In questi versi Nicanor Parra mette a fuoco i tratti di un suo stile anti-retorico, che egli stesso definì “anti-poesia”, nel quale confluiscono surrealismo e dadaismo e ci accompagnano in un’esposizione lineare, ma che cela significati profondi ed esistenziali. Il tempo si frammenta nei momenti del passato che ormai è andato portando via il vissuto, nell’illusione del presente che inafferrabile guizza via appena proviamo a trattenerlo. Non ci resta che quello che sarà, emozioni imperscrutabili che non possiamo conoscere, ma alle quali ci affidiamo con aspettative ricche di illusione e speranza. Ed è per queste che il poeta ci invita a brindare con lui, accomunati in un identico destino che supera il ricordo e il rimpianto e si incammina nella certezza del futuro, seppur impercettibile.
Ultimo brindisi
Che lo vogliamo o no
abbiamo solo tre alternative:
ieri, il presente, e domani. E neppure poi tre
perché come dice il filosofo
ieri è ieri
ci appartiene solo nel ricordo:
alla rosa che ha perso le foglie
non puoi levarle un altro petalo.
Le carte da giocare
sono solo due:
il presente e il giorno di domani.
E neppure due
perché è un fatto ben stabilito
che il presente non esiste
se non nella misura in cui si fa passato
e già passò…
come la gioventù.
Riassumendo
ci resta solo il domani:
io sollevo la mia coppa
per questo giorno che non arriva mai
che però è l’unico
di cui realmente disponiamo.