Ida, Piera, Laura, Valentina, Antonia, Bianca, Adjowa, Carmen. Sono i nomi delle protagoniste del libro “Siamo matte, se vi pare. La salute mentale vista da otto donne trentine” (Erickson, 2020) scritto dai giornalisti Jacopo Tomasi e Katia Dell’Eva. Un libro che dà voce a utenti di servizi di salute mentale, ma anche a operatrici, madri, amiche, parenti e conviventi di persone con disagio psichico. Una galleria di ritratti femminili che mostrano, da prospettive differenti, un mondo distante dai riflettori e apparentemente lontano dallo scorrere delle vite degli «altri». In realtà, il tema della sofferenza psichica è più vicino di quanto non sembri, come spiega il volume che, ripercorrendo la storia dei servizi che si sono occupati di salute mentale in Trentino (dall’Ospedale Psichiatrico di Pergine all’approccio del «fareassieme», che ha fatto conoscere il Servizio di salute mentale di Trento in Italia e non solo), rilancia domande cruciali: cosa significava ieri e cosa significa oggi essere considerate «matte»? Come si affronta il disagio psichico? Come si vede il mondo attraverso la lente della «follia»?
Il libro porta con sé un messaggio di sofferenza, ma anche di resistenza come spiegano gli autori. «Siamo matte, se vi pare è infatti un’affermazione di resistenza. Quel “se vi pare” sta un po’ a dire: “Chiamateci pure matte, attaccateci addosso le etichette che volete, noi intanto andiamo avanti contro i pregiudizi”. Perché questo è il messaggio che lanciano le ragazze e le donne di questo libro», dicono Tomasi e Dell’Eva.
Tra le pagine si percepisce l’obiettivo di smontare stereotipi e pregiudizi che ancora esistono sul tema della salute mentale. «Lo facciamo – affermano ancora gli autori – attraverso le testimonianze di queste otto donne. Crediamo sia importante farlo perché purtroppo ancora oggi quando i riflettori dei media si focalizzano sul tema della salute mentale, lo fanno perché accade qualche fatto di cronaca nera, quando si parla ad esempio di “raptus di follia”. Questo però deforma la realtà e alimenta alcuni stereotipi. In questo modo si costruisce l’identikit della persona che soffre di disturbi psichici come una persona bizzarra, che assume atteggiamenti strani, anche violenti, “non normali”. Questo identikit per certi versi ci rassicura perché ci fa dire: “se la follia è questa cosa qui, a me non succederà mai”. Ecco, questo libro grazie alla voce delle donne coinvolte, cerca di smontare questo ragionamento facendo capire che il confine tra la cosiddetta follia e la cosiddetta normalità è più sottile di quanto si pensi».
“Siamo matte, se vi pare” mette di fronte i lettori a un aspetto importante e talvolta nascosto – in un periodo storico in cui il negazionismo si fa sempre più strada – ovvero che la malattia mentale esiste e va affrontata. In che modo? Con le medicine, sì, ma anche con le relazioni «perché così si può superare. E forse – sottolineano Tomasi e Dell’Eva – le donne hanno ancora più forza nell’affrontarla e superarla».
L’idea della pubblicazione nasce assieme a un progetto sul tema della salute mentale e delle questioni di genere promosso dall’associazione AnDROmeda e l’intero ricavato sarà utilizzato dall’associazione Andromeda per progetti contro la violenza di genere.