Sui sentieri della felicità

Cecilia Mercadante – storyteller

Cecilia, una volta intrappolata nella frenesia milanese, ha trovato la sua libertà sui sentieri. Dopo aver combattuto contro la depressione, ha deciso di ascoltare il suo cuore e di partire alla scoperta di sé stessa. Oggi, è una viaggiatrice solitaria che condivide le sue esperienze attraverso scritti e contenuti digitali. La sua storia è un invito a ritrovare il proprio cammino, a uscire dalla propria comfort zone e a riscoprire la bellezza di vivere nel presente.

Partendo dalla tua esperienza sul Cammino della Plata, quali sono state le più grandi meraviglie che hai incontrato, sia in natura che nelle persone?
La Via de la Plata per me è stata immensa. Mi ha dato tanto, sia a livello umano che di emozioni. La natura cambia di regione in regione, si modifica in base all’ambiente, e ho potuto assistere a scenari incredibili di trasformazione. Partendo dal sud della Spagna e attraversando Andalucìa ed Extremadura, l’ambiente attorno a me era secco, i colori dominanti il giallo e il marrone, pochi alberi, poca ombra e poche persone. Più salivo verso nord e più la natura mutava e si colorava di diversi colori. Entrando in Castilla y Léon e in Galicia ero circondata da verde, acqua, muschio, felci, boschi e anche le abitazioni cambiavano: al sud erano colorate di bianco e tinte accese.
Essendo un cammino poco percorso, rispetto agli altri cammini di Santiago, sulla Plata ho trovato poca gente, ma quei pochi mi hanno lasciato davvero tanto. Persone umili e ognuno con la propria personalità particolare e speciali a modo loro. Li porto nel mio cuore, ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa di bello da portarmi a casa.

L’arrivo a Santiago de Compostela

I cammini che percorri come hanno cambiato il tuo modo di percepire il mondo? Soprattutto dopo aver percorso un cammino così lungo.
I cammini mi hanno sconvolto totalmente la vita. Prima di cominciare a camminare io vivevo e lavoravo a Milano, nel caos e in perenne corsa. Da quando ho lasciato quella vecchia con l’intento di mettermi in cammino, la mia percezione della vita è stata stravolta. Ho compreso il valore del tempo, il benessere del vivere di poco, l’importanza di stare all’aria aperta e in un luogo stimolante e naturalistico. Così ho cambiato lavoro, città e modo di vivere, e facendo questo nella mia quotidianità è cambiato anche il mio modo di vedere e vivere la vita e il mondo.
I cammini lunghi sono potenti. Quando vado a percorrere un cammino breve torno a casa con una sensazione strana, come se non avessi fatto in tempo ad abituarmi a quello stile di vita che sono già di rientro a casa. Mentre nei cammini lunghi vieni totalmente immersa in una nuova routine, il tuo corpo e la tua mente vivono qualcosa di totalmente forte e tornare non è mai facile.

Quali consigli daresti a chi vuole iniziare un cammino per riscoprire la meraviglia del quotidiano e se stesso?
Incamminatevi. Fare il primo passo è sempre difficile. Più ci si pensa e più si troveranno motivi per non mettersi in cammino, ma quando lo fai non riuscirai a tornare più indietro. Tutto il resto, poi, lo si impara sbagliando: scarpe, zaino, allenamento… questo viene dopo, il mio consiglio è viverlo, farsi meravigliare e non smettere mai di camminare.
Come hai fatto a mantenere vivo lo spirito di avventura e passione anche nei momenti più difficili della «strada»?
I momenti più difficili sono i più importanti. Sono quelli che ricorderai di più una volta tornata a casa, soprattutto perché sarai riuscita a superarli e avrai nuova forza e consapevolezza. Non è semplice quando ci stai dentro, ma è quello che ti forgia di più. Per quanto mi riguarda, i momenti più difficili mi danno adrenalina, movimentano il viaggio. Se andasse sempre tutto bene, forse, mi annoierei un po’. Ad ogni modo, sono i momenti più preziosi.
Torniamo alla vita quotidiana. Come pensi che sia possibile portare lo stile di vita del cammino e il suo spirito nella nostra routine?
Non è facile. Quando ci stai dentro pensi: “quando torno a casa…”, poi veniamo nuovamente risucchiati dalla società. Per quanto mi riguarda io mi sono creata una lista dei 10 comandamenti del camminatore, in base a ciò che mi ha insegnato il cammino. Ho imparato tanto, ma spesso ci si perde e si perdono di vista le cose importanti della vita. Una vita simile al cammino la vivo anche 3 mesi l’anno quando sono a lavorare in rifugio. Sono ferma, ma vivo con la stessa intensità di quando sono in cammino.
Dicembre è spesso un mese di bilanci e di nuovi inizi. Quali sono le tue riflessioni su questo periodo dell’anno, alla luce della tua esperienza sulla via della Plata?
In un anno, spesso, mi sembra di aver vissuto dieci vite diverse. Sono nomade, non ho una routine, non ho un posto che chiamo casa, ho diversi lavori e vivo in diversi posti in base al periodo e la stagione. Capita di guardarmi indietro e di darmi una pacca sulla spalla, orgogliosa anche dei piccolissimi passi che ho percorso. Non mi pento di nulla e continuo ad andare avanti sul mio sentiero, anche se a volte è buio e tortuoso. Anche le sconfitte sono importanti nel percorso, sono quelle che mi hanno dato quella spinta in più ad andare avanti e proseguire. La Plata mi ha dato tanto e sarà un tassello importante nella mia vita.

Quali piccole sfide ti sei posta per questo dicembre e a quali progetti futuri ti stai dedicando?
Mi sto dedicando alla scrittura, al momento ciò a cui sto lavorando è ancora top secret! E tanti diversi hobbies fai da te.

Quali sono le abitudini che ti aiutano a mantenere uno sguardo curioso sul mondo?
Non sono un’abitudinaria, odio la routine e sento la necessità di cambiare spesso. Forse è proprio la mia personalità che mi porta ad andare sempre alla ricerca del nuovo, del non vissuto a mantenermi curiosa e sempre con la voglia di fare e scoprire.

Che consiglio daresti a chi vuole iniziare il nuovo anno con una prospettiva diversa?
Odio le frasi fatte, non ti dirò: “Se vuoi, puoi!”. Ma ti dico che a piccoli passi, con i propri tempi puoi raggiungere i tuoi obiettivi.
Non c’è bisogno di stravolgere tutto da un giorno all’altro come ho fatto io, ma puoi farlo iniziando a metterti in discussione e provare a metterti in gioco, avendo sempre una mente aperta e non avendo paura del cambiamento.

Come vivi l’inverno dopo aver trascorso l’estate in rifugio e in cammino?
L’inverno, per me, è la stagione più difficile. Mi rende triste e faccio fatica a fare le cose che mi piacciono.
Nell’ultimo anno, invece di forzarmi a fare le cose che non mi piacciono pur di farlo passare per poi starci male, ho deciso di usarlo per prendermi il mio tempo, per curare i progetti che metto sempre da parte, ad esempio la scrittura e il fai da te. Vado in letargo e lavoro per me stessa.
Quali sono le piccole meraviglie che ti piacciono di più in questa stagione?
La luce. L’inverno ha una luce particolare, soffusa, fredda, malinconica. Mi piace la sua malinconia, il mettersi sulla poltrona con la copertina e il tè caldo. E il calore del sole quando tutto attorno a te è freddo mi dà una dolce sensazione di essere abbracciata.

Hai qualche rituale invernale che ti aiuta a ritrovare te stessa?
Lo scorso inverno l’ho vissuto a Maratea, una piccola città di mare in Basilicata. La parte preferita della giornata era quando il sole tramontava sul mare, riuscivo a vederlo dalla finestra. Accendevo la stufa, l’incenso, preparavo un tè caldo e mi fermavo un attimo in silenzio a vivermi quel momento irripetibile. Per questo inverno troverò la mia meditazione da qualche altra parte.

In un mondo sempre più frenetico, la storia di Cecilia ci offre un’ancora di salvezza. Ci ricorda l’importanza di vivere il presente, di apprezzare le piccole cose e di coltivare i nostri sogni. E mentre guardiamo al futuro, possiamo trarre ispirazione dalla sua capacità di adattarsi al cambiamento e di affrontare le sfide con coraggio. Perché, come dice lei stessa, “anche le sconfitte sono importanti nel percorso, sono quelle che mi hanno dato quella spinta in più ad andare avanti e proseguire”.

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Pubblicato da Luca Grieco

La letteratura e la storia sono le sue muse. Trasforma le gesta del passato in nuove narrazioni. Ogni momento è un’opportunità per svelare i misteri del tempo.