Sul ritratto di Lampi restituito ai Rothschild

Giovanni Battista Lampi, Ritratto del conte Adam Rzyszczewski, olio su tela, 1802. Santa Fe, New Mexico, collezione privata

Si chiude il cerchio sul destino di un dipinto di Giambattista Lampi (1751-1830) che fino al 2008 si conservava nei depositi del Ferdinandeum di Innsbruck e che nel 2001 fu esposto a Trento in occasione della mostra “Un ritrattista nell’Europa delle corti”. La vicenda rappresenta in modo emblematico le peripezie subite da molte opere d’arte durante la seconda guerra mondiale e le conseguenze anche legali che le persecuzioni razziali hanno lasciato in eredità alla nostra generazione.

Una legge approvata in Austria nel 1998 impone ai musei di restituire ai legittimi eredi le opere d’arte confiscate ai cittadini ebrei durante il regime nazista. Sulla base di questa norma, che viene applicata anche alle vendite e alle cessioni forzate, nel 2008 il museo tirolese restituì il dipinto di Lampi agli eredi dei fratelli Louis Nathaniel e Alphonse de Rothschild. Da allora se ne erano perse le tracce, finché la scorsa estate una collezionista residente a Santa Fe in New Mexico mi ha comunicato di essere venuta in possesso dell’opera per acquisto sul mercato antiquariale americano.

Il tema delle restituzioni dei beni appartenuti agli ebrei è di grande attualità in Austria, specialmente dopo il clamoroso caso del Ritratto di Adele Bloch-Bauer di Klimt, approdato nel 2006 a New York dopo un lungo contenzioso legale tra Maria Bloch-Bauer, emigrata negli Stati Uniti per sfuggire all’olocausto, e la Galleria del Belvedere di Vienna. Nello stesso anno un saggio di Felicitas Kunth dedicato alle collezioni del ramo viennese dei Rothschild chiarì che nel 1938, all’indomani dell’Anschluss, il ritratto di Lampi si trovava nel palazzo del barone Louis Nathaniel de Rothschild sito in Theresianumgasse quando l’edificio con tutti i suoi arredi fu requisito dalla Gestapo. Il barone venne arrestato mentre tentava di fuggire all’estero, ma fu rilasciato dopo un anno grazie al pagamento di un esorbitante riscatto da parte dei parenti. Nathaniel si trasferì negli Stati Uniti e morì in Giamaica nel 1955, senza poter recuperare le opere d’arte che gli erano state confiscate in Austria. 

Una successiva ricerca condotta dalla storica Claudia Sporer-Heis dimostrò che il dipinto, ceduto nel 1947 al Ferdinandeum dallo stesso Rothschild, doveva essere restituito ai suoi legittimi eredi, come già era accaduto nel 1998 con il resto della collezione, che fu poi venduta all’asta l’anno successivo da Sotheby’s.

Anche sull’identità del personaggio effigiato da Lampi – finora erroneamente denominato “senatore Adam Rzyszewski” – è oggi possibile riferire qualcosa di più preciso e circostanziato. Si tratta in realtà del conte Adam Rzyszczewski (1748-1808), un nobiluomo polacco che fu castellano di Lubaczów e signore della cittadina di Podwoloczyska, nell’odierna Ucraina. Eletto senatore nel 1788, partecipò alla turbolenta stagione politica che segnò l’ultima fase del regno di Polonia, conclusasi con la spartizione dello Stato polacco tra le potenze confinanti.
Più tardi Rzyszczewski si ritagliò un ruolo nella vita culturale della sua nazione traducendo in polacco dei drammi di Racine e di Voltaire. Nel 1801 il compositore di corte Franz Krommer gli dedicò tre quartetti per archi che furono pubblicati a Vienna dall’editore Artaria. Quest’ultimo indizio ci fa supporre che l’ex senatore soggiornasse in quel periodo nella capitale austriaca, dove nel 1802 poterono aver luogo le sedute di posa nello studio del pittore trentino. La tela, infatti, è firmata e datata “Cavaliere / de Lampi fecit / 1802”.

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