Da lunedì 8 marzo oltre 6 milioni di studenti potrebbero seguire le lezioni da casa, se i governatori regionali disporranno la sospensione delle attività in presenza dove vi siano più di 250 contagi settimanali ogni 100mila abitanti. È la conseguenza di quanto disposto dal nuovo Dpcm in vigore dal prossimo 6 marzo. Tutti abbiamo oramai capito che la situazione non è così rosea come alcuni governatori vorrebbero farci credere, eppure pochissimi hanno colto il senso puramente matematico dei dati forniti. Molti, infatti, hanno fatto un salto sulla sedia. Ma come?!, si sono detti, se la matematica non è un’opinione 250 casi ogni centomila farebbero 25mila nuovi contagi in Lombardia e 1250 in Trentino, cosa che evidentemente non corrisponde al vero.
In Trentino, pare che siamo a 309 su 100mila; ma che parametro è dunque questa “incidenza del contagio su base settimanale”? E come si calcola? Proviamo a spiegarlo.
Si parte dal dato dei nuovi positivi trovati mediante i tamponi effettuati negli ultimi sette giorni. Quindi si rapportano alla popolazione. Andiamo a vedere il caso che ci riguarda più da vicino. Dal sito covid19trentino.fbk.eu, apprendiamo che nella settimana tra il 24 febbraio e il 2 marzo i nuovi contagi rilevati sono stati 2061.
La popolazione trentina al primo gennaio 2020 (www.statistica.provincia.tn.it) risulta essere di 545.425 unità.
Dati alla mano, a questo punto, basta dividere il numero di contagi settimanali per la popolazione diviso 100mila. Il nostro calcolo diventa così il seguente:
2061 / (545.425/100.000) = 2061 / 5,45 = 378,16.
Il nostro governatore, Maurizio Fugatti, ha parlato di 309, ma il dato è riferito al monitoraggio dello scorso 26 febbraio e forse i dati della popolazione sono leggermente diversi. (A proposito, si noti, inoltre che i numeri degli ultimi due giorni sono notevolmente più bassi – 57 e 220 – della media recente, in inverosimile controtendenza. Come mai?)
In ogni caso, per stare sotto la soglia dei 250 contagi (a settimana per 100mila abitanti) previsti dal nuovo dpcm, in vigore fino al 6 aprile, dovremmo scendere a meno di 195 nuovi casi al giorno. Il trend invece – come si può vedere dai grafici sottoriportati – appare inesorabilmente in crescita.
Ma al di là di ogni tipo di commento di ordine politico o economico, resta il fatto che si tratta comunque di un dato assolutamente relativo. Nel senso che è facilmente manipolabile agendo sul numero di tamponi effettuati. Non vogliamo certo pensare che si arrivi a certe pratiche pur di accontentare determinate categorie economiche o per evitare di intaccare il proprio consenso politico, mettendo a rischio la salute di migliaia di cittadini.
Per assurdo con questo meccanismo di calcolo verrebbe “penalizzato” chi è più scrupoloso e virtuoso nell’effettuare tamponi. Certo, le virgolette sono d’obbligo in un tempo in cui perdere determinate abitudini pare aver assunto la stessa importanza del rischio di perdere un proprio caro. Questo detto con il massimo rispetto per la terribile situazione che stanno vivendo molte categorie di lavoratori, ma va detto. Perché più continueremo a tergiversare e ad essere poco chiari, a fornire dati parziali e incomprensibili, più l’uscita da questo tunnel sarà lontana.
(Un grazie al prof. Roberto Pignatelli, dell’Università di Trento, per la collaborazione)