“Time Lapse”: come eravamo

Oramai è risaputo: l’aspetto che le stelle ci mostrano non è certo quello attuale. L‘eterno baluginare che ci commuove o che ci fa innamorare è infatti l’aspetto che questi enormi ammassi infuocati avevano milioni e miliardi di anni fa. Non è sbagliato quindi dire che guardando le stelle, noi stiamo puntando gli occhi direttamente nel nostro passato. L’esclusività del “presente”, affermata nei secoli, secondo la convinzione che esista solo quello e agli umani non sia dato sconfinare in altre realtà temporali è qui clamorosamente messa in discussione.

A corroborare l’affermazione, adesso, ci si mette anche Google Earth, moderno e tecnologico demiurgo che non nel tempio di Apollo di Delfi, bensì nei moderni uffici di Mountain View in California, in occasione della Giornata della Terra celebrata lo scorso 22 aprile, ha sfornato una nuova applicazione, chiamata “Time Lapse”. In pratica, una soluzione che permette agli internauti di viaggiare nel proprio passato. Non di molto – esattamente 36 anni – ma abbastanza per rimirare il pianeta Terra, dalle grandi distese desertiche al cortile sotto casa, così com’era nel 1984. 

PANAROTTA SFREGIATA. La tempesta “Vaia”, del 26-30 ottobre 2018 ha lasciato il segno. Ecco come si presentano i rilievi tra Valsugana e Valle dei Mocheni. Al contempo, si noti l’aumento di dimensioni di Levico Terme e di Pergine, con la zona industriale a nord, verso Cirè e Civezzano.

Intanto cominciamo col dire che l’anno iniziale, già di per sé, è paradigmatico. Sarà un caso, ma è proprio quello vaticinato da George Orwell nell’arcinoto romanzo distopico che tanto ha previsto del mondo in cui stiamo vivendo.

Fa un certo effetto, lo confesso, muovere il mouse e cliccare su un anno dei 36, a scelta, e vedere “come eravamo”. E commuove anche un pochino pensare che se ci fossero strumenti più potenti e sofisticati, puntando indietro l’orologio su casa nostra, riusciremmo forse a vederci in calzoncini corti o nella culla, o mentre diamo il primo bacio alla nostra ragazza.

Ma quel che più ci interessa, in questo momento, è dare uno sguardo al territorio. Pur trattandosi di un lasso di tempo abbastanza limitato, Time Lapse permette di fare importanti considerazioni su come l’attività umana stia trasformando il pianeta, in alcuni casi in modo irrimediabile e definitivo. Anche nella piccola realtà trentina. Certo, l’urbanizzazione del deserto a Doha, in Qatar, e la rapida crescita di metropoli, come Dubai lasciano a bocca aperta. Ma anche la porzione del territorio montano bagnato dal fiume Adige, consumato, letteralmente strappato alla Natura da un’urbanizzazione civile e industriale a volte davvero troppo disinvolta, è impressionante. Soprattutto se pensiamo a due fattori fondamentali. Primo: si tratta di una regione di montagna in cui la parte abitabile o antropizzabile costituisce all’incirca un misero 3%. Secondo: l’aumento delle possibilità abitative non è giustificato da un proporzionale aumento della popolazione. In Trentino i centri storici sono pieni zeppi di case vuote e in molti casi cadenti perché abbandonate; perfino le periferie presentano numerose situazioni di immobili invenduti (pensiamo, su tutti, al quartiere delle Albere a Trento).

TRENTO E COLLINA. La strettoia della Valle dell’Adige che ospita la città si è riempita a dismisura. Si noti il cambiamento morfologico della collina.

E che dire della “pettinata” della tempesta Vaia? Il verde rigoglioso di tante cime non c‘è più. Al suo posto, un marrone che sa di devastazione. Un evento climatico – si badi – per nulla slegato dai comportamenti umani, incluso lo sfruttamento insensato e sistematico del territorio, colate di cemento comprese.

La domanda che sorge spontanea, giunti a questo punto, è: dove vogliamo arrivare? Quando nel 2050, un Time Lapse ancora più avanzato ci mostrerà che ne è stato di questi stessi territori, cosa vedremo esattamente? Una situazione catastrofica, con zone desertificate e ammassi urbani abnormi e invivibili, o un pianeta – città, valli, foreste, fiumi, montagne – che avrà beneficiato di una presa di coscienza collettiva grazie alla quale l’umanità sarà riuscita, seppur faticosamente, a innestare un’inversione di tendenza? È proprio per inculcare questa speranza che Google Earth Engine ha deciso di dare questa visione estremamente suggestiva dell’evoluzione del nostro Pianeta. Affinché questa possa far cambiare atteggiamento nei suoi confronti da parte di molti dei suoi abitanti.

Nelle sue memorie, l’imperatore e filosofo Marco Aurelio scriveva che “è soltanto il presente che ci può essere tolto, dato che soltanto questo possediamo e nessuno può perdere ciò che non possiede”. Ebbene, in un certo senso, anche grazie a Google possiamo oggi affermare che quell’uomo saggio si sbagliava. L’umanità è in grado di fare ben di più: e cioè perdere anche ciò che ancora non ha. Il proprio futuro.

CAVALESE E DINTORNI. Aumento più contenuto nel capoluogo della Valle di Fiemme. In alto, i regalini della tempesta Vaia del 2018. 
RIVA DEL GARDA. La zona attorno alla cittadina rivierasca si è “arricchita” di infrastrutture. La tonalità verde del 1984 sfuma nel rossiccio delle tegole dei tetti. 
ALTOPIANO DELLA VIGOLANA. Solo 36 anni fa i centri abitati di questo altopiano (come moltissimi in Trentino) erano prettamente agricoli. Si noti, la macchia bianca al centro, la zona artigianale. 
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Pubblicato da Pino Loperfido

Autore di narrativa e di teatro. Già ideatore e Direttore Artistico del "Trentino Book Festival". I suoi ultimi libri sono: "La manutenzione dell’universo. Il curioso caso di Maria Domenica Lazzeri” (Athesia, 2020) e "Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis" (Edizioni del Faro, 2022). Nel 2022 ha vinto il premio giornalistico "Contro l'odio in rete", indetto da Corecom e Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige. Dirige la collana "Solenoide" per conto delle Edizioni del Faro.