Vaticano e potere: cosa può fare veramente un Papa?

Non occorre essere vaticanisti per intuire le sollecitazioni che riceve un Papa. Con l’avvicinamento della Chiesa cattolica al mondo moderno il ruolo del Papa si è esteso oltre la comunità cristiana. Il suo centro è rimasto però un ambiente ristretto e retto da regole medioevali, capace di sopravviverere a se stesso ma non alle strumentalizzazioni moderne. Papa Giovanni XXIII ne uscì, stupendo il mondo, con il Concilio Vaticano II. Paolo VI, invece, non seppe impedire che nelle stanze vaticane si infilassero uomini del malaffare, da Marcinkus ai banchieri piduisti Calvi e Sindona, ambedue peraltro finiti  “suicidati” negli anni ‘80, e il loro seguito di sicari mafiosi. E, a rimorchio, la misteriosa e forse impunita morte di Papa Luciani, avvenuta nel 1978 solo 33 giorni dopo la sua elezione. Il pontificato di Giovanni Paolo II, ad amplissimo spettro, fu altro. Anticomunista anche se mai libertario, Wojtyla contribuì  allo scioglimento dell’Unione sovietica, dando il primo scrollone con il suo storico discorso a Varsavia nel 1979 a soli 10 anni dall’invasione di Praga e davanti a milioni di polacchi. Bastarono poi pochi anni per rendere palese la volontà stessa del regime sovietico di sciogliere un impero ormai ingovernabile. Wojtyla avvicinò le moltitudini anche nei Paesi del terzo mondo alla propria persona. Ne ricevette un gran potere mediatico. Avrebbe potuto fare molto? Forse. Ma non volle o non poté, o seguì altre priorità. Non fu lui a liberare il mondo vaticano dagli abbracci più pericolosi, quelli finanziari. Ci provò Benedetto XVI, che pure omise di mettere mano a molte altre zone oscure, a cambiare le cose. Ci riuscì in parte. Poi rinunciò. Lo IOR è ancora là. Ci sta provando Papa Francesco, ma il potere del denaro è sempre più difficile da controllare. È il cancro del mondo: distrugge le coscienze, fomenta le guerre, affossa ogni tentativo di giustizia sociale. Cosa può fare veramente un Papa? Forse non molto. Forse meno di quello che pensiamo, stretto nelle tenaglie del portare la Chiesa dentro al mondo per ridarle umanità, sapendo che una Chiesa umana perde la potenza della sacralità. Cosa può fare il Papa, allora? Essere se stesso. Pensare. E usare il pulpito per dire quel che pensa, con le forze che ha, fino in fondo. Ecco cosa può fare il Papa: ricordare all’uomo la verità del suo essere umano. Sarebbe già un gigante.

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Pubblicato da Stefano Pantezzi

È nato a Rovereto nel 1956 e cresciuto a Trento, vive a Pergine Valsugana. Laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Bologna, è avvocato da una vita. Ha pubblicato la raccolta di poesie “Come una nave d’acqua” (2018) e alcuni racconti in antologie locali. “Siamo inciampati nel vento” (Edizioni del Faro) è il suo primo romanzo.