Potrebbe essere una storia di unioni miste come ce ne sono tante, ma questa è una storia diversa, di resilienza, di tenacia, di coraggio e di montagne, quelle più amate dai trentini, che in quelle terre esprimono il valore di un volontariato autentico e senza mezze misure. Ed è stata proprio la suggestione di un paese come il Nepal, insieme a un credo buddista e al carisma di un rivoluzionario maoista, a stregare Federica.
Oggi Federica Riccadonna, cooperante roveretana, ha un marito nepalese, due bimbi nati da questo amore sbocciato tra progetti, sacrifici, speranze e una dedizione incrollabile nei confronti del popolo nepalese, non certo quello delle grandi spedizioni commerciali all’Everest o sull’Himalaya, ma quello segreto, poverissimo, rurale del distretto del Melamchi.
Grazie a una laurea in Scienze Politiche per la Pace e i Diritti Umani e una cultura vicina al buddismo, trasmessa dalla madre, Federica trova lavoro in una ONG tedesca dove si fa affidare una esperienza di ricerca sul popolo nepalese.
Nel 2012 parte con l’intento di concludere gli studi sul campo in tre mesi, ma per due anni non farà più ritorno in patria. Quel paese, i suoi bisogni, le forti polarizzazioni politiche, le piccole comunità rurali, abbarbicate in luoghi impervi, ma paesaggisticamente straordinari, quanto inospitali, inchiodano Federica a un’esigenza di professionalità da spendere, a un ruolo ponte da esercitare tra quelle pressanti istanze di emancipazione e tutto il resto dell’occidente globalizzato.
Lavorando con una società del comune di Melamchi ad un progetto, finanziato dalla Banca Asiatica, che deve mediare gli impatti di un’opera che porterà acqua potabile a Katmandu, conosce Rabindra Aryal, il leader maoista della comunità locale, che insieme ad altri combattenti negli anni precedenti aveva condotto il Nepal dalla monarchia verso una Repubblica Federale.
Intransigente e caparbio, Rabindra inizialmente si oppone ferocemente al progetto, gli scontri con la società che Federica rappresenta sono quotidiani, ma ad un certo punto entrambi comprendono che i loro scopi sono gli stessi. Ed allora da prima nasce una timida complicità che si alimenta attraverso l’impegno e la tenacia, fino a sfociare lentamente in un sentimento più forte.
Nel 2016 sono già sposati in Nepal, trascriveranno poi l’unione in Italia dove si sposeranno con il rito buddista.
In un rendez-vous serali dopo una giornata estenuante di immani fatiche per ripristinare ciò che il terremoto del Nepal nel 2015 aveva distrutto, su una collina davanti al fuoco, sorseggiando dell’ aila, un distillato prodotto con cereali locali in compagnia dell’alpinista Fausto De Stefani, dei fratelli Giorgio e Alessandro Tamanini della SAT di Mattarello, nasce l’idea di un trekking da realizzare con l’aiuto della SAT e promuovere attraverso la costituzione di un’agenzia viaggi, all’insegna di un turismo sostenibile. Un percorso nuovo e inesplorato, nei territori del Malamchi e di Panchpokhari, “dove i luoghi e le persone contano” recita oggi il loro sito.
Detto, fatto, da quel momento (siamo nel 2017), Federica e Rabindra Aryal sanno che stanno accarezzando un sogno e dopo aver raccolto il consenso e i finanziamenti necessari dalle autorità regionali e nazionali, scatta la fase operativa.
Non passa nemmeno un anno che la bandiera nepalese sventola insieme alle altre bandiere per la Pace alla Campana dei Caduti di Rovereto e i rappresentanti del comune di Melemchi arrivati in Italia incontrano i trentini e il Consiglio Centrale della SAT.
Costruire un trekking turistico dove non c’è nulla se non impervi declivi, campi di riso e di orzo e qualche capra, non è cosa semplice, ci vuole il now out di chi queste cose le sa fare e le fa da 150 anni.
Nel novembre del 2019 una delegazione della SAT con una decina di volontari parte per il Nepal e in 15 giorni di educational i locali imparano, la tracciatura, la segnaletica, il posizionamento dei punti di ristoro, oltre a lezioni teoriche e pratiche.
Tutto sembra procedere a gonfie vele, ma siamo ormai nel 2020 e il diavolo, anzi il Covid (ma fa poca differenza) ci mette la coda e, come se non bastasse, appena usciti dall’emergenza Covid, una volta riaperte le frontiere, un violento alluvione impone un’altra battura d’arresto.
Ma Federica e Rabindra, sono inarrestabili, entrano in contatto con i familiari dell’alpinista trentino Oscar Piazza, morto durante il terremoto del 2015 nella regione del Lantang. Piazza aveva aperto la via al torrentismo e sui suoi percorsi vengono realizzati una via ferrata e un trekking, collegando i tracciati del Langtang (il villaggio è stato spostato e ricostruito dopo il terremoto) ai tracciati del Melamchi e di Panchpokhari.
Ora la sfida è sulla logistica e sul far conoscere “Garima Voyage Travel & Tour” al mondo intero (Garima in nepalese significa dignità). Gli appuntamenti al momento sono due: “Nepaliamo” a Brentonico, con la Festa del 1° Maggio e il pranzo nepalese e al Rifugio Mongioie (alpi liguri) il 22 giugno. A noi non resta che rivolgere alla intraprendente famigliola un affettuoso Namastè e…..che l’avventura abbia inizio! ■