Un grande successo condiviso, perché presenta la città dietro squarci poco convenzionali, attraverso un caleidoscopio di testimonianze. Noi ne abbiamo parlato con due dei sei amministratori del gruppo e ci hanno raccontato che…
È una pagina che ha suscitato subito tanta curiosità e raccolto, nei suoi tre anni di vita, larghi consensi. Il perché del successo di Trento Strana – gruppo pubblico di Facebook con circa 10.500 iscritti – sta forse nel proporre squarci di città sempre autenticamente genuini e reali, che si distaccano dai trend martellanti e ripetitivi con i quali facciamo i conti quotidianamente nel grande mare dei social. Si potrebbe definire una pagina “sincera”, che presenta – citando la presentazione del gruppo – “visioni inconsuete, spiazzanti (belle e meno belle) della nostra amata Trento e dei suoi suggestivi sobborghi”. Ma chi ha parte attiva in questo progetto? Gli amministratori sono sei: Mary Agostini, Flavia Andreatta, Bruno Bridi, Paolo Ghezzi, Marinella Giupponi e Massimiliano Pilati. Il loro comune obiettivo è quello di presentare la città di Trento secondo una prospettiva diversa, attenta a particolari e a dettagli spazio temporali poco convenzionali e inusuali. Qualche esempio? Ce ne racconta alcuni Flavia Andreatta e cita “un aspetto minore di un edificio noto, un davanzale in cui compaiono oggetti sorprendenti, scritte sui muri, vecchie filastrocche, biglietti ferroviari”. La fotografia assume naturalmente un ruolo importante e preponderante, fissando momenti significativi, come lo sguardo di un bimbo davanti alla vetrina di un negozio di giocattoli che chiude. È una Trento di ieri e di oggi, che si riscopre nelle cartoline o nei bigliettini lasciati nei libri che un libraio di strada sfoglia e ritrova. È una città che si racconta nei menù delle vecchie trattorie, dandoci preziose informazioni sulla qualità dei cibi e sui prezzi di una determinata epoca. È una Trento che impariamo a conoscere nella sua evoluzione urbanistica, grazie a utenti che postano vecchie mappe, ricostruiscono passaggi, luoghi e mentalità.
Un gruppo social, in quanto tale, apre le porte virtuali a tutti; in questo modo, ognuno è libero di presentare la propria visione di Trento condividendola con gli altri. Ne nascono confronti interessanti, che talvolta generano in discussioni anche accese, ma sempre dai toni garbati e civili. Il tutto per dire che “non vi sono solo tinte pastello o visioni deamicisiane.”
L’entusiasmo dei fondatori della pagina – come ci racconta Mariangela Agostini – è certamente frutto degli alti numeri (un boom inaspettato) ma è sostenuto dal fatto che con quasi 11.000 iscritti non si sono quasi mai verificate situazioni problematiche, commenti razzisti o inneggianti violenza [come spesso si verifica nel mondo social, dove ognuno può dire tutto, anche offendendo il prossimo]. Ogni tanto succede di incontrare qualcuno di poco rispettoso delle diversità, ma in linea generale il bilancio è sicuramente positivo.
E riguardo ai progetti futuri? La questione se fermarsi a questi traguardi raggiunti o se potenziare il potenziabile è attualmente oggetto di analisi da parte degli amministratori. Nel corso del tempo la pagina si è arricchita di un cospicuo materiale fatto di testimonianze, foto, vite vissute, aneddoti, sguardi e storia.
Può bastare? La tendenza è quella di valorizzarla ulteriormente, anche sulla spinta dei ritorni conquistati like dopo like, condivisione dopo condivisione.
I riscontri ci sono, eccome. Ci sono quelli che la interpretano come una forma di amore verso Trento; ci sono quelli che sono lontani dalla loro città e grazie a “Trento Strana” ora la sentono vicina; ci sono quelli che dicono di aver imparato cose che fino a quel momento non sapevano. E poi ci sono quelli che hanno dovuto superare ostacoli tecnologici per farne parte, quelli che ci passano le serate, quelli che non sono trentini ma che a Trento ci vivono per motivi di studio o di lavoro e che sono curiosi di scoprire angoli vecchi e nuovi della città.
Insomma una bella comunità dialogante, che si confronta e si arricchisce di nuove conoscenze. Costruite sulle piccole pietre della storia.