Vladan Petrovic: memorie di un cercatore di luce

“Il fiume Rodano”, olio su tela, 2016

Caderzone (Cadercium) è un paese di circa 700 abitanti, che incontri nella piana solcata dal Sarca, tre chilometri prima di arrivare a Pinzolo, capoluogo della Val Rendena. All’inizio del paese, affacciato sulla provinciale c’è l’Hotel Regina Elena, un albergo temporaneamente chiuso per via della pandemia. Ci abita con la sua famiglia Vladan-Vlajko Petrovic. Lo andiamo a trovare con Sergio Abram, noto naturalista, scrittore e poeta, suo amico da molti anni. Vladan è nato a Belgrado nel 1961, crescendo in un quartiere della allora capitale dell’ex Jugoslavia. Il padre lavorava in un ospedale psichiatrico; la madre gestiva un negozio statale di fiori. Vladan crebbe in un quartiere elegante, con la passione di disegnare ritratti e caricature. Studi: scuola alberghiera sino a 15 anni, due anni di ginnasio, altri due di Istituto chimico. Contemporaneamente, due anni di scuola di disegno e altri due di studio nella facoltà di filosofia. Poi Parigi, città sognata da ogni artista, dove frequenta una scuola privata di “restauro e ritocco pittorico”. “Per mantenermi facevo l’assistente in un’agenzia di sicurezza, buttafuori di locali pubblici notturni – racconta Vladan, che è tarchiato  e muscoloso. Nelle ore libere, per conto della scuola andavo al Louvre a copiare i capolavori. I quadri, realizzati con tecniche e materiali perfetti, venivano venduti dalla scuola come falsi certificati. Io non beccavo un franco, ma potevo frequentare gratuitamente la scuola dove imparavo le tecniche più raffinate…” 

“Betulle”, olio su tela, 2007

A 27 anni il suo arrivo in Italia. Nell’isola di Mlyet (Melida) aveva conosciuto Emanuela, una ragazza trentina. Ma, a causa dell‘embargo, si doveva fare le file per tutto. Così Emanuela decise di tornare in Trentino dove Vladan, nonostante il diploma da perito chimico, fece i lavori più diversi: trovò un posto come cuoco, lavorò alla Nones, fu conduttore di impianti di verniciatura, tecnico montatore presso varie aziende con puntate anche all’estero. 

Il 2000 fu fatidico anche per Vladan. Va al matrimonio di un suo amico, al Renon, e tra gli invitati c’è Laura, una bella ragazza, una che potrebbe fare da modella a un pittore. (Lo farà e il pittore si chiamerà Vladan…) Colpo di fulmine. Si mettono assieme: lui ha 39 anni lei 34. Si sposano a Belgrado. lei eredita dalla sua famiglia un albergo a Caderzone. È il “Regina Elena”. Decidono di gestirlo loro. Lo ingrandiscono, lo ammodernano. Passano gli anni, nascono tre figli: Alexanadar che ora ha 19 anni, ed è studente di chitarra classica al Conservatorio di Trento (è anche uno sportivo: mentre stiamo parlando rientra con la bici da corsa dal Basso Sarca). Asia, 17 anni, studentessa alla scuola alberghiera cuochi di Tione, atleta di livello nazionale di powerlifting, disciplina sportiva nella quale l’atleta è impegnato nel sollevamento del massimo peso possibile, in tre esercizi diversi (girare al largo da lei…). E Andrea, 14 anni appassionato di foto astronomiche, che realizza con grande bravura, utilizzando le sofisticate attrezzature di suo padre. Il quale è una sorta di Archimede Pitagorico attrezzatissimo, in grado di realizzare manualmente le cose più disparate. Della sua attività artistica parlerò tra poco. Della sua attività professionale dico subito come è nata. Successe 16 anni fa che il cuoco dell’albergo si licenziò in piena stagione, fuggendo con una cameriera. Laura era disperata: come fare per la cena e i pasti dei prossimi giorni? “Tranquilla, faccio io“, le disse suo marito Vladan. Venne ora di cena e la padrona era più che mai agitata. Si mise tranquilla solo dopo che i clienti si congratularono con lei per la bontà della cena… Da allora il cuoco dell’Hotel Regina Elena di Caderzone è il nostro inarrivabile Vladan, serbo-trentino che parla l’italiano meglio di tanti  italiani. 

“La musa del pittore”, olio su tela, 2009

E ora il Vladan pittore. Gli chiedo quali siano i suoi artisti di culto: Caravaggio tra i classici e tra i moderni Segantini, Modigliani, Böcklin, Monet mi risponde. Approfittando del fatto che l’albergo è temporaneamente chiuso, in funzione anche della mia visita nei panni di critico d’arte, Vladan ha piazzato i suoi quadri in molti ambienti dell’albergo: una vera e propria personale. Lui ha cominciato con i ritratti dei suoi famigliari, a matita e a olio, tra cui ci sono anche alcuni pregevoli nudi di sua moglie Laura. Poi i paesaggi della Serbia, del Trentino, della Camargue in Provenza, una regione frequentata da lui con la sua famiglia. Se vuoi capire se uno che dipinge ha talento, devi guardare come disegna: col disegno non puoi bluffare. Osserviamo, ad esempio, il disegno a matita del suo ultimogenito Andrea, del 2013. Un ritratto a mezzobusto. Spiccano, nella sottigliezza dei segni in bianco e nero, gli occhi scuri, il caschetto dei capelli chiari sopra il quale si affaccia la testa di un gatto. Si potrebbe parlare di un ritratto duplice, di un essere umano e di un animale. La tecnica del disegno è raffinata, magistrale. Nei quadri ad olio, (la tecnica prediletta del nostro artista, quella che più valorizza la sua appassionata ricerca della luce), Vladan si rivela un artista che ha imparato molto da Monet e dagli altri impressionisti e tuttavia cerca una strada sua, senza sperimentalismi e cerebralismi. Una pittura naturalistico/luminosa che vuole semplificare la realtà, alla ricerca dei messaggi che la natura, non brutalizzata dall’uomo, riesce ancora ad inviarci (ma sino a quando?) Così Vladan va a scovare ai margini del bosco stradine di ghiaia candida, che piegano con tenere curve tra muretti a secco di bianche pietre, stradine che sfiorano ciliegi selvatici, Amarena, (cm 25 x 35, 2013). O  conversazioni di piante come in Betulle (cm 60×80, 2007) dove cinque betulle schierate sul proscenio proiettano verso l’osservatore le loro scure ombre sottili, a contrasto col candore delle loro scorze  e con quello dei cespugli, luminosi, in un tenero verde primaverile che è la cromia prediletta dal pittore. Un quadro di serenità, di solarità tenera e riposante, che ignora volutamente la presenza umana, con tutte le angosce che si porta appresso. Sono tele di modeste dimensioni, queste citate. Ma Vladan ha dipinto anche tele grandi. Come Il fiume Rodano (cm 120×100), del 2016. È un fiume della Camargue che attraversa un paesaggio dalla vegetazione bassa con qualche albero, utilizzando cromie verde pallido con chiazze d’ocra, colore che viene ripreso dalle nuvole galleggianti sopra il fiume che, in diagonale attraversa tutta la tela. Sono paesaggi come spazi di meditazione, quelli che dipinge con consumato mestiere questo pittore. Che non ha mai trovato il tempo per una personale. A quando la prima volta?

“Andrea”, matita, 2013
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Pubblicato da Renzo Francescotti

Autore trentino dai molti interessi e registri letterari. Ha al suo attivo oltre cinquanta libri di narrativa, saggistica, poesia in dialetto e in italiano. È considerato dalla critica uno dei maggiori poeti dialettali italiani, presente nelle antologie della Garzanti: Poesia dialettale dal Rinascimento a oggi (1991) e Il pensiero dominante (2001), oltre che in antologie straniere. Sue opere sono tradotte in Messico, Stati Uniti e in Romania. Come narratore, ha pubblicato sei romanzi: Il Battaglione Gherlenda (Paravia, Torino 1966 e Stella, Rovereto 2003); La luna annega nel Volga (Temi, Trento 1987); Il biplano (Publiprint, Trento 1991); Ghibli (Curcu & Genovese, Trento 1996); Talambar (LoGisma, Firenze 2000); Lo spazzacamino e il Duce (LoGisma, Firenze 2006). Per Curcu Genovese ha pubblicato Racconti dal Trentino (2011); La luna annega nel Volga (2014), I racconti del Monte Bondone (2016), Un Pierino trentino (2017). Hanno scritto prefazioni e recensioni sui suoi libri: Giorgio Bàrberi Squarotti, Tullio De Mauro, Cesare Vivaldi, Giacinto Spagnoletti, Raffaele De Grada, Paolo Ruffilli, Isabella Bossi Fedrigotti, Franco Loi, Paolo Pagliaro e molti altri.