Tutti più soli in un mondo sempre più popolato

A guardare la fiumana di persone che, durante i fine settimana, i periodi di festa, i ponti, le sagre, le commemorazioni, i black fridays, riempie gli aeroporti, le stazioni, i centri commerciali, le piste da sci, le piazze, le strade; a guardarli bene, verrebbe da pensare che “gli altri” si sono moltiplicati. Sono ovunque. E infatti ce lo dice anche la statistica: siamo ormai più di otto miliardi di esemplari, un numero che fa girare la testa.

Eppure, il numero di persone su cui un individuo può contare e può considerare parte del proprio parentado, della propria famiglia o della propria micro-comunità, cioè gli altri che contano, si è incredibilmente ridotto.

Sembra assurdo ma è così: più siamo, meno “altri” abbiamo. I primi “altri” per un essere umano sono il gruppo famigliare. Genitori, parenti, ambiente comunitario. In tutto il mondo, le famiglie si stanno riducendo. Una bambina nata nel 2024 avrà meno fratelli e cugini di una nata nel 1984. Siccome però le famiglie stanno diventando sempre più verticali, questa bambina conoscerà tutti i suoi nonni e persino la maggior parte dei suoi bisnonni. I suoi “altri” saranno persone con cui ha una distanza anagrafica significativa. I i coetanei in famiglia saranno invece pochissimi. Il suo gruppo famigliare sarà insomma allungato nel tempo e ristretto nello spazio.

E se le tendenze attuali globali continuano, questa bambina avrà forse un solo figlio o magari non ne avrà affatto. Quando avrà 35 anni, la sua rete di parentela sarà la più piccola della storia dell’umanità. 

Quando ci siamo evoluti, il nostro gruppo di appartenenza era composto da una media variabile che oscillava tra i 50 e i 100 individui. Oggi quel numero è sceso a 18. In Italia è attualmente a 12. La sparizione degli altri dall’orizzonte di senso delle persone è una rivoluzione. Insomma, di colpo, siamo tutti più soli. Culturalmente, siamo stati preparati a questa condizione attraverso i mantra ripetuti a scuola o sul lavoro: fidati solo di te stesso! Pensa con la tua testa! Sii un “self made man”! Realizzati secondo i tuoi desideri! Diciamoci la verità: gli altri erano spariti dall’immaginario collettivo molto prima che sparissero dalle nostre famiglie.

Qualche settimana fa ho avuto un lutto famigliare: è venuta a mancare una zia che era la capostipite della mia famiglia materna, la matriarca che teneva insieme le fila delle storie familiari. Come spesso accade quando viene a mancare un caro parente, tra i vari oggetti lasciati indietro – per lo più cose che finiscono in discarica – c’è una categoria di oggetti altamente problematica: le fotografie. Che farne? Mandarle al macero? Tenerle in una scatola, finché non saranno coperte dall’oblio? 

Mia cugina ha deciso di regalarle a tutti noi, distribuendole tra i vari discendenti. Così, mi sono ritrovata tra le mani frammenti della mia infanzia, delle feste, dei compleanni, di famiglie e riunioni con più di 50 persone. Sono rimasta scioccata. Non ricordavo  come fosse fare riferimento a un gruppo così vasto di zii e cugini,  vedere gli altri all’orizzonte, e riconoscerne l’ importanza. Ho provato una certa nostalgia. Oggi sembra che gli altri non debbano avere troppa importanza. L’importante sei tu, perché tu vali, direbbe la pubblicità. Ma darei qualsiasi cosa per rivivere, anche solo per un giorno, quegli altri che furono, un tempo, così fondamentali.

Condividi l'articolo su:
Avatar photo

Pubblicato da Sara Hejazi

Cittadina italiana e iraniana, ha conseguito un dottorato di ricerca in Antropologia culturale ed Epistemologia della Complessità. Accademica, scrittrice, giornalista, collabora con molte università e fondazioni italiane oltre a scrivere su diverse testate. Ha pubblicato i saggi L’Iran s-velato. Antropologia dell’intreccio tra identità e velo (2008), L’altro islamico. Leggere l’Islam in Occidente (2009) e La fine del sesso? Relazioni e legami nell’era digitale (2017). Il suo ultimo libro è “Il senso della Specie” (Il Margine 2021).