È arrivata l’estate, e con essa l’agognato tempo delle vacanze, dei viaggi e della fotografia!
Lasciando ai fotografi della domenica il legittimo diritto di fare una montagna di foto-ricordo, dotate spesso di scarsa qualità tecnica ma cariche di valenza emotiva, dedichiamo qualche riga ai fotografi ambiziosi, che chiedono alle fotografie qualcosa in più della semplice funzione mnemonica. Ci riferiamo in particolar modo ai fotografi viaggiatori, sia quelli che attraversano gli oceani per mettere la bandierina sulla spiaggia di Honolulu, sia quelli che si accontentano di visitare una qualunque meravigliosa città europea. È necessario fare una premessa: la fotografia di qualità, quella che riesce a raccontare qualcosa di interessante a tutti e non solo all’autore, richiede dedizione, concentrazione, solitudine, tempi lunghi di esplorazione, osservazione e riflessione. Sono requisiti che poco si accompagnano al viaggio contemporaneo, frettoloso e costretto entro tempi ristretti. E quindi? Rinunciamo a fotografare?
Ci accontentiamo della probabile mediocrità? No, esiste una possibilità che, almeno in parte, può dare soddisfazione al fotografo senza compromettere il piacere della vacanza. Si tratta semplicemente di separare le due esigenze concedendo loro il giusto tempo. Per fare un esempio, una vacanza di una settimana a Berlino, in compagnia del proprio/a partner dovrebbe prevedere che buona parte del tempo sia destinato a godersi la bellezza della città, a visitare i musei, a gustare birra e cucina fusion, con la sola compagnia fotografica dei propri occhi e dello smartphone per prendere qualche appunto visivo. Per soddisfare l’appetito fotografico e ottenere foto soddisfacenti possono bastare tre o quattro mezze giornate, nelle quali, in solitaria, giocarsi tutta la propria abilità, in una condizione di ideale concentrazione.