Come pioggia. A Castel Belasi

L’approccio visionario dell’arte e quello anticipatore della scienza s’incontrano per immaginare futuri desiderabili a Castel Belasi nella mostra “Come pioggia” a cura di Stefano Cagol, direttore artistico del castello, realizzata in collaborazione con il MUSE – Museo delle Scienze di Trento e nata dalla piattaforma creativa del museo sulle questioni ambientali “We Are the Flood | Noi siamo il diluvio”, tra le prime nel suo genere in Italia, già celebrata in un libro.

L’acqua è al tempo stesso una delle risorse più importanti e l’elemento principale attraverso quale percepiamo e percepiremo gli effetti del cambiamento climatico: andando dalla siccità alle inondazioni, dall’innalzamento dei mari alla sparizione dei ghiacci. Al contempo l’abbondanza d’acqua può rappresentare per noi un’alleata o una nemica: ci troviamo sempre più spesso a invocare la pioggia e poi, tutto d’un tratto, a fuggire dalla sua impetuosità. Siamo allarmati se l’acqua di un corso d’acqua o un lago si abbassa, ma, appena il livello torna alla normalità, ci dimentichiamo di tutto. Questi fenomeni confondono con il loro carattere incostante, mutevole, vischioso, come spiega il filosofo anglo-americano Timothy Morton, ma il linguaggio universale dell’arte può tentare d’innescare nuovi pensieri.

A farci riflettere su questi temi dell’oggi, in mostra nel medievale Castel Belasi, in dialogo con gli antichi affreschi dell’ultimo piano, dall’11 giugno a fine ottobre sono una quindicina di opere d’arte contemporanea tra video, sculture e installazioni, di artisti italiani e internazionali, sia consolidati che emergenti. Sono lavori recenti e recentissimi, in alcuni casi inediti, altri già presentati alle biennali in giro per il mondo, che sapranno spingere i visitatori a interrogarsi e attivare molteplici livelli di lettura, mantenendo un grande fascino estetico ed evocativo.  

Tra le opere presenti, “Lacrima” dell’artista americana Mary Mattingly (USA, 1978), più volte acclamata dal New York Times. È il risultato della sua permanenza a Trento lo scorso dicembre come primo artista in residenza di MUSE. Prodotto da MUSE e qui presentato in mostra per la prima volta è il video dell’intensa performance dell’artista turco-tedesca Nezaket Ekici (Turchia, 1970) presso le palafitte del Lago di Ledro, una sequenza di azioni e posizioni scultoree come allegoria della distanza che abbiamo preso dall’ambiente. L’opera del giovane g. olmo stuppia (Milano, 1991) è stata realizzata come programma collaterale del Padiglione Italia all’ultima Biennale d’arte di Venezia, mentre quella di Eugenio Ampudia (Spagna, 1958), tra i maggiori artisti spagnoli, è stata pensata nel 2020 per la Biennale di Cuenca e presenta un cambio di paradigma: in “Concierto para el Bioceno”, vediamo un quartetto d’archi che suona di fronte a un pubblico di duemila piante, noi al servizio della natura.

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