata in accademia a Milano: “Il teatro è sopravvissuto ad ogni catastrofe e continuerà ad esistere. Ma il mondo dello spettacolo, e prima ancora noi stessi, deve cambiare; contratti e compensi iniqui non sono più accettabili, bisogna imparare a dire di no. Qualcosa sembra muoversi tra proteste e nuovi sindacati. Non possiamo tornare indietro. Personalmente, non tutto è andato a scatafascio, per fortuna o per intuito, ho compreso quello che stava accadendo e mi sono subito attivata attraverso il web. Guenda è il prodotto finale, dentro ci ho messo tutte le mie capacità di attrice comica, regista e, forse, la cosa che mi ha salvata e rilanciata: le dosi di ironia e autoironia di cui mi sono servita per sopravvivere”.  

L’etimo di “precario”? “Ottenuto per preghiera”

Vita precaria o precariato a vita? Il vocabolo “precario”, deriva da prex precis “preghiera”: ha a che fare con qualcosa “ottenuto per preghiera”, “concesso per grazia”.  E così pare che l’antico adagio secondo cui “il lavoro nobilita l’uomo”, sia stato sostituito da “il lavoro mobilita l’uomo” come mostra la prima didascalia del film “Il Vangelo secondo Precario“ (2005), diretto da Stefano Obino e interpretato dagli attori dell’associazione culturale ARCI “I Mostri”.

E cosa c’è di più mobile della cosiddetta gig economy, ossia l’economia dei lavoretti, delle piattaforme online e servizi erogati offline, in crescita esponenziale? Ciclofattorini, riders, corrieri hanno consegnato di tutto e di più, diventando uno dei simboli del lockdown. Lavoratori che, a livello legislativo, non sanno ancora cosa sono con certezza: autonomi, subordinati, co.co.co? 

Un lavoro in grado di produrre reddito che dopo anni di proteste, necessita di welfare e risposte adeguate. In una nota del Sindacato di base multicategoriale si legge: “Né l’attuale, né i precedenti governi nazionali hanno riconosciuto il loro fondamentale ruolo, anzi hanno liberamente consentito ai padroni del commercio elettronico (Amazon in testa) e delle piattaforme food-delivery (Glovo, Deliveroo e Just eat capofila) di arricchirsi oltre ogni misura”. 

Il delivery è stata un’opportunità per il settore della ristorazione – sottolinea Marco Fontanari. In molti casi è servito più a tenersi la clientela, che per l’effettivo guadagno. Come Confcommercio ci siamo fatti promotori di un’alternativa: Vicus, una piattaforma di consegna green, partita in zona Alto Garda, un servizio che rispetta anche le tutele minime che i lavoratori dovrebbero avere. Ovviamente è dura riuscire a togliere mercato alle grandi piattaforme, si tratta di alternative virtuose”.

Ci ricorda Luca Trombacco, Head of Operation Trentino-Alto Adige di Adecco che: “In questo settore non esistono solo le figure dei corrieri o riders, ma sono ricercatissimi anche profili come il data entry, l’addetto Customer Service, gli addetti alla preparazione delle spedizioni legate al cibo”. 

Il corriere: 140 consegne al giorno, su furgoni rotti”
«Ho sfruttato un momento in cui non si poteva comunque fare molto altro. A fine 2020 ho stipulato un contratto a tempo determinato, rinnovato poi per due volte. Al terzo rinnovo molti vengono lasciati a casa per evitare l’assunzione a tempo indeterminato, posso dire che la continuità è scoraggiata
Si lavora tre giorni a settimana, più eventuali straordinari che si effettuano spesso e soprattutto durante la stagione invernale, per via del Natale. La retribuzione base è di circa 1300 euro al mese, una buona paga rapportata ad altri lavori ma non alle condizioni. Lo si fa per mettere via due soldi, per un breve periodo, non si tratta certo di un lavoro per la vita. L’orario cambia di mese in mese e quello del giorno lo si sa la sera precedente da un gruppo whatsapp. Noi lavoratori siamo costantemente monitorati da un’app attraverso la geolocalizzazione e a gestire le fasi del lavoro è un algoritmo: fa tutto, calcola quanto ci metti o quanto ti fermi, attiva allarmi se superi tot minuti ma non considera le difficoltà che possiamo incontrare (pioggia, neve, intoppi, traffico). Sono ritmi altissimi, parliamo di 140 consegne al giorno, non pacchi. A questo si aggiunge la manutenzione dei mezzi: furgoni poco moderni (senza sensori), sporchi, rotti e quasi inservibili, non igienizzati se non per scrupolo del singolo.
Persino le forniture di mascherine in zona rossa non erano abbastanza. Io l’ho sempre indossata e fatto attenzione, ma quasi tre quarti dei clienti non la indossavano. 
Ho fatto questo lavoro perché era ben pagato e a breve termine. Spero d’ora in poi di trovare di meglio, almeno in fatto di tutele».

Ma c’è anche la silver-economy 

La domanda a questo punto è: cosa dobbiamo fare affinché il mercato del lavoro trentino torni ad essere in crescita e attrattivo?

Gianluca Rigoni, Direttore di Filiale Rovereto e Arco di Adecco ci fa presente che: “Il lavoro flessibile e l’esigenza di implementare le competenze sono diventati elementi fondamentali per la sostenibilità delle aziende e il successo professionale dei singoli lavoratori. Secondo una ricerca condotta dal Gruppo Adecco, il modello “ibrido” rappresenta un ideale universale sia per imprese che lavoratori. Un esempio di contratto che risponde a queste esigenze e molto utilizzato è lo Staff Leasing.”

Stefania Terlizzi ci risponde: “Tirare fuori le migliori energie, lavorando insieme, se non si fa rete è difficile invertire l’ordine dei fattori. In quest’ottica, da alcuni mesi l’assessore provinciale Achille Spinelli ha indetto gli Stati generali del Lavoro dove Agenzia del lavoro assieme alle associazioni imprenditoriali e sindacali si confrontano per trovare risposte a quelle che sono le sfide del prossimo futuro in primis giovani e formazione connessa al mercato del lavoro. Inoltre ci sono le persone che oggi non lavorano e non studiano da intercettare e riportare in attività e il tema della silver-economy cioè le persone di esperienza devono essere in qualche modo rivalutate nel mercato del lavoro”.

Marco Fontanari concorda e aggiunge: “I temi sono molti, dalle leve fiscali e burocratiche, dal ruolo delle scuole professionali e università con centri ricerca, al bisogno di infrastrutturare il territorio, fino alla mobilità alternativa e sostenibile”. 

La percentuale di lavoratori con contratto di durata inferiore ai 3 mesi sul totale degli occupati tra i 20 e i 64 anni. 
Fonte: Eurostat 2019.

Domanda finale: ne usciremo davvero migliori? 

Molti lavoratori precari ci hanno risposto di no, pur sperando, sembrano crederci sempre di meno. Così, ad esempio, il giovane corriere: “La vedo dura. Continuano a parlare di sistemare le cose, fare controlli ma poi contano solo i soldi, noi siamo solo numeri”.

Luca Trombacco di Adecco riconosce che il compito è complesso ma sembra cautamente ottimista: “Sarà fondamentale saper leggere i cambiamenti per comprendere in anticipo le trasformazioni e incidere, positivamente, sulle capacità di risposta del capitale umano.”

Per Marco Fontanari invece ci ritroveremo più forti: “Il sistema delle imprese trentine ha retto, il carattere dell’imprenditore si è rafforzato e la gente ha imparato a programmare di più (costi, idee, specializzazioni sul mercato)”. 

Più prudente sembra essere la dirigente Terlizzi che, dopo un sospiro, ci risponde: “Se mi avesse fatto la stessa domanda l’anno scorso le avrei detto “assolutamente, sì!” Adesso mi sento più titubante, è una domanda difficile. Dobbiamo (posso dire così?), dobbiamo uscirne migliori! Se non capitalizziamo quanto è accaduto, come persone, lavoratori e istituzioni, avremo perso un’occasione. Questo è un territorio in cui c’è tutto, bisogna solo tornare a crederci tutti insieme, fare rete”.

La sfida è molto grande, non c’è dubbio. Ma, se non ora, quando?

LE NUOVE PROFESSIONI
L’Agenzia del lavoro osserva con preoccupazione la disaffezione per i percorsi di formazione professionale che di fatto sta creando una mancanza di manodopera qualificata, mentre conferma la tecnologia come frontiera emergente. Il nostro territorio viene guardato da grandi gruppi esteri come terreno di attrattività per la costituzione di poli collegati alle nanotecnologie e all’intelligenza artificiale
Gianluca Rigoni di Adecco ci fornisce alcuni esempi di profili ricercati:  “A partire dai ruoli relativi a prevenzione e sicurezza nelle organizzazioni e negli spazi pubblici al settore di servizi di supporto alle famiglie/persone/aziende, dall’IT & digital al settore della cosmetica per la produzione di disinfettanti. Non va dimenticata la pratica dello smart working per cui ci sarà bisogno di manager in grado di guidare i collaboratori anche da remoto”. A tal proposito, il dott. Fontanari ci tiene a ricordare che:”Smart working non significa telelavoro ma lavoro intelligente, programmato a fronte di una produttività ed efficacia del servizio, uno strumento su cui investire”.

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Pubblicato da Denise Fasanelli

Mamma insonne e sognatrice ad occhi aperti. Amo la carta, la fotografia e gli animali. Ho sempre bisogno di caffè. Non ho bisogno di un parrucchiere, d’altronde una cosa bella non è mai perfetta. Ho lavorato nel campo editoriale, della comunicazione e mi sono occupata di marketing per alcune aziende. Ho pubblicato un libro insieme all’ex ispettore Pippo Giordano: “La mia voce contro la mafia”(Coppola ed. 2013). Per lo stesso editore, ho partecipato, in memoria dei giudici Falcone e Borsellino, al libro “Vent’anni” (2012) con un racconto a due mani insieme all’ex giudice Carlo Palermo.