Vacanze: alcuni appunti da letteratura, cinema e arte

“Paris, Texas”, di Wim Wenders

“Staccare la spina” trascende il mero atto fisico di scollegare un apparecchio, ok. Si tratta di un gesto simbolico, una pausa necessaria, un ritorno alla quiete. Ma come tale concetto ha attraversato la storia e si è manifestato nel mondo letterario, cinematografico e artistico? Ho provato a fare una piccola indagine per voi. 

Letteratura e la Necessità di Pausa

Nel vasto panorama letterario, l’idea di staccare la spina emerge con particolare chiarezza nel romanzo di Virginia Woolf, “Gita al Faro” (1927). Woolf, con la sua prosa fluida e contemplativa, ci trasporta in un mondo dove la pausa e la riflessione sono essenziali per la comprensione del sé e del mondo. L’ambientazione, la quiete del Faro e l’oceano che lo circonda, diventa un simbolo di distacco dalla vita frenetica e dalle pressioni sociali. Woolf scrive: “La tranquillità è uno stato di grazia che non possiamo forzare, ma che solo il distacco può offrirci”.

Ne “L’isola di Arturo” (1957) di Elsa Morante, l’isola stessa è il luogo dove il giovane protagonista, Arturo, trova rifugio dalle complicazioni della vita adulta. L’isola rappresenta un’interruzione necessaria dalla routine, un luogo dove riflettere e crescere lontano dal mondo esterno. Morante osserva: “L’isola era il mio luogo di silenzio, un mondo dove staccare dalla vita di tutti i giorni e riscoprire me stesso”.

Cinema: Pausa e Riflessione in Celluloide

Nel mondo del cinema, il concetto di staccare la spina si riflette nei lavori di registi che hanno esplorato la fuga dalla realtà come mezzo di auto-riflessione. “La Dolce Vita” di Federico Fellini (1960) rappresenta una ricerca incessante di significato in un mondo saturato di lussi e superficialità. Il protagonista, Marcello, cerca disperatamente una pausa dalla sua vita mondana, una pausa che si manifesta nei suoi viaggi e nelle sue riflessioni.

Altra esplorazione significativa si trova nel capolavoro di Wim Wenders, “Paris, Texas” (1984). La trama ruota attorno alla ricerca di un uomo per riscoprire se stesso e la sua famiglia attraverso un viaggio nel deserto americano. Wenders cattura l’essenza del tema nel momento in cui il protagonista attraversa vasti paesaggi desolati, in un tentativo di scorgere chiarezza e pace interiore. Wenders stesso riflette: “Il deserto è un luogo di riflessione e recupero, dove ogni passo è un’occasione per staccare dalla complessità della vita”.

“La Danse”, di Henri Matisse

Arte: Disconnessione e Riflessione

Nell’arte, la necessità di staccare dalla frenesia è visibile nelle opere di artisti come Henri Matisse e i suoi dipinti di interni sereni e tranquilli. “La Danse” (1910), ad esempio, opera conservata al Moma di New York, rappresenta un momento di estasi e libertà che contrasta con la vita quotidiana. Una volta Matisse ha dichiarato che: “L’arte è una via per staccare la spina dalla realtà e immergersi in un mondo di bellezza pura”.

Nel contesto della scultura, Auguste Rodin, con il suo celeberrimo “Il Pensatore” (1880), offre un’altra interpretazione. La figura contemplativa, immersa nei propri pensieri, incarna l’idea di riflessione profonda e pausa dall’attività frenetica. Rodin stesso ebbe ad osservare a riguardo: “Il pensatore è una manifestazione della quiete mentale, un atto di stacco dal tumulto dell’esistenza”.

Riflessioni e Connessioni

“Staccare la spina” dunque non è semplicemente un’espressione moderna, ma un tema ricorrente nelle espressioni artistiche e culturali attraverso i secoli. Dalla letteratura alla cinematografia, fino all’arte visiva, il bisogno di disconnessione e riflessione si rivela come un elemento fondamentale per il benessere umano. Virginia Woolf, Federico Fellini e Henri Matisse, tra gli altri, ci offrono una panoramica di come questo concetto sia stato interpretato e rappresentato, dimostrando che, in fondo, staccare la spina è una necessità universale per comprendere e apprezzare appieno la nostra esistenza.

Leggi anche:

Condividi l'articolo su: