Tedesco lingua antipatica? Studiamola lo stesso


«Sei trentino? Allora parli il tedesco?». Chi non si è sentito rivolgere la domanda almeno una volta, magari dal vicino di ombrellone appena incontrato? Fatto sta che la domanda a un certo punto diventa legittima: quanti trentini parlano tedesco? Quanti l’hanno imparato sui banchi di scuola? Difficile rispondere, non ci sono molti dati che ci aiutino a comprendere. La statistica più recente, prodotta dall’Istat nel 2015, quindi un po’ stantia, indica genericamente il Nord-est come l’area d’Italia in cui il tedesco è più conosciuto, con l’11,5% della popolazione che lo conosce come seconda lingua, contro il 5,8% del Nord-ovest e il 3-4% nel resto d’Italia. Di una statistica simile non sappiamo bene che fare, perché è un dato che mette insieme regioni molto diverse: in Emilia-Romagna la seconda lingua straniera (dunque escludendo l’inglese) più studiata nelle scuole è il francese, mentre in Veneto e in Friuli-Venezia Giulia viene offerto il tedesco. In Trentino il tedesco viene affiancato all’inglese nelle scuole primarie, ma poi viene abbandonato quando alle scuole superiori cade l’obbligo di doppia lingua. A ciò aggiungiamo la sensazione, benché non avvallata da dati, che l’ora di tedesco, lingua ostica per grammatica e forse “antipatica” per sonorità e pregiudizio culturale, non è quella più popolare tra gli allievi. Anche lasciando perdere quella suggestione che vorrebbe i trentini come “tirolesi”, ipotesi molto più mitologica che storico-culturale, la vicinanza con il mondo germanico ci impone di voler comprendere l’idioma dei nostri vicini. Farebbe bene alla vivacità del mercato del lavoro, abbatterebbe alcune barriere culturali, e non da ultimo, insegnerebbe ai giovani un po’ di sana grammatica che non fa certo male. Se posso indugiare in un ricordo personale, l’aver abbandonato lo studio del tedesco dopo averlo studiato per tre striminziti anni alle scuole medie, perché al sottoscritto la lingua di Andreas Hofer risultava proprio indigesta, è uno dei grandi rimpianti della mia vita. Un appello agli studenti: studiate il tedesco, anche se vi sta “antipatico” perché privo della meravigliosa prosodia delle lingue neolatine, verrà il giorno in cui sarete contenti di averlo fatto. Un appello ai genitori: fate studiare tedesco ai vostri figli, e se non lo digeriscono, costringeteli finché potete, come li costringete al corso di karatè. Presto o tardi loro vi ringrazieranno.

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Pubblicato da Fabio Peterlongo

Nato nel 1987, dal 2012 è giornalista pubblicista. Nel 2013 si laurea in Filosofia all'Università di Trento con una tesi sull'ecologismo sociale americano. Oltre alla scrittura giornalistica, la sua grande passione è la scrittura narrativa. È conduttore radiofonico e dal 2014 fa parte della squadra di Radio Dolomiti. Cronista per il quotidiano Trentino dal 2016, collabora con Trentinomese dal 2017 Nutre particolare interesse verso il giornalismo politico e i temi della sostenibilità ambientale. Appassionato lettore di saggi storici sul Risorgimento e delle opere di Italo Calvino.