Se il cucciolo “impazzisce” e non se ne capisce il perché

Incomincia a correre per tutta la casa, con orecchie all’indietro e coda abbassata. Qualsiasi richiamo risulta vano, non avendo egli stesso nessuna intenzione di rispondere alle nostre richieste. E metterci nel mezzo potrebbe addirittura diventare pericoloso, in quanto in quei momenti la percezione dello spazio è pressoché assente, muovendosi il nostro amico “a caso”. Si chiamano “crisi di gioia” e sono tipiche dei cuccioli soprattutto dopo l’ultimo pasto della giornata. Per comprenderne le ragioni dobbiamo sapere che il ritmo circadiano di un cane di pochi mesi di età procede a “picchi”, passando da fasi di profondo riposo a momenti di grande intensità operativa. Questo modo di affrontare la vita è collegato al suo sistema metabolico, nonché ad un processo di crescita che necessita della ripetuta alternanza deficitaria e produttiva. Insomma, si tratta di un tratto comportamentale normale, tale da escludere qualsiasi preoccupazione di disturbo fisico o psicologico. Questo, tuttavia, non significa che non si possa fare nulla per limitarne l’eccessiva reazione.

Un primo suggerimento riguarda i pasti, in particolare quello serale. Anziché rilasciarlo nella tipica ciotola, con l’elevato rischio di un’ingestione in pochi secondi, si può decidere di introdurlo in appositi giochi di masticazione presenti in commercio, fatti di cavità in gomma dura, sfere ad apertura variabile e contenitori bucherellati. Così facendo, il nostro amico potrà dedicare tempo ed energia alla risoluzione dei “problemi” di estrazione ed inseguimento delle crocchette, estendendo il tempo di conclusione fino a trenta minuti circa. Compiuta la “caccia”, molta dell’esuberanza disponibile sarà stata utilizzata per perseguire l’obiettivo e le probabilità di una minore reazione emotiva aumenteranno a dismisura. D’altra parte, se ugualmente vi fosse un accenno di “pazzia”, un buon metodo consiste nel gettare a terra, proprio davanti al suo muso, una manciata di gustosi bocconi, così da trasferire l’attenzione su queste prelibatezze; l’impiego del naso per individuarli sul pavimento servirà a raffreddare gli animi grazie alla potenza calmante dell’olfatto. In aggiunta, per ulteriore precauzione, potremo mettere il nostro amico al guinzaglio per un breve tempo, tenendolo vicino come se nulla fosse accaduto. Ottenuta la tranquillità, lo rilasceremo libero di girovagare, consapevoli che la tempesta sarà stata superata.

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Pubblicato da Stefano Margheri

Mi hanno detto, e penso di ricordarlo, che da piccolo mi perdevo nella fattoria in miniatura, fatta di animali di diverse specie che sostituivano i tipici soldatini dell’epoca. Probabilmente, in qualche parte della memoria, questa passione si è trasformata in qualcosa di reale e a distanza di molti anni mi ritrovo ad ammirare, con lo stupore di un bambino, ogni espressione del comportamento animale. In particolare, i cani sono diventati la mia vita, oggi persino una professione, prima affiancata alla laurea in giurisprudenza e poi fatta prevalere su quest’ultima. Le qualifiche e i titoli acquisiti nei decenni mi hanno insegnato l’importanza di non smettere di imparare, coniugando la pratica dell’addestramento con il piacere curioso della conoscenza teorica. Scrivendo e descrivendo i cani, cerco di trasmettere quello che giornalmente loro stessi mi insegnano.