Scrivere sulle banconote

In Russia circolano rubli proibiti, banconote con la scritta: «No alla guerra» per aggirare la censura di Putin. Nella battaglia per la la battaglia d’espressione, si ricorre ad ogni mezzo, da quello più tecnologico a quello più improvvisato, capace però di portare lontano il proprio messaggio. Una banconota è infatti un oggetto che nessun censore, nemmeno quello più zelante, immaginerebbe mai di distruggere per silenziare quella piccola protesta vergata a colpi di biro. L’intangibilità della banconota è assicurata dal fatto che la sua distruzione equivale ad una perdita economica per chi la maneggia e per chi la produce ed è per giunta illegale: la carta-moneta è un oggetto intriso di sacralità. Non siamo ingenui, non è così che si vince un apparato censorio che poggia sulla potenza leviatanica di un regime autoritario: ma fa sorridere, se i tempi consentissero un sorriso, immaginare interi uffici nelle segrete stanze del Cremlino intenti a cancellare le scritte vietate o a scarabocchiarci sopra invertendone il significato, da «Abbasso Putin» a «Abbasso (I NEMICI DI) Putin». La pratica di scribacchiare frasi spiritose, ingiuriose, incitamenti alla propria squadra del cuore, eccetera, sulle banconote era diffusa un tempo anche dalle nostre parti: erano i tempi della “liretta” dove ad un sonoro «Forza Toro» o all’accusa «Mario Rossi ha le corna» si affiancava la prassi di aggiungere a penna una bella barba alla povera Maria Montessori che campeggiava sulle mille lire. Pratica che sembra scomparsa con l’avvento dell’euro: forse la moneta europea mette soggezione, forse si teme di farne decadere il valore, forse si temono le conseguenze legali. O forse oggi per far circolare le proprie dichiarazioni strampalate abbiamo trovato sistemi tecnologicamente adeguati ai tempi: qui in Occidente per manifestare il proprio pensiero, soprattutto quando si sente l’esigenza scrivere sciocchezze, siamo liberi di usare i social-network. Ed aprire una chat su Telegram è efficace quanto mettere in bocca al caro vecchio Giuseppe Verdi, anche lui per molto tempo volto delle mille lire, un fumetto che dica: «La terra è piatta e non cielo dicono! SVEGLIA!».

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Pubblicato da Fabio Peterlongo

Nato nel 1987, dal 2012 è giornalista pubblicista. Nel 2013 si laurea in Filosofia all'Università di Trento con una tesi sull'ecologismo sociale americano. Oltre alla scrittura giornalistica, la sua grande passione è la scrittura narrativa. È conduttore radiofonico e dal 2014 fa parte della squadra di Radio Dolomiti. Cronista per il quotidiano Trentino dal 2016, collabora con Trentinomese dal 2017 Nutre particolare interesse verso il giornalismo politico e i temi della sostenibilità ambientale. Appassionato lettore di saggi storici sul Risorgimento e delle opere di Italo Calvino.