Riva riscopre i suoi tesori

Si appresta a riaprire al pubblico il settecentesco Palazzo Martini a Riva del Garda, dopo che le ultime complesse procedure di restauro del “piano nobile” sono state completate. Questi ultimi lavori hanno avuto una durata di circa tre anni, rallentati a causa dell’emergenza sanitaria, ma i primi interventi risalgono agli anni Novanta, eseguiti dagli allora proprietari privati. Successivamente l’immobile venne venduto all’asta e il Comune di Riva acquistò il “piano nobile”, quello più signorile e storicamente rilevante e che misura circa 400 metri quadrati articolati su diverse sale. Al suo interno vi è addirittura un piccolo “teatro”, il salone a doppia altezza con balconata interna, destinato a mostre, concerti ed eventi di tipo culturale. Completato così il restauro promosso dall’amministrazione comunale rivana, il palazzo della centrale via Maffei torna a mostrare i suoi vivaci affreschi e le sue sale eleganti, ammobiliate di recente con preziosi mobili d’epoca frutto di generose donazioni.

A coordinare le operazioni di restauro è stato l’architetto Michelangelo Lupo, cultore del patrimonio artistico rivano e dedito al recupero del passato settecentesco della città gardesana. Lupo ha sottolineato il valore storico del palazzo: «Il salone ospita un mobilio risalente alla metà dell’Ottocento, identico a quello conservato in una sala dell’appartamento di Napoleone III al Louvre. Abbiamo ricostruito gli affreschi, scoprendo finalmente chi ne fosse autore, identità su cui per lungo tempo ci sono stati dei dubbi: è Pio Piatti, importante pittore veronese. Gli affreschi sono simili a quelli di Palazzo Balladoro di Verona che fu di proprietà del “barone gentiluomo” Francesco Malfatti, originario di Ala». Dal punto di vista strutturale, l’edificio non ha avuto bisogno di grandi interventi, essendo solido e ben conservato, ma il progettista racconta un aneddoto curioso: «Nella piccola cappella erano stati allestiti dei servizi igienici, così per ripristinarne la funzione originaria abbiamo rimosso le pareti e ne abbiamo rivelato l’autentica bellezza«. L’architetto spende parole di elogio per l’intervento su Palazzo Martini, fortemente voluto dalle amministrazioni comunali: «Questo restauro dimostra che il patrimonio storico ed artistico in mano ad un ente pubblico può essere valorizzato».

Il lavoro di recupero più importante ha riguardato gli affreschi e gli arredi ed è su questi ultimi che l’architetto Lupo si concentra: «Il mobilio d’epoca rende giustizia alle sale, arricchendole. Alcuni mobili settecenteschi erano conservati nella soffitta della Rocca di Riva, in attesa di essere recuperati». Tra i mobili recuperati, il “pezzo forte” dell’allestimento: un meraviglioso tavolo di legno ebanizzato con inserti di ottone. Ma non solo: «Alcuni sopraporta in legno, realizzati da un artista italiano del Settecento, erano conservati a Parigi», rivela l’architetto Lupo, che sottolinea il generoso apporto del mecenate Elmar Kerkhoff-Bein, che ha donato il salotto “Napoleone III” e l’inginocchiatoio della cappella. Le pareti delle sale sono state ulteriormente arricchite con preziose stampe d’epoca: «Le stampe appartengono alla collezione del Museo dell’Alto Garda, non erano ancora state esposte», precisa Lupo. In linea con il gusto settecentesco del palazzo le stampe ritraggono forme artistiche classiche e neo-classiche come le sculture di Canova, i canali di Venezia e i dipinti di Raffaello. In altri casi le stampe ritraggono forme ispirate agli antichi vasi greci. Alcune incisioni a tema sacro sono state posizionate nella cappelletta. Anche le luminarie sono preziose: «Sono state installate luci e luminarie fatte realizzare appositamente nelle vetrerie di Murano», segnala l’architetto. 

Insomma, Palazzo Martini si rivela un tripudio d’eleganza e l’amministrazione comunale intende valorizzare al massimo questo tesoro, come conferma la vicesindaca di Riva del Garda ed assessora alla cultura Silvia Betta: «È un edificio di grande valenza storica, uno degli ultimi rimasti nel centro di Riva. La riapertura è imminente e il piano nobile potrà essere visitato gratuitamente il venerdì, il sabato e la domenica dalle 10:30 alle 13 e dalle 16 alle 18:30. Vogliamo destinare gli spazi alle attività culturali organizzate dal Comune, compatibilmente con il contesto residenziale in cui si trova. C’è poi la possibilità di celebrare matrimoni, incontri istituzionali e altre cerimonie. Siamo particolarmente soddisfatti dell’esito dei lavori e ringraziamo i generosi lasciti: tra questi il pianoforte ottocentesco dello stimato professore Lino Righi, donato dal professor Franco Ballardini del Conservatorio Bonporti».

La Rocca e il “MAG

La Rocca di Riva è uno degli edifici più rappresentativi della città ed ospita da diversi decenni una delle sede principali del Museo dell’Alto Garda, condiviso con Arco e i Forti di Monte Brione. Visitare la Rocca significa andare contemporaneamente alla scoperta delle esposizioni del Mag. Ce ne ha parlato il direttore del museo Matteo Rapanà: «Le prime testimonianze della Rocca risalgono al Duecento quando era un avamposto militare che è passato di mano tra i diversi dominatori della zona, dai Visconti, agli Scaligeri fino al Principato vescovile di Trento. È durante la dominazione vescovile del Cinquecento che la Rocca si ”ingentilisce” assumendo caratteristiche più residenziali e meno militari. Dall’Ottocento alla Prima guerra mondiale fu sede di una caserma militare austrungarica e nel corso dei conflitti venne bombardata per poi essere ricostruita». Fino al 31 ottobre alla Rocca il Mag ospita l’esposizione “Intrepidi collegamenti. Esperimenti di mobilità tra lago e montagna”, finalizzata a analizzare il ruolo delle infrastrutture realizzate nel Tirolo storico, le ragioni del loro abbandono e le possibilità oggi di un eventuale reimpiego.

PALAZZO SAN FRANCESCO
Il Palazzo San Francesco ospita oggi degli uffici, tra cui quello dell’Agenzia delle Entrate, ma ha alle spalle una storia suggestiva. Parte di un complesso medievale di cui oggi rimane solo il campanile e il chiostro, si dice sia stato fondato dallo stesso Francesco d’Assisi. Non a caso il chiostro è ciò che rimane dell’antico monastero. Lo racconta la professoressa Crosina: «Da un documento emerge che il “poverello d’Assisi” era transitato per Riva nel 1220 e gli fu dato permesso di fondare un convento fuori dalle mura della città. È difficile appurare la veridicità di questa notizia, ma quello che è certo è che già dal 1247 esisteva una comunità di frati minori che seguivano la regola di San Niccolò». Oltre alle poche rimanenze monumentali, la professoressa Crosina indica la presenza di preziosi affreschi medievali potenzialmente da restaurare: «Sotto la spessa crosta di colore che ricopre il chiostro, ci sono ancora gli affreschi presumibilmente di poco successivi alla fondazione del monastero». 
PALAZZO LUTTI-SALVADORI
Palazzo Lutti-Salvadori è un altro scrigno della storia di Riva del Garda. Da tempo l’amministrazione comunale procede verso il recupero dell’edificio: la parte strutturale è sostanzialmente restaurata e l’impegno è di rendere il palazzo al più presto fruibile alla cittadinanza. L’obiettivo principale, finanziato a marzo 2021, è quello di risistemare gli spazi interni e di restaurare i bellissimi affreschi. Si prevede un ampliamento della limitrofa biblioteca e la sistemazione del giardino interno. La professoressa Maria Luisa Crosina, custode delle memorie storiche rivane, racconta un interessante aneddoto che riguarda questo palazzo: «I Salvadori erano un’antica famiglia dimorante a Riva, la cui presenza è datata fin dal Cinquecento. La famiglia aveva vasti possessi nella campagna di Riva. Erano imparentati con i Ricamboni e, nel Seicento, con i Bonaquisto, famiglia di ebrei convertiti assai stimati dal Principe Vescovo, al punto che un membro della famiglia, don Alfonso, fu arciprete di Ala e fondò in quella città l’industria dei velluti».
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Pubblicato da Fabio Peterlongo

Nato nel 1987, dal 2012 è giornalista pubblicista. Nel 2013 si laurea in Filosofia all'Università di Trento con una tesi sull'ecologismo sociale americano. Oltre alla scrittura giornalistica, la sua grande passione è la scrittura narrativa. È conduttore radiofonico e dal 2014 fa parte della squadra di Radio Dolomiti. Cronista per il quotidiano Trentino dal 2016, collabora con Trentinomese dal 2017 Nutre particolare interesse verso il giornalismo politico e i temi della sostenibilità ambientale. Appassionato lettore di saggi storici sul Risorgimento e delle opere di Italo Calvino.