La scienza che stupisce è un titolo che potrebbe racchiudere l’essenza del Teatro della Meraviglia, il festival che, per l’ottava volta, porta la scienza sul palco, in un incontro tra il pensiero critico e la riflessione artistica. La rassegna, nata dalla collaborazione tra l’Università di Trento e l’associazione culturale Arditodesìo, dal 19 al 23 novembre trasformerà la città in un laboratorio vivente di idee. Quattordici appuntamenti spazieranno dalla crisi climatica all’overtourism, passando per la bomba atomica e la matematica, per approdare agli stereotipi di genere, raccontando la scienza non solo come disciplina, ma come una storia di uomini e donne che lottano, scoprono, falliscono, e talvolta vincono.
Quest’anno, l’edizione si arricchisce di novità, e una delle più interessanti è l’ingresso della letteratura scientifica. Durante il festival, infatti, sarà possibile esplorare La Libreria della Meraviglia, un’accurata selezione di letture che riflettono sulle tematiche del festival, da quelle scientifiche a quelle artistiche, pensata per orientarsi nel vasto e spesso complesso panorama della conoscenza. Un modo per avvicinare il pubblico a tematiche affascinanti ma di non facile comprensione, ma che in questo festival si presentano con un linguaggio vivace e coinvolgente.
Il programma si apre martedì 19 novembre, al Teatro Sociale, con un dialogo incentrato sulla comunicazione della scienza, Il microscopio delle lettere, a cura di Nico Pitrelli e Luigi Civalleri. La serata proseguirà con un evento spettacolare, Allegro bestiale, con Telmo Pievani e la Banda Osiris, che esploreranno la biodiversità in un futuro prossimo, un’Italia che è stata ricca di fauna e flora e che oggi deve affrontare il cambiamento, se vuole preservare la sua anima.
Il 20 novembre, il festival si arricchisce di un omaggio al maestro Alberto Manzi, volto storico della televisione educativa italiana. Daniela Nicosia, regista dello spettacolo Alberto Manzi: storia di un maestro, ci condurrà nella vita di un uomo che ha reso la conoscenza un diritto per tutti, dal carcere minorile alla televisione. Questo non sarà solo un tributo alla pedagogia, ma un invito a riflettere sul valore dell’istruzione come strumento di emancipazione e libertà.
Il 21 novembre sarà dedicato al cambiamento climatico, con un dialogo dal titolo Cambiamento climatico: siamo veramente a rischio catastrofe? a cura di Dino Zardi, ordinario di Fisica dell’atmosfera all’Università di Trento. Il tema sarà seguito da una riflessione sulle Brevi storie di catastrofi personali, a cura dei ricercatori del progetto Open Mike. La serata si concluderà con la performance di Roberto Mercadini, che racconterà la storia della Little boy, la bomba atomica che nel 1945 ha sconvolto Hiroshima.
Il 22 novembre, la montagna sarà protagonista con Marco Albino Ferrari e Emanuele Arrigazzi, che, con Chiedi alle montagne, esploreranno la fragilità del nostro ambiente montano, confrontandosi con le sfide poste dalla crisi climatica, dalla perdita di biodiversità e dalle nuove dinamiche turistiche.
Il festival si chiuderà il 23 novembre con un appuntamento pensato per i più giovani. Alle 10.30, al Teatro Portland, andrà in scena Ho perso il filo, una storia di amicizia tra due bambini e un baco da seta, che avvicinerà il pubblico più piccolo alla scienza con una storia di gioco e scoperta. Il programma si concluderà al Teatro Cuminetti con Verba manent, un omaggio a Ennio De Giorgi, il genio della matematica che ha cambiato il nostro modo di vedere il mondo.
Il Teatro della Meraviglia non è solo un festival, ma un’occasione per riflettere sulla scienza come esperienza umana, una storia fatta di risposte e domande che non smettono mai di stupire. Ogni spettacolo è un invito a mettere in discussione la realtà che conosciamo, un viaggio che parte dalla fisica e dalla matematica, passando per le montagne e i grandi eventi storici, fino ad arrivare alle più intime riflessioni sul nostro rapporto con il mondo che ci circonda.
Così, tra spettacoli, letture e conversazioni, il festival di quest’anno ci propone un’esperienza che non è solo da vedere, ma da vivere. Non solo per conoscere, ma per essere parte di una riflessione collettiva, che è al tempo stesso scientifica, umana e civile. Un invito a tutti a mettere in discussione, a interrogarsi, a meravigliarsi.