Tempi di chiusura per il mondo dell’arte. Inevitabilmente, per la seconda volta – grazie all’idiozia narcisistica umana del sentirsi immortali –, il sipario è calato su mostre, esposizioni, conferenze, incontri, dialoghi. Di cosa scrivere quindi? Quale recensione fare se non la certificazione del mutismo? Eppure sotto le apparenze, l’arte non ha mai smesso di muoversi. Innumerevoli canali, pubblici e privati, permettono di far circolare le informazioni, di allestire esposizioni on-line e di fornire interviste, dibattiti e viaggi virtuali in opere altrimenti relegate all’assaggio riservato.
Tra queste isole ci preme mettere in evidenza l’attività del trentino, ma internazionale, Studio d’Arte Raffaelli il quale, già dalla primavera scorsa, ha attivato i canali internet per farci accedere al ricco e variegato mondo dei suoi artisti, italiani, europei, americani e altri ancora. Questa volta è il turno del gardenese Willy Verginer: la mostra virtuale, Rayuela (a cura di Luca Beatrice, catalogo edito da Vanilla Edizioni) aperta fino al 28 febbraio, si è arricchita in questi giorni della possibilità di seguire il video documentario in cui l’artista racconta il dietro le quinte della sua opera (www.studioraffaelli.com). Attraverso il rapporto privilegiato con il legno, lo scultore ci accompagna in tutte le fasi del suo percorso creativo, dal lavoro in studio fino all’allestimento della mostra.
A partire dall’omonimo libro cult di Julio Cortazar, Rayuela, il lavoro di Verginer si snoda attraverso un percorso scultoreo in cui protagonista principale è la materia lignea, lavorata con sapienza artigianale e dipinta secondo la densità simbolica del colore. Le figure a grandezza naturale scolpite dall’artista prendono vita propria, liberate dall’apparente rigidità del blocco di legno e impadronendosi degli spazi della galleria. In un sussurrato parallelismo con il romanzo a cui sono ispirate, le opere di Verginer delineano molteplici percorsi, in cui ogni pezzo è autonomo e al contempo legato agli altri, in un poetico gioco di rimandi dove lo spettatore è lasciato libero di orientarsi o perdersi. Anche l’uso dei colori – su tutti il rosa, accattivante e fanciullesco – invita al compimento di un passaggio mentale, che si traduce in un invito a vivere con purezza e stupore.