Linguaggi perduti, per non farsi capire dagli altri

Si usava da bambini e da ragazzi – in un’epoca ancora lontana dalla dura legge dello smartphone – parlarsi in codice, utilizzando inimmaginabili tecniche linguistiche. La finalità era naturalmente quella di non farsi beccare dagli adulti di turno, professori e genitori in primis. Uno dei più utilizzati era l’alfabeto “serpentino”, che consisteva nel dividere in sillabe una parola e far seguire ad ogni sillaba la lettera ESSE seguita dall’ultima vocale del gruppo sillabico. Un esempio? “Cane” diventava “Casa-Nese”. E quello farfallino? Parliamone, lo abbiamo sperimentato tutti! Si tratta di raddoppiare le vocali con l’aggiunta di una F dopo ogni sillaba. Semplice no? Chissà se i bambini e i ragazzini degli anni Venti lo fanno ancora questo gioco. Certo, con tutta la tecnologia che infarcisce le loro giornate – o per svago, o per motivi scolastici – il tempo per parlare in codice forse non lo hanno. E poi a che serve? Ci sono le chat e i gruppi per comunicare. Peccato, perché erano in definitiva esercizi mentali che allenavano ad una certa velocità di pensiero. E per di più, potevi dire qualsiasi cosa su qualcuno o qualcosa senza essere capito. 

Avendo esercitato in passato questo amabile passatempo, mi sono trovata di recente nella situazione di non capire niente di quello che le persone intorno a me stavano dicendo, pur con la strana sensazione di comprendere bene il senso del discorso. Mi trovavo in uno dei tanti saloni di parrucchiere ed estetica gestito da cinesi – frequentatissimi in città anche dalla fascia sociale medio-alta – ed assistevo ad un quadretto divertente quanto imbarazzante. Al centro della scena, una cliente piuttosto esigente, che sindacava su ogni cosa (atteggiamento inutile in questi saloni: i suddetti gestori asiatici dicono sempre di sì alle tue richieste, poi fanno volentieri di testa loro, non si sa se per incomprensione linguistica o come chiaro atto di volontà). Fatto sta che alle richieste piuttosto decise della cliente, seguiva un fitto commentare tra le due lavoranti… naturalmente in cinese! E non occorreva essere filologi o interpreti per capire il senso del discorso! E la cliente esigente? Zittita dal battibecco incomprensibile ma fin troppo chiaro. Come i linguaggi segreti perduti della nostra infanzia.

Condividi l'articolo su: