
“Holly arrivò da Miami, Florida/attraversò gli Stati Uniti in autostop / lungo la strada si fece le sopracciglia/ si depilò le gambe e lui diventò una lei / dice, ehi babe/fatti una passeggiata sul lato selvaggio”.
Di che cosa parla questa canzone di Lou Reed, il “re di New York”? Di personaggi come Holly Woodlawn, che l’artista aveva conosciuto nella Factory, il covo-atelier del grande pittore e regista Andy Warhol, il padre della Pop art.
È qui che Reed e i suoi amici, riuniti nei Velvet Underground, iniziarono la lor formidabile carriera. La Factory era una corte dei miracoli, ma anche un luogo estremamente trendy. Tutti quelli che contavano volevano passare di lì, mescolarsi alla sua fauna di creativi, trans e sballati. Erano i favolosi anni 60, ma questa canzone venne incisa più tardi, nel 1972, per l’album “Transformer” (prodotto da David Bowie) diventando il più grande successo di Lou e un manifesto del suo duro, ed insieme poetico, realismo metropolitano.