Tra thanatos e follia

Hieronymus Bosch, Il Giardino delle Delizie, 1500-1505, Olio su legno di quercia, 386 x 220 cm, Madrid, Museo del Prado

«I pittori ed i poeti manieristi diffidano della proporzione e della prospettiva, cercano solo di obbedire ai principi del loro soggettivo punto di vista. […] Ogni pittura, ogni statua, ogni facciata, ogni poema, ogni commedia è un caso speciale, una interpretazione personale». Di fronte al fallimento dell’oggettività razionalista rinascimentale, alla scomparsa di Dio – quindi di un centro rassicurante e consolatorio – e alla perdita del Principe-mecenate con la sua corte, all’uomo di cultura non rimane che seguire altre strade. Vie per anni nascoste ai più, bandite dai libri di storia dell’arte e dalla cultura in generale. Chi percorreva queste strade era vilipeso, offeso nella propria produzione culturale, ostracizzato dai manuali o considerato produttore di fantasie arzigogolate, accusato di aver abbandonato la “retta via”, di essere traditore dell’obiettiva geometria della ragione, accomunato a stregoni, alchimisti e cabalisti.

Parliamo di quei personaggi che, rispetto al Rinascimento, hanno deciso di seguire un altro percorso, di “tradire” nella consapevolezza che il traditore è colui che tenta di modificare una realtà inaccettabile. «Convinzione e tormento dei mistici, come degli artisti, è la consapevolezza che se i sensi non bastano a consumare l’esperienza, è del tutto vano credere ad una obiettiva, universale potenza della ragione». Chi ha sollevato il coperchio del conformismo è stato, negli anni 1960/62, Eugenio Battisti con un libro, in due volumi, diventato ben presto la pietra miliare degli studi sul Rinascimento e sulla ribellione dell’intellettuale che ha deciso di perseguire vie laterali, stabilendo che in un mondo dove tutto è stato già detto non rimane che la solitudine fuori dalla corte del principe, che sfocia nella consapevolezza che l’arte oscilla ormai tra thanatos e follia. Sono due volumi, per un totale di quasi 1100 pagine, in cui l’autore recupera manifestazioni anticlassiche del Rinascimento: l’alchimia, la costruzione degli automi, l’apparizione sulla scena dei mostri, la magia dei labirinti che si moltiplicano nei giardini italiani, le sopravvivenze preclassiche – i Santi tornano a essere gli antichi dèi –, l’astrologia come porta aperta sulla molteplicità dei mondi, sulla notte del sabba, e la ricchezza inimmaginabile della fiaba (ancor oggi vilipesa e non considerata come fonte di altre realtà). Due volumi, di cui uno di documenti, oggi quasi introvabili ma di cui ogni biblioteca e ogni mente che presiede a questa non può non fare a meno, pena l’impoverimento del sapere. Sono fondamentali anche per comprendere a fondo un personaggio trentino a cui Battisti dedica un capitolo: Cristoforo Madruzzo, principe vescovo tridentino, amico intimo del principe Orsini e di quella cerchia di intellettuali che si ritrova nel magico, misterioso e alchemico bosco di Bomarzo per disquisire sui massimi sistemi.

Battisti, il quale in seguito diventerà uno dei maggiori esperti di storia del giardino italiano (e non solo), sarà, assieme a Jules Michelet de La strega (1862) e anticipando La storia notturna di Carlo Ginzburg, colui che innescherà una revisione del ruolo della strega nel mondo europeo, cantandone le radici, i ruoli, la presenza, le speranze e i sogni. Rispetto ai marmi o alle pietre fredde e immutabili dei palazzi, alle gelide prospettive astratte e alle esangui cronologie, l’autore decanta il legno, «caldo e fragile, simbolo quasi della caducità della vita, che esige attenzione e rispetto, che come l’uomo invecchia e tarla, che con i suoi scricchiolii si fa latore di segreti messaggi». Perché l’arte non è solo immagine organizzata a livello conscio, ma è soprattutto quello che l’icona tenta di eludere.

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Pubblicato da Fiorenzo Degasperi

Fiorenzo Degasperi vive e lavora a Borgo Sacco, sulle rive del fiume Adige. Fin da piccolo è stato catturato dalla “curiosità” e dal demone della lettura, che l’hanno spinto a viaggiare per valli, villaggi e continenti alla ricerca di luoghi che abbiano per lui un senso: bastano un graffito, un volto, una scultura o un tempio per catapultarlo in paesi dietro casa oppure in deserti, foreste e architetture esotiche. I suoi cammini attraversano l’arte, il paesaggio mitologico e la geografia sacra con un unico obiettivo: raccontare ciò che vede e sente tentando di ricucire lo strappo tra uomo e natura, tra terra e cielo, immergendosi nel folklore, nei miti e nelle leggende. fiorenzo.degasperi4@gmail.com