“Riforestare le città”. Un bosco che cresce fa rumore perfino qui

Il progetto della città foresta in corso di attuazione in Cina, a Liuzhou, a cura di Stefano Boeri

Da qualche tempo le amministrazioni cittadine hanno capito i numerosi vantaggi della riforestazione urbana e hanno deciso di incentivare progetti che prevedano la piantumazione di alberi. Pensiamo solo a città come Milano, per decenni etichettata come una metropoli frenetica e grigia: dal 2019 sta investendo nel progetto ForestaMi, che si prefigge l’obiettivo di piantare 3 milioni di alberi entro il 2030 in città e nei vari comuni della provincia (ad oggi, in due anni e mezzo si è arrivati a 281.000). Gli effetti si vedono, per chi come me si divide tra Trento e la sopra citata metropoli del Nord Italia; si notano letteralmente spuntare nuovi alberelli un po’ dappertutto: si sfruttano spazi di rotatorie, rampe tra gli svincoli e prati incolti per piantare sempre più alberi e arbusti. In alcuni comuni, si è deciso anche di piantare un albero per ogni bambino che nasce. Non solo in Italia, ma dappertutto nel mondo, si è capita l’importanza di piantare alberi, che ha dato luogo, in certi casi, a vere e proprie imprese eroiche. Penso al grandioso progetto della città foresta in corso di attuazione in Cina, a Liuzhou, cui lavora l’archistar Stefano Boeri, che punta a realizzare una città dove gli edifici – case, scuole, ospedali… – siano coperti di vegetazione di varie tipologie, un po’ come già è stato fatto nei due grattacieli del Bosco verticale di Milano.

Riforestare le città, dopo secoli in cui le foreste in città sono state abbattute per lasciare spazio a coltivazioni intensive e costruzioni, è una delle misure di mitigazione adottate per fronteggiare il riscaldamento globale. Aumentare la quantità di superfici verdi aiuta infatti a mantenere una temperatura più umida e fresca, proteggendo dalle ondate di calore ormai sempre più intense, così come dalle bombe d’acqua, agevolando il drenaggio dell’acqua piovana. Non ultimo, ovviamente, gli alberi assorbono anidride carbonica, grazie al processo di fotosintesi clorofilliana (quella che tutti ci ricordiamo dalle elementari!) il miracolo che ci permette di respirare ossigeno ogni giorno. 

Però, ahimè, anche in questi casi c’è un però. Sicuramente far crescere foreste in città va bene, ma non è sufficiente pensare che basti piantare alberi per compensare il progressivo surriscaldamento delle città. Da soli, in poche parole, gli alberi non ce la fanno, non bastano a ripulire la nostra coscienza, oltre alla nostra aria, se continuiamo a mantenere gli stessi atteggiamenti e stili di vita.

Inoltre, purtroppo, la capacità di un albero di assorbire anidride carbonica è piuttosto limitata e legata anche alla sua età.

Un albero infatti assorbe circa 10-20 kg di CO2 in un anno, ma questo solamente se è adulto. Gli alberelli appena piantati, che si reggono esili ai supporti in legno, hanno un’azione praticamente ininfluente, rispetto all’assorbimento di inquinanti. A ciò si aggiunge che sottoporre le piante a situazioni di stress climatico, alternanza di ondate di calore a bruschi cali di temperatura, diminuisce la loro capacità di assorbire il carbonio. A tal proposito pare che negli ultimi anni anche le grandi foreste tropicali stiano rallentando la loro capacità di assorbimento, proprio a causa dello stress climatico.

E poi non basta piantare qualcosa in un suolo qualunque. Non tutti gli alberi sono adatti a determinati ambienti e terreni. In alcuni casi, progetti di riforestazione poco attenti, hanno portato infatti alla perdita di biodiversità, alterando l’ecosistema precedente. Meglio pertanto puntare sulle specie native di quel territorio. Altra cosa da considerare è poi il tipo di suolo. Se il suolo è infatti già molto ricco di carbonio organico (che si arricchisce grazie ai residui organici come foglie, rametti ecc…), paradossalmente piantare più alberi ne favorisce l’impoverimento, perché aumenta il numero di microorganismi, e conseguentemente il loro consumo di quello stesso carbonio. 

Insomma, piantare alberi in città va bene, ma anche in questo caso, non lasciamoci ingannare da quella che sembra una soluzione più facile di altre e riforestiamo sì, ma con cognizione di causa.

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Pubblicato da Silvia Tarter

Bibliofila, montanara, amante della natura, sono nata tra le dolci colline avisiane, in un mondo profumato di vino rosso. La vita mi ha infine portata a Milano, dove ogni giorno riverso la mia passione di letterata senza speranza ai ragazzi di una scuola professionale, costretti a sopportare i miei voli pindarici sulla poesia e le mie messe in scena storiche dei personaggi del Risorgimento e quant'altro. Appena posso però, mi perdo in lunghissimi girovagare in bicicletta tra le abbazie e i campi silenziosi del Parco Agricolo Sud, o mi rifugio sulle mie montagne per qualche bella salita in vetta. Perché la vista più bella, come diceva Walter Bonatti, arriva dopo la salita più difficile.