Affranto e quasi arreso, un uomo cammina ammantato dalle tenebre. Lo sguardo si perde tra le stelle, cercando riparo dal dolore che sente irrimediabilmente scorrere come sangue nelle vene. La perenne condanna di un amore infranto, che non lascia speranza. Nemmeno i movimenti della luna in cielo riescono a distrarlo e rasserenarlo, avvolto così profondamente nello sconforto della sua esistenza frustrata. Questi versi di Sandro Penna inchiodano al muro, risuonano nell’animo di chi, almeno una volta nella vita, ha provato lo stesso desiderio di sparire, nascondersi, sottrarsi disperatamente alla sofferenza di un sentimento che non può volare. La poesia non lascia spazio alla razionalità, accoglie l’urlo di un cuore straziato che non sa darsi pace. Lo sentiamo con tutta l’impietosa onestà che hanno i sentimenti e cristallizza con le parole quel momento. I versi prendono vita grazie alla sensibilità di chi saprà leggerli. E allora, forse, a qualcosa sarà valso tanto desolante struggimento.
Mi nasconda la notte
Mi nasconda la notte
e il dolce vento.
Da casa mia cacciato e
a te venuto mio romantico antico fiume lento.
Guardo il cielo e le nuvole e le luci degli uomini laggiù così lontani sempre da me.
Ed io non so chi voglio amare ormai se non
il mio dolore.
La luna si nasconde e poi riappare – lenta vicenda inutilmente mossa sovra
il mio capo stanco
di guardare
Sandro Penna, “Tutte le poesie”, Garzanti 1984.