“Trucco quotidiano” nel contrasto al virus


Vado dalla sarta per richiedere una nuova scorta di mascherine. Io le faccio fare lavabili, in triplo strato di cotone. Preferisco le lavabili alle usa-e-getta, non solo perché ecologiche, ma perché date le dimensioni ragguardevoli del mio faccione, la mascherina chirurgica mi copre a stento le narici. Dopo i soliti convenevoli, domando alla sarta: «Gliene ordinano ancora tante di queste mascherine lavabili?». La signora mi racconta un interessante retroscena: «Ne ho fatte 200 da marzo, ma ora cerco di rallentare». E perché mai?, le chiedo. «Perché non sono tutti bravi come lei, che non le importa il colore o la fantasia della mascherina. Molti vengono qui e mi fanno stare delle ore alla ricerca della fantasia perfetta per loro. E questa non va bene, …e questa mi ingrassa, …e questa non sta bene con il foulard. Io ho anche altri lavori da fare, non posso stare tutto questo tempo dietro a un articolo per cui alla fine guadagno molto poco». In effetti le mie richieste in termini di colori e fantasia sono minimalistiche. In genere l’istruzione che do è: «Fate voi, una cosa semplice, magari un po’ scura». In quel momento però comincio a pensare: perché no, in fondo? La mascherina è l’unica arma che i comuni cittadini hanno per difendersi da questo virus. Ci nasconde il sorriso, annichilisce la nostra espressività, impasta le parole. Perché non desiderare che questa sgradevole ma fondamentale compagna di viaggio non ci rispecchi un po’? Che ci faccia stare bene con noi stessi? In fondo è un po’ come il trucco da guerra che indossavano i nativi americani sulle guance e sugli zigomi: era qualcosa di estremamente personale, che doveva dare coraggio e sgomentare il nemico in battaglia. E se è vero che il covid è un nemico che non si lascia spaventare dai colori che indossiamo, dobbiamo però in ogni modo infondere il coraggio in noi stessi: per affrontare un’altra giornata di lavoro, per andare a fare la spesa, per interagire con le persone. Per continuare a portare, sotto la mascherina, un pochino di sorriso. Così concludo la chiacchierata con la sarta dandole le solite indicazioni sui colori delle mascherine: «Ne facciamo cinque, stavolta. Fate voi, una cosa semplice, magari un po’ scura». Poi, guardandola un po’ ammiccante: «Se ci fosse verde, ecco, mi farebbe piacere». Lei mi ha guardato storto come non mai.

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Pubblicato da Fabio Peterlongo

Nato nel 1987, dal 2012 è giornalista pubblicista. Nel 2013 si laurea in Filosofia all'Università di Trento con una tesi sull'ecologismo sociale americano. Oltre alla scrittura giornalistica, la sua grande passione è la scrittura narrativa. È conduttore radiofonico e dal 2014 fa parte della squadra di Radio Dolomiti. Cronista per il quotidiano Trentino dal 2016, collabora con Trentinomese dal 2017 Nutre particolare interesse verso il giornalismo politico e i temi della sostenibilità ambientale. Appassionato lettore di saggi storici sul Risorgimento e delle opere di Italo Calvino.