Tre anni, cinque mesi, due giorni…

Ci sono voluti 3 Years, 5 Months and 2 Days in the Life Of…, ovvero 3 anni, 5 mesi e 2 giorni nella vita degli Arrested Development per ottenere un contratto che avrebbe portato a questo disco d’esordio, pubblicato nel marzo del 1992 e diventato un successo mondiale, con oltre cinque milioni di copie vendute. Parliamo di rap, ma parliamo di un esordio che metteva subito in chiaro due o tre cose: la cultura hip hop, non è solo gangsta, non è solo roba da maschi neri malavitosi (all’epoca le rapper di sesso femminile erano poche, mentre gli Arrested erano una band “mista”), ed inoltre non appartiene solo alle due metropoli americane per eccellenza, New York e Los Angeles. 

Gli Arrested Developmend venivano da Atlanta, Georgia, cioè dal Sud degli States. Il loro poteva essere definito un rap “rurale”, venato di funky e soul, che riportava fra gli altri a Sly and the Family Stone (espressamente citati in People Everyday). 

Anche in video, gli Arrested erano qualcosa di diverso: una sorta di grande famiglia, unita, solidale, impegnata. Spiccava fra tutti la figura di Baba Oje, frontman e “leader spirituale”, allora 57enne (scomparso nel 2018).

Fra i solchi dell’album si respira ancora oggi un buon profumo di libertà e creatività. I ritmi e i cantati che sostengono Tennessee e tutti gli altri brani sono inequivocabilmente rap, ma, un po’ come per gli Outkast, altro gruppo sudista, che raggiunse il successo una decina di anni più tardi, sono anche parte di quella musica di sintesi dei ’90 che, sulla scia di Prince e altri pionieri, mescolava i ritmi, i generi e le culture. Il tutto tenuto assieme dai temi sociali cari a Todd Thomas, alias “Speech”, fondatore della band assieme a DJ Headliner.

La band piacque forse più a un pubblico bianco che nero, e ricevette nel 1993 due Grammy Awards come Best New Artist. Il regista Spike Lee la chiamò a collaborare alla colonna sonora del suo Malcom X. Ma il secondo album, Zingalamaduni, non superò le 500mila copie. Troppa pressione, troppe aspettative della casa discografica, ha riconosciuto più tardi Speech, che dopo lo scioglimento della band ha intrapreso una coerente ma non fortunata carriera solista, diventando anche produttore cinematografico. Ogni tanto incidono e suonano ancora assieme. Ascoltateli se non amate il rap. 

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Pubblicato da Marco Pontoni

Bolzanino di nascita, trentino d’adozione, cittadino del mondo per vocazione. Liceo classico, laurea in Scienze politiche, giornalista dai primi anni 90. Amori dichiarati: letteratura, viaggi, la vita interiore. Ha pubblicato il romanzo "Music Box" e la raccolta di racconti "Vengo via con te", ha vinto il Frontiere Grenzen ed è stato finalista al premio Calvino. Ma il meglio deve ancora venire.