
New York, 6 luglio 1961. Notte fonda. Il suono del telefono. Mezzo addormentato, senza accendere le luci, a piedi nudi, il 29enne batterista Paul Motian raggiunge l’apparecchio. Afferra la cornetta e se l’appoggia sull’orecchio. C’è Bill dall’altro capo del filo.
– Scott è morto – dice soltanto.
Togli una gamba ad un tavolo che ne ha tre e vedrai che non può più stare su. Le gambe si chiamavano Bill Evans, pianista, Paul Motian, batterista, e Scott LaFaro, bassista. Il tavolo era il Bill Evans Trio: il più grande trio jazz della storia.
Ci sono episodi tragici capaci di dividere una vita in due: il “prima” e il “dopo”. Dopo la morte di Scott, a causa di quel maledetto incidente d’auto sulla Route 20, Bill diventa d’un tratto insensibile dal dolore. Ci mette mesi a riprendersi. Un tempo lunghissimo per riuscire a rimettere le mani su un pianoforte. Per qualcuno, in un certo senso, non lo farà mai più.