Davanti alla quarta parete

Giacomo Miracola, “Soldier of Hope”

Un “muro immaginario” posto di fronte al palco di un teatro attraverso il quale il pubblico osserva la rappresentazione, lo spazio dove “si tira il sipario”: questa è la “Quarta parete”, il tema della quarta edizione del FIIC-Festival Internazionale di Incisione Contemporanea di Trento organizzato dallo Spazio FoyEr di Trento, godibile dall’8 al 19 novembre (dal lunedì al venerdì, ore 10-12 e 16-19; www.spaziofoyer.it). E anche quest’anno gli oltre duecento artisti incisori partecipanti hanno dimostrato capacità interpretative originali, pur nel rispetto della tecnica. A valutare le opere da ammettere in concorso è la giuria tecnica composta da Rita Demattio, incisora e anima del FIIC, Marco Fiori, collezionista e presidente dell’Associazione liberi incisori di Bologna, Mirko Corradini, direttore artistico del Festival Internazionale di Regia Teatrale, e Desi Capelli, giovane incisora segnalata nell’edizione FIIC 2019. Presiede l’artista australiana Cleo Wilkinson, vincitrice del FIIC 2020. Diverse le opere realizzate con la tecnica xilografica e molte anche quelle che hanno visto l’utilizzo di vernici molli per ammorbidire i contrasti chiaroscurali. In numero minore i lavori eseguiti nella maniera nera, segno che il cupo periodo pandemico sta allontanandosi: ad esempio, Waiting for a Miracle – Patience della polacca Anna Wajda, incisione che spiega il suo desiderio di trasformare in positivo le situazioni difficili. Oltre ai partecipanti con opere a valenza narrativa, come il giapponese Yuji Hiratsuka con il dittico Suspicious Smell and Tasty Droll, non mancano le sperimentazioni, come la stampa “fuori registro” nel colore verde del vicentino Vladimiro Elvieri in Strange People, o come A new dawn a new day a new life, due acqueforti unite da una cucitura dello svedese Gunnar Nilmén che guardano “alla rinascita”. 

Un Festival che non si dimostra indifferente anche agli aspetti sociali, come Soldier of Hope del siciliano Giacomo Miracola, che attraverso la figura di un ragazzo in divisa militare invita alla riflessione, oppure La Esperanza dell’italo-venezuelano Pedro Luis Lava, uno scheletro che lascia cadere in una tomba la bandiera del Venezuela, metafora della violazione dei diritti umani.

Yuji Hiratsuka, “Suspicious Smell”
Elisabetta Gomirato, “Void 3”
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