Cosa ci rende davvero felici?

Buonasera, ciao Marlene, 

sono a scriverti per fare una pausa e dare la mia testimonianza in questa tua rubrica così speciale. Sono una lavoratrice esausta, mi appello al senso di equanimità che vorrei sentire dal mondo che mi circonda; avevo un lavoro, l’ho perso con la maternità. Ho affrontato la malattia di familiari, ma raggiunta la stabilità lavorativa, non ho beneficiato di un aiuto concreto costante (se non per brevi momenti), finché non sono cresciuti i figli al punto da essere loro stessi capaci di fare il necessario in casa, al bisogno. Finito il lavoro precario e acquisito il posto fisso, mio marito si è licenziato, ha iniziato a fare l’aiutante di tutti i parenti. In casa solo spesa e commissioni. Quindi mi sono auto reclusa: casa, lavoro,casa. Di recente ho contribuito ad accudire un parente che ha iniziato ad avere problemi di demenza senile. Anche i figli hanno avuto i loro problemi, fortunatamente risolvibili, anche questo mi ha fatto passare periodi di alta tensione e preoccupazione. Finisco con dire che mi sento distrutta, mi sembra di non avere una vita. Guardo la finestra e non vorrei mai vestirmi per fare qualcosa che non sia dovere e necessità. Un tempo ero creativa, ora non mi sembra nemmeno abbia senso di esserlo stata. Sono prosciugata. Chiedo un parere. Grazie. (Anonimo)

Cara Marlene,

se mi guardo intorno,se incontro qualcuno vedo tanta infelicità, noto che il sorriso è sulla bocca, ma non negli occhi. È vero che il periodo non è dei migliori sotto tanti aspetti, ma mi chiedo dove è andata a finire la speranza. Carla Z. Rovereto

Capisco la vostra preoccupazione riguardo all’infelicità e alla mancanza di speranza che sembra essere presente nella società oggi. È importante cercare di offrire il supporto e la gentilezza che possiamo a coloro che ne hanno bisogno e di cercare aiuto quando ne abbiamo bisogno noi stessi.

Per quanto riguarda la speranza, credo che sia ancora presente in molte persone, sta a noi rimanere in ascolto e attivarci in una direzione di incontro con l’altro.

Nel 1938 l’Università di Harvard ha iniziato una ricerca intitolata “Studio sullo sviluppo adulto”. Il principale obiettivo era determinare cosa ci rende davvero felici. Lo studio continua ancora ai giorni nostri ed è, infatti, uno dei più completi che esistano su questo argomento. Una delle conclusioni più importanti dello studio è che le persone si sentono profondamente felici quando riescono a stringere relazioni umane di qualità. Il cervello e il corpo delle persone più soddisfatte dei loro legami e che stabiliscono una connessione più forte con gli altri, si mantengono in un migliore stato di salute e per più tempo. Se vi state chiedendo che cosa si intende per una relazione di qualità, la ricerca ha indicato che si tratta di un rapporto in cui ci sentiamo a nostro agio e possiamo essere noi stessi. In altre parole, quelli in cui non ci sentiamo giudicati e siamo convinti di poter contare sull’altra persona in qualsiasi situazione. L’80% delle persone interpellate ha affermato che sarebbe stato più felice se avesse avuto più soldi e il 50% ha assicurato che la fama gli avrebbe dato la felicità. Tuttavia, analizzando di nuovo i risultati dopo che la condizione economica o il successo sociale di queste persone era cambiato, si è scoperto che l’idea che avevano a priori, in realtà, non corrispondeva alla loro sensazione dopo il miglioramento. Tutto sembrerebbe indicare che i soldi e la fama agiscono nella nostra mente come una specie di cortina di fumo. Senza rendersene conto, queste persone si convincono che i soldi e la fama saranno i mezzi per ottenere vincoli affettivi migliori e più numerosi.

Questo significa che, anche se non sempre ne sono consapevoli, in fondo credono che se fossero più ricchi o famosi, avrebbero più valore agli occhi degli altri, il che è falso. È vero che la fama e i soldi aumentano la popolarità, ma spesso quelle nuove relazioni non sono autentiche, non si basano su una stima genuina. Molte persone si avvicinano a chi è ricco e famoso solo per i benefici che possono ottenere, non perché sentono un affetto sincero nei loro confronti.

Se c’è una risposta perchè non siamo tutti più felici?

Lo studio dell’Università di Harvard ha trovato la risposta all’eterna domanda su come possiamo essere più felici. E si tratta di una risposta relativamente semplice ed esatta. Ma questo genera una nuova domanda: perché ci sono ancora così tante persone infelici? Non basterebbe che investissero più tempo ed energie nelle loro relazioni per migliorare la loro qualità di vita? Questo è proprio il cuore del problema. Stringere delle relazioni di qualità non è così scontato. E non lo è perché prima richiede lo sviluppo di un insieme di valori e virtù che non sono così semplici da ottenere. Per costruire legami di qualità, dobbiamo essere generosi, buoni, pazienti ed empatici. Nella vita, il problema non è trovare “persone speciali” con cui stringere legami meravigliosi. La vera questione è riuscire a essere noi stessi “calamite virtuose” nelle nostre relazioni. È su questo che si gettano le basi di un legame di qualità. La conclusione fondamentale dei 76 anni di studio è molto semplice: tutti, in fondo, vogliamo essere amati. Questa è la cosa che ci rende più felici. Tuttavia, molto spesso non riusciamo a costruire relazioni d’amore sincero, perché siamo noi i primi a non aver sviluppato quella profonda capacità di dare senza necessariamente avere qualcosa in cambio.

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