Una parola nuova al giorno! Ordine della “Crusca”

L’Accademia della Crusca pubblica periodicamente una lista di parole nuove che meritano attenzione: l’elenco più aggiornato comprende le parole «sottone», «agrivoltaico», «mangificio», «hype», «autosvezzamento», «spannolinamento», «turistificazione» e, la mia preferita, «degenero». Il degenero non è la prima persona presente indicativo del verbo «degenerare», e nemmeno l’ex marito della figlia, bensì un sostantivo giovanile e informale che indica una baldoria incontrollata, un processo che culmina nello sfacelo. È anche il processo che sta caratterizzando la lingua italiana, in stato di evidente «degenero». La Crusca precisa che l’elenco di parole non rappresenta un’ufficializzazione delle parole indicate, ma lo spunto per discutere e approfondire. Se da un lato l’uso di queste parole non può non preoccupare per l’evidente svilimento del nostro vocabolario, dall’altro rincuora perché dimostra la vitalità della lingua che continua a mutare e adattarsi ai nuovi contesti. L’elemento più critico rimane tuttavia il progressivo impoverimento della lingua italiana: continua l’ingresso di termini inglesi (spesso inutili in quanto del tutto equivalenti a lemmi italiani già esistenti) e di neologismi giovanilistici, mentre usiamo sempre meno parole. Studi indicano che per coprire il 98% delle nostre conversazioni, usiamo appena 6500 parole, pur avendo a disposizione 427mila parole, che sono quelle recensite dall’enciclopedia Treccani. Dunque, un adulto in media usa appena il triplo delle duemila parole comprese ed utilizzate da un bimbo di tre anni. Pensiamo a quale e quanta ricchezza espressiva rinunciamo per poter essere compresi dagli altri, verso i quali evidentemente nutriamo sfiducia. Tante volte capita infatti di pensare: «Questa parola non la uso, rischio di non essere capito». Dunque, ecco un invito: cerchiamo per quanto possibile di inserire almeno una parola nuova al giorno nel nostro chiacchierare. Ci sono parole meravigliose che meritano di essere riscoperte, non solo perché sono belle, ma anche perché sono utili. Ciascuna parola ha una sfumatura di senso che è unica ed ogni volta che vi rinunciamo, la nostra lingua e anche la nostra umanità perde un pezzetto. Ed è un modo per stare un passo avanti alle macchine, che ultimamente sono diventate capaci di generare dei testi discreti, facendoci perdere il sonno. Se non lo facciamo, il «degenero» diventa inevitabile.

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Pubblicato da Fabio Peterlongo

Nato nel 1987, dal 2012 è giornalista pubblicista. Nel 2013 si laurea in Filosofia all'Università di Trento con una tesi sull'ecologismo sociale americano. Oltre alla scrittura giornalistica, la sua grande passione è la scrittura narrativa. È conduttore radiofonico e dal 2014 fa parte della squadra di Radio Dolomiti. Cronista per il quotidiano Trentino dal 2016, collabora con Trentinomese dal 2017 Nutre particolare interesse verso il giornalismo politico e i temi della sostenibilità ambientale. Appassionato lettore di saggi storici sul Risorgimento e delle opere di Italo Calvino.