
Il termine “territorio” deriva dal latino terrae torus, letto di terra, e in principio veniva utilizzato per indicare un luogo di appartenenza, uno spazio con un confine ben delimitato: facendo un tuffo nel passato possiamo immaginare i primi popoli che si sono insediati sulle colline e che hanno iniziato a trasformare un ambiente naturale in uno spazio da abitare, permettendo così l’introduzione dell’agricoltura, dell’allevamento e dell’estrazione mineraria, nonché lo sviluppo delle prime comunità. Le risorse primarie permettevano alle genti di lavorare la terra con le mani e di rimanere strettamente collegati a essa. Tuttavia il mondo è cambiato in fretta da allora: le piccole comunità si sono trasformate in paesi, città, province, regioni; le miniere sono state chiuse, gli allevamenti sono divenuti intensivi, i frutti della terra vengono spesso confezionati dentro a sacchetti di plastica! Eppure non mancano le industrie, l’inquinamento, le macchine elettriche, la globalizzazione, gli spazi digitali, un’intelligenza artificiale da cui vogliamo farci superare… Dove vogliamo arrivare? Lo sappiamo che le nostre mani toccano più smartphone che fiori? Ci siamo accorti che ai bambini insegniamo a usare le tastiere, ma non a coltivare la terra? Con il mutare della società, anche il concetto di “territorio” si è amplificato: oltre a indicare lo spazio in cui si vive, contestualizza lo sviluppo sociale, culturale, rurale ed economico di chi ci vive. Possiamo allora dire che in Trentino siamo fortunati: in questo mondo che corre e che costruisce grattacieli sempre più alti e grigi, siamo circondati da prati verdi e da montagne selvagge, possiamo ammirare un’alba e un tramonto dalla finestra di casa, riusciamo a fare “rete” fuori dallo schermo, coltivando relazioni umane – e la terra. E dobbiamo aver cura di preservare questa grande ricchezza, poiché la terra è la nostra casa e il territorio è la nostra comunità.