Sognando l’assessore

Succede spesso. Il fatto di alternare nel corso della vita momenti in cui si è più concreti e realistici a momenti in cui ci si sente più sensibili nonché particolarmente coinvolti e portati a farsi trascinare dall’andamento casuale delle cose. E se a volte si sorride sarcastici a chi crede con supponente faciloneria ai segni del destino, in altre avviene (inspiegabilmente) di trovarcisi dentro fino al collo, travolti da una serie di beffarde coincidenze. 

Insomma, succede di essere avviluppati nelle maglie del fato, eccome! E in quelle determinate circostanze pare proprio di trovarsi al centro della scena di una commedia pirandelliana. Sì, una di quelle in cui si gioca sull’equivoco, si invertono i ruoli dei personaggi, si crede e non si crede – a seconda del contesto e delle situazioni – alla presunta verità o all’ingannevole malinteso. E dove una parte importante è impersonata dal caso, cioè dalla fortuita fatalità di situazioni apparentemente ed incredibilmente strane. 

Quante volte ci capita di pensare a una determinata persona – che non sia una presenza regolare e costante della propria esistenza – e poi trovarcela improvvisamente dietro l’angolo? Cosa ha condotto la nostra mente su quelle orme che all’improvviso prendono corpo e ci presentano la materializzazione di un pensiero, in carne ed ossa? 

L’antefatto nasce da una discussione tra colleghi insegnanti sulle modalità di spostamento casa-scuola in occasione del mega concerto del cantante modenese. Trovandoci a esercitare il nostro lavoro in una sede limitrofa all’arena musicale, ci si chiedeva quanti ostacoli – in ordine di traffico e viabilità – avremo dovuto sostenere per arrivare in orario nelle aule scolastiche. In quella sede, qualcuno presentava le soluzioni alternative (come la percorrenza del tragitto in bicicletta, lungo la ciclabile) altri impugnavano pareri più radicali, come la chiusura delle scuole nel giorno del concertone. Ed ecco saltare fuori nel discorso l’assessore. Se fossimo in una commedia di Pirandello, l’autore lo posizionerebbe in ombra, a lato della scena, quale spettatore presente ma non visto dai recitanti principali. Lo sfondo sarebbe quello dell’aula professori, nella quale si muovono gli insegnanti – attori. E ad un tratto compare lui, chiamato in causa dalle circostanze. 

“Bisognerebbe chiederlo all’assessore: secondo voi se la sentirebbe di fare il tragitto con noi in quelle giornate in cui il corrispettivo dell’intera città di Trento sarà presente nella spianata dedicata alla musica?” 

Tralasciando le ulteriori battute di scena, arriviamo al momento in cui cala il sipario e si conclude il primo atto. 

Il secondo si apre in pieno centro città, in un assolato sabato mattina di primavera. Due colleghe, facenti parte del gruppo sopra citato, si apprestano a sedersi ad un tavolino per degustare un buon caffè. A pochi metri da loro, un giornalista sta intervistando qualcuno di importante. È lui! Le luci del palco lo catturano come in un cono, ma prima che le due insegnanti riescano ad avvicinarlo, sparisce inspiegabilmente nel nulla. La scena seconda ha luogo due giorni dopo, nel pomeriggio. Ci troviamo davanti a un altro bar molto frequentato del centro; questa volta le due professoresse passeggiano a passo lento, fermandosi di tanto in tanto a osservare le vetrine dei negozi. E lo incontrano di nuovo. È proprio lui, inequivocabilmente. Ma anche questa volta non è solo: si trova in compagnia di una persona, con la quale dialoga amabilmente. In attesa che lui concluda quella conversazione, gli girano intorno, si ripassano il discorso, provano a simulare l’approccio migliore. Meglio iniziare con un formale “buongiorno” o un più confidenziale “salve”? Si parte subito a esplicitare il punto saliente della questione o meglio prenderla larga? E mentre le due ordiscono la tela dell’intervento, l’altro – ancora una volta – si volatilizza. 

E il finale? Rimane sospeso come in una commedia di Pirandello, dove la verità non è mai chiara e ben delineata, quanto piuttosto contraddittoria e inafferrabile. A dimostrare che quello che si cerca con affanno spesso non si trova e che quello che avviene va colto al volo, prima che scappi via. Come l’assessore.  

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Pubblicato da Tiziana Tomasini

Nata a Trento ma con radici che sanno di Carso e di mare. Una laurea in materie letterarie e la professione di insegnante alla scuola secondaria di primo grado. Oltre ai grandi della letteratura, cerca di trasmettere agli studenti il piacere della lettura. Giornalista pubblicista con la passione della scrittura, adora fare interviste, parlare delle sue esperienze e raccontare tutto quello che c’è intorno. Tre figli più che adolescenti le rendono la vita a volte impossibile, a volte estremamente divertente, senza mezze misure. Dipendente dalla sensazione euforica rilasciata dalle endorfine, ha la mania dello sport, con marcata predilezione per nuoto, corsa e palestra. Vorrebbe fare di più, ma le manca il tempo.