Sulle Sierras: tra fatica e successo

Il Messico, terra di altipiani e di miniere, di deserti e frutteti. Meta di tanti trentini negli ultimi decenni dell’Ottocento, quando la crisi causata dal crollo della Borsa di Vienna (1873) causò un tracollo economico nei territori dell’Impero asburgico. I trentini migrarono in Messico attirati dalla promessa, spesso disattesa, di “terra e lavoro”: i rivoluzionari zapatisti requisivano i campi e li distribuivano ai messicani, costringendo molti trentini a riparare altrove, soprattutto negli Stati Uniti. Ma i trentini rimasti riuscirono ad integrarsi nella società messicana, raggiungendo posizioni sociali di rilievo, come nel caso di Luis Angel Cetto, originario di Selva di Levico, uno dei più importanti imprenditori messicani del vino. Ne abbiamo parlato con Renzo Tommasi, storico dell’esperienza trentina nel paese meso-americano. A parlarci del Circolo trentino di Colonia Manuel González è la presidente Monica Fadanelli, che ha raccontato: «Il Circolo Trentino è centrale per mantenere viva la nostra identità italiana. Conta attualmente 70 famiglie, i cui cognomi rimandano spesso al Trentino: Angheben, Baldo, Canella, Fadanelli, Mánica, Toss, Parissi». Sono dodici i circoli affiliati a Trentini Nel Mondo presenti in Messico: Città del Messico, Tijuana, Aguascalientes, Colonia Manuel Gonzales, Citlapetl, Colonia Diez Gutierrez, Cordoba, Huatusco, Puebla, San Luis de Potosì, Veracruz, Xalapa.

Il circolo di Colonia Manuel Gonzales in una foto di gruppo del 2019

SULLE SIERRAS, CONTADINI E MINATORI
«Il Messico si aprì ufficialmente all’immigrazione solo nel 1880, – ha raccontato Tommasi –  avendo preso nota del successo dell’esperienza brasiliana e argentina dove le colonie di trentini avevano portato grande beneficio al paese». Il Messico d’altronde aveva terra in abbondanza: «Ma mancavano le braccia – precisa Tommasi. La voce di questo interessamento arrivò fino nelle nostre valli». Tommasi propone una cronologia dei principali arrivi di trentini in Messico: «Il primo viaggio numericamente consistente avvenne nel 1881. I primi 2500 trentini fondarono la Colonia Manuel Gonzales nello stato di Veracruz. Nel 1882 altri duemila trentini arrivarono a San Luis Potosì, dove stabilirono la Colonia Diez Gutiérrez vicino a Ciudad del Maiz. Un altro gruppo partì da Brez e arrivò nella Sierra Mojada, per lavorare nelle miniere. Nel 1924 fu fondata la Cooperativa agricola San Cristoforo nella zona di Guadalajara. La fondazione di questa colonia richiese un grande apporto di mano d’opera e portò via ben trecento giovani dal Trentino, principalmente da Vallagarina, Val di Non, Valsugana».

Lo spettacolare Centro culturale di Tijuana

IL TRAUMA DELLA RIVOLUZIONE
Alcuni trentini diventarono amministratori delle miniere, ma erano quasi tutti agricoltori, attirati dal miraggio dei dieci ettari di terra promessi dal governo messicano. Promesse poi disattese: «La Rivoluzione messicana (quella capitanata da Emiliano Zapata e Pancho Villa, iniziata nel 1910 e conclusasi nei primi anni ‘20, ndr) sottrasse le terre della Cooperativa San Cristoforo ai trentini, per affidarne i fondi ai contadini del posto», ha spiegato Tommasi. In generale per i trentini la vita non era rose e fiori: «Erano frequenti le discriminazioni degli “zapatisti” che li additavano per il loro cognome che suonava “tedesco”», indica Tommasi. Alcuni cercarono di spostarsi negli Stati Uniti: «Venivano bloccati alla frontiera di Tijuana – spiega lo storico – I trentini si fermavano lì, diventando muratori o lavorando nella ristorazione. Alcuni dei discendenti degli emigranti trentini sono diventati grandi imprenditori: il più grande imprenditore messicano del vino è Luis Angel Cetto, originario di Selva di Levico».

EMIGRAZIONE, “AFFARE” DI FAMIGLIA
Tommasi ha spiegato come quella dei trentini verso il Messico fosse un’emigrazione che coinvolgeva le famiglie: «Un uomo, di solito uno dei figli, apriva la strada e verificava le condizioni di lavoro in un determinato luogo. Se le condizioni erano buone, il resto della famiglia lo seguiva». Anche le donne avevano un ruolo importantissimo: «Era normale in una società contadina: curavano la casa e l’istruzione dei figli in quanto le donne trentine sapevano leggere, scrivere e fare di conto. Ai figli però parlavano in spagnolo: non volevano che subissero delle discriminazioni». Nel corso degli anni la popolazione di origine trentina si è integrata nel tessuto sociale messicano: «Da contadini e muratori, i trentini e i loro discendenti sono diventati liberi professionisti, hanno fatto l’università e ci sono stati persino politici di primo piano di origine trentina», sottolinea Tommasi.

Il Museo intitolato al sacerdote di origini trentine José Benigno Zilli Mánica

UN’EREDITÀ DIMENTICATA E POI RISCOPERTA
I trentini della prima generazione non dimenticarono le loro origini: «L’esperienza dell’emigrazione li aveva uniti, quei 40 giorni a bordo del “vapore”, seguiti dai 40 giorni di quarantena, tra tanti soprusi» evidenzia Tommasi. Nel corso dei decenni, alcuni discendenti dei trentini avevano dimenticato le loro origini: «Per dare un’idea di massima della loro provenienza dicevano di venire da “Venezia”, – indica Tommasi – Ma mi sono accorto dai loro cognomi, dal modo tipico con cui cucinavano la polenta, da alcuni elementi dialettali presenti nella loro parlata, che in realtà erano trentini. E allora grazie all’aiuto di Josè Benigno Zilli Manica, sacerdote, siamo riusciti a fare riemergere questo patrimonio di tradizioni, pubblicando diversi libri, tra cui “Terra e libertà”».

SETTANTA FAMIGLIE PER IL CIRCOLO DI “ZENTLA”
Tra le comunità dove la presenza trentina è radicata vi è Colonia Manuel Gonzales. Vi sorge uno dei principali circoli trentini del Messico, guidato dalla giovane presidente Monica Fadanelli: «Dal Novecento, la Colonia iniziò ad essere ufficialmente ribattezzata con il nome “Zentla” – spiega Fadanelli. Da allora Zentla è una delle città messicane dove si è mantenuta una comunità italiana e molte volte nella regione è ancora chiamata “la Colonia”». Ma sono scarse le tracce linguistiche del retaggio trentino: «Più di un terzo degli abitanti sono di origine italiana, – indica Fadanelli – anche se quasi nessuno parla italiano o i suoi dialetti».

GLI EVENTI DEL “19 OTTOBRE”
Ciò nonostante il Circolo di Colonia Manuel Gonzales continua a portare avanti forme di promozione della cultura italiana e trentina. Tra i momenti più attesi vi sono le celebrazioni del 19 ottobre: «È la data in cui si celebra l’anniversario della migrazione italiana in Messico – racconta Fadanelli – La giornata inizia con una messa religiosa. Vengono cantati gli inni nazionali del Messico e dell’Italia e viene posta un’offerta floreale presso il monumento al generale Manuel González, presidente della Repubblica messicana nel 1881, anno in cui arrivarono i nostri migranti italiani». Non manca l’opportunità di gustare pietanze che mescolano la tradizione trentina, italiana e messicana: «Il cibo viene condiviso in un tipico pasto messicano in cui si serve la tradizionale polenta, birria (consommé di manzo) e barbecue con riso e salsa “pico de gallo”. Mentre i partecipanti assaggiano il cibo, un gruppo di balletto folcloristico presenta danze italiane e messicane». 

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Pubblicato da Fabio Peterlongo

Nato nel 1987, dal 2012 è giornalista pubblicista. Nel 2013 si laurea in Filosofia all'Università di Trento con una tesi sull'ecologismo sociale americano. Oltre alla scrittura giornalistica, la sua grande passione è la scrittura narrativa. È conduttore radiofonico e dal 2014 fa parte della squadra di Radio Dolomiti. Cronista per il quotidiano Trentino dal 2016, collabora con Trentinomese dal 2017 Nutre particolare interesse verso il giornalismo politico e i temi della sostenibilità ambientale. Appassionato lettore di saggi storici sul Risorgimento e delle opere di Italo Calvino.