Triassico: quando non c’erano le mezze stagioni

Nella loro ricerca “Palaeophytogeographical Patterns Across the Permian-Triassic Boundary” (in italiano: Modelli paleo-fitogeografici al confine Permiano-Triassico), Hendrik Nowak, Christian Vérard e Evelyn Kustatscher hanno analizzato circa 22 milioni di anni di storia della Terra. Analizzando migliaia di dati di piante terrestri fossili provenienti da tutto il mondo hanno ricostruito i fattori ecologici, che hanno influenzato le piante terrestri e la loro distribuzione sulla Terra, e gli ecosistemi, che si sono sviluppati, ed ora sanno rispondere a tutta una serie di domande. In quale epoca la Terra era dominata dalle foreste e quando invece dalle savane? Quando hanno avuto la meglio le foreste pluviali o i deserti? E quali cambiamenti climatici ne sono responsabili? 

Il viaggio di Nowak, Vérard e Kustatscher attraverso la geografia e la botanica preistorica inizia nel Wuchiapingiano nel tardo Permiano (259-254 milioni di anni fa) e si estende fino al Ladinico del Triassico medio (242-237 milioni di anni fa), comprendendo quindi anche il confine Permiano-Triassico con la più grande estinzione di massa nella storia della Terra. 

Nowak riassume così i risultati della ricerca: “I dati sulle piante mostrano che il clima nel periodo analizzato era significativamente più caldo di oggi, e che le foreste pluviali erano diffuse nei tropici e nelle latitudini temperate nel tardo Permiano. Queste si presentarono dapprima sporadicamente nel Triassico inferiore e poi scomparvero completamente alla fine del Triassico medio. Il clima si era evoluto verso una maggiore stagionalità all’inizio del Triassico, cioè si era stabilita una successione regolare di stagioni umide e secche”. Tuttavia, i dati dell’intero intervallo di tempo analizzato sono disponibili solo dall’Europa, dalla Cina e dalla Siberia, e ci sono relativamente poche informazioni dall’emisfero meridionale. Per questo motivo, è difficile fare affermazioni precise sull’ambiente di vita di quel tempo sull’emisfero sud. 

TrentinoMese ha intervistato la dott.ssa Evelyn Kustatscher e le ha posto alcune domande in merito.

Dott.ssa Kustatscher, 200 milioni di anni fa il clima era più caldo, quindi il riscaldamento globale non è così definitivo come vogliono farci credere? 

Oltre 200 milioni di anni fa il clima era decisamente più caldo di oggi. La storia della nostra Terra è caratterizzata da alternanze di periodi di clima caldo (Greenhouse) e freddi (Icehouse). In questo momento ci troviamo in una fase Icehouse iniziata circa 34 milioni di anni fa, quindi in un periodo fondamentalmente freddo. Ogni fase Icehouse è a sua volta divisa in periodi glaciali ed interglaciali. L’ultima glaciazione, quella chiamata Würm, è finita 12.000 anni fa. Al momento ci troviamo in una fase interglaciale ma teoricamente dovremmo andare in direzione di un nuovo raffreddamento. Quello che invece notiamo è un innalzamento della temperatura, il riscaldamento globale del quale sentiamo tanto discutere. Perché questo è importante? Perché la storia della Terra ci insegna che un innalzamento veloce della temperatura, come per esempio quello di circa 6-8°C avvenuto 252 milioni di anni fa, dà origine a delle estinzioni di massa terribili. Questo succede perché gli organismi ci mettono troppo ad abituarsi alle nuove condizioni climatiche e quindi si estinguono. 

Volendo semplificare, prima del Triassico vi era un’unica stagione? 

All’equatore e alle basse e medie latitudini non esistevano le stagioni, mentre alle alte latitudini esistevano le stagioni anche prima del Triassico, ma non erano stagioni di tipo caldo/freddo oppure umido/asciutto come le conosciamo oggi, bensì erano dovute solo alla mancanza di luce solare. 

Qual è in definitiva la conclusione più interessante a cui vi ha portati questo studio? 

Notiamo un cambiamento climatico graduale che porta ad un clima sempre più arido ed a un incremento della stagionalità a partire dal Triassico, circa 250 milioni di anni fa. La stagionalità non è solo legata alla disponibilità del sole alle alte latitudini, bensì alle basse latitudini è legata al livello di piovosità. Praticamente si instaura un clima monsonico, simile a quello che conosciamo oggi in India. 

Quando si potrà avere qualche informazione in più sull’emisfero meridionale? 

Attualmente si pone il problema che alcuni dei fossili già noti storicamente mancano di una datazione affidabile, pertanto hanno un’età molto incerta e non erano utilizzabili per il nostro lavoro. I colleghi in Australia e in Sudamerica stanno però portando avanti importanti progetti di ricerca su piante del Permiano e del Triassico. All’interno di questi progetti non solo stanno scoprendo nuovi fossili, ma cercano anche di risolvere il problema delle datazioni. Fra pochi anni, forse una decina, i dati saranno abbastanza buoni da poter colmare la lacuna nel nostro modello riguardante l’emisfero sud. 

A quali utilità pratiche potrebbe portare oggi una ricerca di questo tipo? 

Studiando il passato possiamo capire il presente e immaginarci il nostro futuro. Se vogliamo trarre delle ipotesi su come cambieranno gli ecosistemi in futuro a causa del cambiamento climatico in atto, dobbiamo guardare i dati dei nostri fossili. Fortunatamente abbiamo una delle aree migliori per lo studio della storia della Terra proprio davanti a casa nostra, le Dolomiti. Le loro rocce ci spiegano come l’innalzamento della temperatura di pochi gradi centigradi in un arco di poche migliaia di anni è bastato per dare origine ad estinzioni di massa devastanti, alcune delle quali hanno visto la scomparsa di oltre il 90% delle specie marine e fino al 70% delle specie di animali terrestri. Questi pochi gradi sono bastati per creare immense distese desertiche sulla nostra terra. Questo ci fa capire quanto delicato è l’equilibrio della vita sul nostro pianeta.

Felce (Gordonopteris lorigae) dell’Anisico (Triassico), Dolomiti di Braies

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Pubblicato da Tina Ziglio

Concetta (Tina) Ziglio è nata sulle montagne in una notte di luna piena. Anziché ululare, scrive per diverse testate e recita in una sgangherata compagnia teatrale. Il suo ultimo libro è il discusso “Septizonium” (Aleppo Publishing, 2019).