Il “paso doble” di Cristina Moggio

Nella storia dell’arte mondiale sono estremamente rari i casi in cui la modella di un artista dipinga a sua volta ed esponga in una mostra a due col suo maestro. Nella storia dell’arte del Trentino non mi risulta che ci sia stato mai nemmeno un caso di questo genere. Ma dal 4 dicembre prossimo non si potrà più dirlo: perché da quel giorno, sino al 9 gennaio 2022, nello Spazio Klien di Borgo Valsugana, sarà aperta un’esposizione a due, che è un unicum, dal titolo “PASSO A DUE”, protagonisti Riccardo Schweizer e Cristina Moggio. La borghesana Cristina è stata la modella, la musa ispiratrice, l’amica del cuore del primierotto Schweizer, artista di fama internazionale scomparso nel 2004.

“Come vi siete conosciuti tu e Riccardo?” ho chiesto a Cristina: “Negli anni’80 stavo cercando una sua opera eseguita nel lontano 1945 per l’amministrazione ospedaliera di Borgo Valsugana, un San Lorenzo in gloria, olio su tela di notevoli dimensioni. Ci volle la forza di alcuni operai per portar fuori dalla cappella dell’ospedale la grande tela in modo che io potessi fotografarla alla luce naturale…”

La luce del sole, sulle figure rimaste per anni nella penombra della cappella, pareva dare loro nuova vita. Riccardo, che è sempre stato un bel tenebroso, non sorridendo mai, appariva felice. Raccontò a Cristina di sua madre, da lui molto amata, ricoverata in quell’ospedale, quando lui, a vent’anni, aveva dipinto quella tela su San Lorenzo, a cui è intitolato l’ospedale. Cristina gli mostrò alcuni suoi lavori. Diventarono molto amici, sino alla scomparsa di Riccardo nell’esilio di Casez in Val di Non, alla vigilia dei suoi ottant’anni. Frutti succosi della loro relazione furono una serie di ritratti femminili, con Cristina come modello: una decina di acrilici su tela di media grandezza, oltre un centinaio di schizzi e disegni, molti dei quali in mostra. Il primo di questi acrilici è del 1991, l’ultimo del 1996. Tra i più belli quello del 1993, cm 80 x 60, con il blu che la fa da padrone nei grandi occhi, nei riquadri del busto e dei capelli, la bocca tondeggiante, morbida, carnosa, l’espressione malinconica, meditativa. Se alle tre grandi avanguardie del Novecento – il cubismo, l’espressionismo, il surrealismo – Schweizer paga talvolta un pedaggio eccessivo, queste immagini femminili ispirate da Cristina ci appaiono felicemente libere.

Nata a Borgo Valsugana dove  suo padre faceva il cantoniere e nella bella stagione abitava nella magica Valletta di Sella, cresciuta lungo il Moggio da cui ha preso il cognome, giocando lungo le limpide acque, manipolando sabbie, pescando pietruzze colorate lisciate dall’acqua, frammenti di legno carichi di memorie… Cristina è stata una bambina felice abbracciata dalla natura, da cui ha preso tanto e l’ha restituito trasformandolo in opere d’arte. Tra le centinaia di artsti che ho avuto la fortuna di conoscere, di buona parte di loro diventandone amico, è lei quella che più profuma di naturalità. Alla natura ha soprattutto rubato i colori (le donne dai tempi di Eva hanno rapito alla Natura le cose più colorate ( le penne agli uccelli, i mazzi ai fiori, le pellicce agli animali…), per potersene adornare. E Cristina, erede della grande tradizione veneta, è una colorista vertiginosa.

Condividi l'articolo su: