Vasco a Trento: c’è chi dice no

Diciamo subito che la mia idea di rock e Vasco Rossi bisticciano notte e giorno, come suocera e nuora, ma questo non vuol dire: i gusti sono gusti. Se il cantautore modenese ha molti seguaci buon per lui e buon per loro. Ed è bello vedere in mezzo a tante voci discordanti e critiche, anche quelle fresche e giovani (anche di “meno giovani”) dei fans che plaudono alle decisione del governo provinciale di lanciarsi in questo triplo salto mortale carpiato. Tutti da dimostrare, infatti, lo sbandierato ritorno economico e quello di immagine. È risaputo, infatti, che da sempre quello in cui si tiene un concerto è un non-luogo. Chi prende parte a un evento del genere non ha alcun interesse a quel che ci sta attorno, né tanto meno sogna di tornarci, se non in un evento gemello. Tanto per essere chiari, se il palco di Vasco lo piazzaste su un atollo del Pacifico, nel deserto del Nevada o nella tundra russa o alle porte della città di Trento per i fans non farebbe nessuna differenza.

Stendo invece ancora una volta un velo pietoso sulle problematiche di ordine logistico e di sicurezza, di cui ho scritto in passato, ben prima cioè del parere negativo espresso il 27 ottobre del 2021 dalla Commissione provinciale di Vigilanza sui teatri e altri locali. È l’unica che può decidere se esistano termini di sicurezza sull’area destinata al concerto: l’area è San Vincenzo, a sud di Trento.

Vi sono inoltre altri fattori di rischio a causa dei quali il concerto alla fine – per uno dei molti motivi che si possono facilmente immaginare (restrizioni sanitarie, maltempo, stato di forma dell’attempato cantante) – potrebbe non avere luogo. Ma contrariamente a quanto potrebbe immaginare chi ha letto fin qui, la mia obiezione più grande è legata alla notorietà tutto sommato limitata dell’artista rispetto alle ambizioni globali del marketing made in Trentino. Così ho pensato di lanciare la proposta che segue.

Se nel mezzo di un’emergenza sanitaria, mentre siamo alle prese con una pandemia che pare tutt’altro che terminata e che continua a provocare disagi e danni a piccole e grandi attività economiche e commerciali, se in questo clima di incertezza chi ci governa ha avuto l’ardire di proporre un simile evento, perché allora non alzare ulteriormente l’asticella e progettare un Gran Premio di Formula Uno, da disputare in Trentino nel Mondiale del 2023?! Su un circuito creato ad hoc, in posizione strategica, magari sulle sponde di un lago, e naturalmente con le Dolomiti sullo sfondo? Ovviamente coinvolgendo nell’organizzazione gli altri due ambiti interessati: le provincia di Bolzano e di Belluno.

Se il concerto dell’arzillo Vasco – che nel 2022, ricordiamolo, compirà 70 anni – avrà una normalissima risonanza nazionale, con discutibili ricadute turistiche, un Gran Premio – chi è appassionato di motori lo sa bene – costituirebbe una cassa di risonanza clamorosa. Insomma, se l’intenzione di chi ci governa è pensare in grande, lo faccia per davvero, evitando di farsi prendere subito dalla sindrome del braccino corto. E lo si faccia utilizzando il nostro biglietto da visita più bello: le Dolomiti. Tanto più che una delle eccellenze del territorio – il Trentodoc Ferrari – sarebbe già lì, pronto a fare da apripista, essendo da quest’anno le bollicine ufficiali proprio della Formula Uno. Sarebbe costoso, certo, molto costoso – lo so – molto più di un concerto, ma vuoi mettere la risonanza?! Se non altro in termini di target e di ritorno d’immagine. Che ricaduta garantiscono centoventimila (soprattutto) giovani che vengono a Trento con panini e birre al seguito? Direi minore di quella garantita da un pubblico di dimensione mondiale, di ceto e cultura medio alta. Senza contare che sarebbe il territorio stesso ad essere coinvolto. Le immagini del Trentino girerebbero per il globo, dal Giappone al Sudafrica, dagli States alla Cina. Tra il Gran Premio di Catalogna e quello della Stiria, il Gran Premio delle Dolomiti sarebbe, questo sì, un vero affare per tutti. Se ci si è cimentata la famiglia Lunelli (che di marketing qualche cosa forse ne capisce), non vedo perché non possa farlo una delle province – autonoma per di più – più ricche d’Europa.

F1 Dolomiti
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Pubblicato da Pino Loperfido

Autore di narrativa e di teatro. Già ideatore e Direttore Artistico del "Trentino Book Festival". I suoi ultimi libri sono: "La manutenzione dell’universo. Il curioso caso di Maria Domenica Lazzeri” (Athesia, 2020) e "Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis" (Edizioni del Faro, 2022). Nel 2022 ha vinto il premio giornalistico "Contro l'odio in rete", indetto da Corecom e Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige. Dirige la collana "Solenoide" per conto delle Edizioni del Faro.